In occasione del Convegno sulla “Rete Natura 2000” programmato, per il 16 Marzo 2009, dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini, l'Associazione "Ambiente e Legalità" di Ferrandina, il Movimento NoScorie Trisaia, Accademia Kronos Basilicata e il WWF Basilicata auspicano che gli eminenti studiosi presenti in qualità di relatori al convegno, rifuggano da visioni astratte e distorte che in sede locale presentano come "tutt'apposto" la situazione delle 69 aree SIC e ZPS presenti in Basilicata.
Infatti, su molte aree giustamente considerate di grande valenza naturalistica e paesistico-ambientale, incombono gravi minacce che rischiano di azzerare le componenti della biodiversità. E' il caso, ad esempio, delle attività petrolifere e dei programmi industriali, come l'eolico selvaggio, oppure lo sfruttamento delle risorse forestali per scopi, prettamente, commerciali per la cosiddetta industria energetica della biomassa. Attività queste che nulla hanno a che vedere con le azioni di ripristino e recupero ambientale della Rete Natura 2000 dell'Unione Europea. Nonostante molte di queste aree siano state ricomprese all'interno dei perimetri delle aree naturali protette (nazionali e regionali), si assiste al tentativo da parte della Regione Basilicata e di alcune forze politiche consenzienti allo sfruttamento commerciale delle risorse naturali, di deregolamentare le misure di salvaguardia dei parchi e delle aree della Rete Natura 2000, attraverso la modifica delle norme che regolamentano le autorizzazioni ambientali e la VIA (Valutazione Impatto Ambientale).
E' il caso della recente Proposta di Legge di modifica alla Legge Regionale n.47/98 sulla VIA - a firma della consigliera regionale Emilia Simonetti - che ripropone il "beffardo ed illegittimo” principio del "silenzio-assenso", aggravato dall'irragionevole e pericoloso tentativo di "tappare la bocca" ai Comuni attraverso il superamento dei loro pareri che la proposta riporterebbe in capo, esclusivamente, alla Regione Basilicata. La Proposta di Legge della consigliera esclude, infatti, i Comuni dall’espressione del parere per i progetti di cui all’allegato A, punto 23 della Legge Regionale 47/98, ovvero i pareri dei Comuni per le attività di ricerca ed estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi.
Le Associazioni hanno chiesto, pertanto, il ritiro della Proposta di Legge della consigliera Simonetti che avrebbe purtroppo rispondenza in un analogo Disegno di Legge, predisposto questa volta dalla Giunta Regionale della Basilicata. Anche il Disegno di Legge della Giunta Regionale mira a stravolgere le misure di salvaguardia delle aree protette modificando “le procedure delle funzioni amministrative concernenti il conferimento dei permessi di prospezione e le istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi, anche in relazione al Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale in via di approvazione”.
Fonte: http://www.olambientalista.it/parchiart127.htm
Pubblicato il: 16 Marzo 2009 - Ore 10:48
martedì 17 marzo 2009
Parte il monitoraggio delle aree inserite nella Rete Natura 2000
Operazione tutela per i templi naturali senza protezione
GLI IMPEGNI SUI SITI Parte la fase di monitoraggio per le aree in pericolo. Priorità assoluta per quelle non comprese in parchi naturali IL LAVORO «VERDE» Il progetto ha creato un’occasione di lavoro per 148 laureati scelti da una long list. Oltre 90 sono stati già convenzionati In azione la task force della biodiversità
di GIOVANNA LAGUARDIA
• P OT E N Z A . Santuari della natura dimenticati, scatta l’operazione tutela. È ai nastri di partenza la prima fase del progetto dell’Unio - ne Europea «Rete natura 2000», per individuare lo stato di salute e le necessarie misure di tutela nelle cosiddette zone a protezione speciale (Zps) e nei siti di importanza comunitaria (Sic). Aree dove vivono piante ed animali rari, come il lupo, la lontra e l’aquila e che in molti casi non hanno alcuna forma di tutela o gestione, fatta eccezione per forme generiche di valutazione di impatto delle opere pubbliche. Ma adesso le cose sono destinate a cambiare. Dopo che, la scorsa estate, si era insediata la cabina di regia di esperti con il compito di studiare le strategie di protezione, ora una task force di giovani laureati è pronta a scendere in campo per verificare le reali condizioni di queste zone, individuate dalla Regione ai sensi della direttiva comunitaria Habitat nel 2003.
L’intera operazione è stata presentata ieri mattina a Potenza nel corso del convegno «Tutela, sapere, lavoro - L’ambiente genera lavoro, che si è tenuto ieri mattina nella sala Inguscio della Regione Basilicata e al quale hanno partecipato, oltre all’assessore regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico, al dirigente generale del dipartimento, Viviana Cappiello e al dirigente dell’ufficio Tutela della Natura, Antonio D’Ottavio, illustri padri dell’ecologia italiana, come il professor Sandro Pignatti. I primi novanta laureati, già convenzionati dalla Regione, scelti da una long list di circa 800 persone, sono già pronti ad iniziare la fase di monitoraggio, dopo alcuni brevi seminari introduttivi. Come ha spiegato la dirigente generale del dipartimento regionale per l’ambiente, Viviana Cappiello, dovranno monitorare una cinquantina di siti in Basilicata, 26 dei quali esterni ai Parchi e alle zone protette. Poi si passerà alla individuazione delle misure di tutela e conservazione ed entro un anno saranno consegnati i dati necessari per la redazione dei diversi piani.
