venerdì 14 novembre 2008

Una puzzola diventata lontra


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L'articolo pubblicato il 9 novembre scorso alla pagina 10 della Gazzetta del Mezzogiorno ed intitolato “Nel fiume Basento la lontra (r)esiste” mette in evidenza il fatto che, nonostante gli sforzi che si cerca di attuare a livello istituzionale per attivare un serio monitoraggio sulla Lontra in Basilicata, ancora molto resta da fare per perfezionare la conoscenza della specie. L'animale fotografato infatti, pur in presenza di un’immagine a bassa risoluzione, non ritrae assolutamente una Lontra (Lutra lutra) ma una Puzzola (Mustela putorius), entrambi appartenenti alla famiglia dei Mustelidi. Gli agenti dell'ATC di Matera, nonostante la loro buona volontà, hanno purtroppo messo in luce come non si possa improvvisare un monitoraggio della vera “regina del fiume”, notoriamente elusiva e dispersa su vasti bacini idrografici. A fronte di una errata identificazione di un esemplare fotografato a pochi metri riesce difficile immaginare come si possano anche campionare senza errore reperti di più complessa identificazione (escrementi e spraint) da destinare alla ricerca genetica che dovrebbe svolgere l'ISPRA (ex INFS), così come prevede il piano di monitoraggio scientifico della Lontra avviato dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata. E’ lodevole l’iniziativa intrapresa dal massimo ente locale ma occorre perfezionare la metodologia e il coinvolgimento dei rilevatori.
La ricerca naturalistica in Basilicata deve ancora crescere in qualità e quantità ed ha assolutamente bisogno di un maggiore e più qualificato indirizzo e sostegno da parte delle istituzioni. Siamo già il fanalino di coda a livello nazionale per la scarsissima produzione di studi e ricerche in campo faunistico pur in presenza di un territorio ricco di biodiversità che non ha nulla da invidiare alle altre regioni italiane.
Una curiosità nasce spontanea: quanto si investe realmente in questa regione per innalzare il livello di conoscenza e conservazione della fauna di interesse nazionale ed europeo? Quanti politici ed amministratori si rendono conto che qui vivono specie sull'orlo dell'estinzione e di cui poco o nulla si sa e, ancora peggio, non vi è una seria programmazione su periodi medio-lunghi per garantire loro una necessaria conservazione? Le ricerche svolte, o ancora in atto, possono essere forse stimate, in termini quantitativi sicuramente sovrastimati, in circa il 10 % rispetto alla reale necessità di monitoraggio della biodiversità per portare a livello europeo il prestigio di una regione a cui non manca nulla a livello di risorse ambientali e naturali ma che è inesorabilamente proiettata verso la conferma della sua atavica povertà di sapere in campo naturalistico e faunistico.