L’obiettivo è quello di preservare le aree di maggiore ricchezza ambientale della regione ma anche di offrire una serie di opportunità lavorative dirette ed indotte. «L'ambiente è un valore da preservare e tutelare, che può generare opportunità per il territorio lucano - ha detto l’assessore Santochirico -. Per questo motivo, con il programma comunitario Natura 2000 abbiamo messo in campo professionisti con elevate competenze, supportate da centri di ricerca e Università a livello nazionale. Le risorse a disposizione – ha concluso l’assessore – sono significative e il metodo utilizzato permetterà un’elevata qualità dei progetti, oltre alla possibilità di ottenere opportunità concrete per l’occupazio - ne».
Intanto la Ola, Organizzazione Lucana Ambientalista, ha lanciato l’allarme sullo stato di salute delle aree in questione. «Su molte - dicono gli ambientalisti - incombono gravi minacce cherischiano di azzerare le componenti della biodiversità. È il casoad esempio delle attività petroliferee deiprogrammi industriali, come l'eolico selvaggio, oppurelo sfruttamento delle risorse forestali per scopi prettamente commerciali per la cosiddetta industria energetica della biomassa».
Per gli ambientalisti, inoltre, «si assiste al tentativo da parte della Regione Basilicata e di alcune forze politiche consenzienti allo sfruttamento commerciale delle risorse naturali,di deregolamentare le misure di salvaguardia dei parchi e delle aree della Rete Natura 2000 attraverso la modifica delle norme che regolamentano le autorizzazioni ambientali».
Fonte GDM Mar 17, 2009 Sezione: Gazzetta di Basilicata Pagina: BASI3
GLI IMPEGNI SUI SITI Parte la fase di monitoraggio per le aree in pericolo. Priorità assoluta per quelle non comprese in parchi naturali IL LAVORO «VERDE» Il progetto ha creato un’occasione di lavoro per 148 laureati scelti da una long list. Oltre 90 sono stati già convenzionati In azione la task force della biodiversità
di GIOVANNA LAGUARDIA
• P OT E N Z A . Santuari della natura dimenticati, scatta l’operazione tutela. È ai nastri di partenza la prima fase del progetto dell’Unio - ne Europea «Rete natura 2000», per individuare lo stato di salute e le necessarie misure di tutela nelle cosiddette zone a protezione speciale (Zps) e nei siti di importanza comunitaria (Sic). Aree dove vivono piante ed animali rari, come il lupo, la lontra e l’aquila e che in molti casi non hanno alcuna forma di tutela o gestione, fatta eccezione per forme generiche di valutazione di impatto delle opere pubbliche. Ma adesso le cose sono destinate a cambiare. Dopo che, la scorsa estate, si era insediata la cabina di regia di esperti con il compito di studiare le strategie di protezione, ora una task force di giovani laureati è pronta a scendere in campo per verificare le reali condizioni di queste zone, individuate dalla Regione ai sensi della direttiva comunitaria Habitat nel 2003.
L’intera operazione è stata presentata ieri mattina a Potenza nel corso del convegno «Tutela, sapere, lavoro - L’ambiente genera lavoro, che si è tenuto ieri mattina nella sala Inguscio della Regione Basilicata e al quale hanno partecipato, oltre all’assessore regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico, al dirigente generale del dipartimento, Viviana Cappiello e al dirigente dell’ufficio Tutela della Natura, Antonio D’Ottavio, illustri padri dell’ecologia italiana, come il professor Sandro Pignatti. I primi novanta laureati, già convenzionati dalla Regione, scelti da una long list di circa 800 persone, sono già pronti ad iniziare la fase di monitoraggio, dopo alcuni brevi seminari introduttivi. Come ha spiegato la dirigente generale del dipartimento regionale per l’ambiente, Viviana Cappiello, dovranno monitorare una cinquantina di siti in Basilicata, 26 dei quali esterni ai Parchi e alle zone protette. Poi si passerà alla individuazione delle misure di tutela e conservazione ed entro un anno saranno consegnati i dati necessari per la redazione dei diversi piani.
L’obiettivo è quello di preservare le aree di maggiore ricchezza ambientale della regione ma anche di offrire una serie di opportunità lavorative dirette ed indotte. «L'ambiente è un valore da preservare e tutelare, che può generare opportunità per il territorio lucano - ha detto l’assessore Santochirico -. Per questo motivo, con il programma comunitario Natura 2000 abbiamo messo in campo professionisti con elevate competenze, supportate da centri di ricerca e Università a livello nazionale. Le risorse a disposizione – ha concluso l’assessore – sono significative e il metodo utilizzato permetterà un’elevata qualità dei progetti, oltre alla possibilità di ottenere opportunità concrete per l’occupazio - ne».
Intanto la Ola, Organizzazione Lucana Ambientalista, ha lanciato l’allarme sullo stato di salute delle aree in questione. «Su molte - dicono gli ambientalisti - incombono gravi minacce cherischiano di azzerare le componenti della biodiversità. È il casoad esempio delle attività petroliferee deiprogrammi industriali, come l'eolico selvaggio, oppurelo sfruttamento delle risorse forestali per scopi prettamente commerciali per la cosiddetta industria energetica della biomassa».
Per gli ambientalisti, inoltre, «si assiste al tentativo da parte della Regione Basilicata e di alcune forze politiche consenzienti allo sfruttamento commerciale delle risorse naturali,di deregolamentare le misure di salvaguardia dei parchi e delle aree della Rete Natura 2000 attraverso la modifica delle norme che regolamentano le autorizzazioni ambientali».
Fonte GDM Mar 17, 2009 Sezione: Gazzetta di Basilicata Pagina: BASI3
I siti più bisognosi di tutela
Ecco i siti più bisognosi di tutela
• P OT E N Z A . Le priorità nell’individua - zione dei piani di gestione, naturalmente, riguarderanno le zone che attualmente non usufruiscono di alcuna protezione. Ecco quali sono, in base all’elenco pubblicato dalla Regione Basilicata nel 2003. L’abetina di Ruoti, uno dei pochi nuclei autoctoni di abete bianco dell’Italia Meridionale, «afflitto» dal pascolo non regolamentato, il bosco Cupolicchio di Tricarico, vittima di pascolo irrazionale, turismo non regolamentato e incendi, il monte Paratiello di Muro Lucano, area di estrema importanza per la riproduzione del lupo, dell’aquila e del merlo acquaiolo, minacciato dalle attività venatorie, il Monte Li Foj di Picerno: anche qui abita il lupo, insieme al gufo reale e al falco biancone; i principali pericoli sono i tagli irrazionali del bosco e il pascolo non regolamentato. Nell’elenco è compresa anche la Murgia di San Lorenzo, (che in parte ricade nel territorio del nuovo parco nazionale della Val d’Agri Lagonegrese), nei comuni di Missanello, Roccanova, San Martino d’Agri, Aliano, Gallicchio e Armento: è un sito di riproduzione per il lupo, l’istrice, diversi pipisterlli e uccelli rapaci, ma sfugge ad ogni controllo sulla qualità delle acque o sui tagli boschivi. Infine, in grave pericolo sono i siti di Ferrandina Scalo e Grassano Scalo, lungo la valle del Basento. In entrambe le zone si riproducono la lontra e l’istrice. A Grassano è segnalata la presenza della rara cicogna nera. Entrambi i siti sono minacciati dal prelievo di inerti dal letto del fiume, tagli boschivi, abusivismo, caccia, pesca, immissione di specie estranee all’am - biente, tagli boschivi indiscriminati.
[di Giovanna Laguardia]
Fonte GDM Mar 17, 2009 Sezione: Gazzetta di Basilicata Pagina: BASI3
• P OT E N Z A . Le priorità nell’individua - zione dei piani di gestione, naturalmente, riguarderanno le zone che attualmente non usufruiscono di alcuna protezione. Ecco quali sono, in base all’elenco pubblicato dalla Regione Basilicata nel 2003. L’abetina di Ruoti, uno dei pochi nuclei autoctoni di abete bianco dell’Italia Meridionale, «afflitto» dal pascolo non regolamentato, il bosco Cupolicchio di Tricarico, vittima di pascolo irrazionale, turismo non regolamentato e incendi, il monte Paratiello di Muro Lucano, area di estrema importanza per la riproduzione del lupo, dell’aquila e del merlo acquaiolo, minacciato dalle attività venatorie, il Monte Li Foj di Picerno: anche qui abita il lupo, insieme al gufo reale e al falco biancone; i principali pericoli sono i tagli irrazionali del bosco e il pascolo non regolamentato. Nell’elenco è compresa anche la Murgia di San Lorenzo, (che in parte ricade nel territorio del nuovo parco nazionale della Val d’Agri Lagonegrese), nei comuni di Missanello, Roccanova, San Martino d’Agri, Aliano, Gallicchio e Armento: è un sito di riproduzione per il lupo, l’istrice, diversi pipisterlli e uccelli rapaci, ma sfugge ad ogni controllo sulla qualità delle acque o sui tagli boschivi. Infine, in grave pericolo sono i siti di Ferrandina Scalo e Grassano Scalo, lungo la valle del Basento. In entrambe le zone si riproducono la lontra e l’istrice. A Grassano è segnalata la presenza della rara cicogna nera. Entrambi i siti sono minacciati dal prelievo di inerti dal letto del fiume, tagli boschivi, abusivismo, caccia, pesca, immissione di specie estranee all’am - biente, tagli boschivi indiscriminati.
[di Giovanna Laguardia]
Fonte GDM Mar 17, 2009 Sezione: Gazzetta di Basilicata Pagina: BASI3
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