di Enzo Palazzo
«È giunto il momento di fermare con una moratoria il raddoppio delle estrazioni petrolifere in Basilicata previste dal Memorandum. Sulle estrazioni in atto non si può fare nulla, ma avete l’obbligo e l’impegno morale di impedire nuove estrazioni, perché determinano un raddoppio dei rischi di inquinamento», è stato il messaggio che la ricercatrice americana Maria Rita D’Orsogna ha lasciato ai circa 300 spettatori (più 147 in diretta streaming di Olachannel) dopo tre ore di conferenza nella mediateca provinciale. Sono 91 mila i barili al giorno attualmente estratti in Basilicata, che gli ambientalisti ritengono essere un dato limite e storico da «congelare» con la moratoria. A questi 91 mila se ne stanno invece aggiungendo circa 13 mila barili in più da lavorare al centro oli di Viggiano, previsti, secondo la Regione dagli accordi del ’97, i 50 mila della concessione Total di Tempa Rossa e i 25 mila dall’area di Marsico Nuovo. Per un totale di circa 180 mila barili che «a conti fatti, dai 91 mila di partenza – dicono i movimenti – sarebbe un raddoppio di estrazioni avvenuto senza la firma del Memorandum».
La professoressa italo americana, che ha criticato il Memorandum e la Bonus card, ha puntato molto sui rischi che ogni nuova autorizzazione creerebbe. «La Basilicata è un unico grande bacino di superficie e di profondità, per cui – ha ribadito più volte – c’è il forte rischio di inquinare il circuito dell’acqua e dunque della catena alimentare». Ha anche aggiunto che trova «irresponsabile perforare nei monti di Marsico Nuovo, dove ci sono le sorgenti del fiume Agri», avvisando i lucani che «anche quando vi dicono che è tutto nella norma, occorre sapere che in Italia i limiti di tolleranza agli inquinanti sono ben più alti di quelli consentiti in altri Paesi».
E ha esposto gli esempi del nichel in Usa, tollerato fino a 0,1 mg./l., contro i 20 mg./l. dell’Italia; gli 0,5 della California per il manganese, contro i 50 per l’Italia; lo 0,01 per l’arsenico, limite tollerato in California, contro i 10 mg./l. italiani. Ha denunciato una concentrazione di idrocarburi nella diga del Pertusillo di 6,4 milligrammi/litro a dispetto di una concentrazione di idrocarburi permessi nelle acque potabili in Italia pari invece ad uno 0,0001 mg/l., affermando che in America per una cosa del genere le società responsabili sarebbero già state multate per 1 milione di dollari, come accaduto nello Stato di New York.
Infine, sull’elevato rischio di aborti spontanei determinati dall’idrogeno solforato, primo inquinante prodotto della raffinazione del petrolio lucano nei centri oli di Viggiano e Pisticci, permesso in Italia fino a 5 parti per milioni, contro i 0,005 ppm consigliati dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, la prof americana temuta dalle compagnie minerarie ha stimolato la chiesa cattolica lucana, a difendere la vita non solo contro gli aborti volontari, ma anche contro quelli indotti dall’H2S. «Come sta già facendo la chiesa abruzzese».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
martedì 10 gennaio 2012
Riserva dei Calanchi di Montalbano: Dna della terra e tesoro snobbato
di Enzo Palazzo
MONTALBANO JONICO - La Riserva “figlia di enne enne”. A gennaio farà un anno di esistenza la Riserva speciale del Geosito dei calanchi di Montalbano Jonico, gestita dalla Provincia di Matera e nata sullo strato di Pleistocene medio di rara purezza geologica su cui si regge l’ab i t at o urbano, così perfetto da avere riconoscimenti internazionali dalle Università di geologia di mezzo mondo. Avrà, però, poco da festeggiare per il suo primo compleanno perché in un anno niente si è mosso.
Solo un paio di conferenze: la prima, che celebrava la nascita della Riserva, con l’Università di Bari ad illustrare le “meraviglie” del Geosito dei calanchi e con l’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, a prendersi i meriti di aver velocizzato l’iter della legge istitutiva. La seconda, svoltasi pochi giorni fa, alla presenza della responsabile del settore tutela del patrimonio geologico dell’Ispra di Roma, Maria Cristina Giovagnoli, e dell’assessore provinciale all’Ambiente, Giovanni Bonelli, in qualità di “proprietario” attuale dell’area protetta, e con il responsabile della Riserva naturale regionale Oasi Wwf “Calanchi di Atri”, Adriano De Ascentiis, invitato dal sindaco Enzo Devincenzis, ad illustrare in maniera pratica i vantaggi di un’area protetta che ha molte similitudini geologiche e culturali con la riserva di Montalbano. Il quale ha svelato con entusiasmo, come ad Atri arrivino ben 4mila visitatori all’anno e si gestiscano diversi progetti internazionali di ricerca faunistica e floristica, più centinaia di studi nei quali si cita l’area di Atri.
Tutta pubblicità che favorisce le produzioni locali agro-alimentari e che porta finanziamenti anche privati per lo sfruttamento del logo dell’area. Una ricchezza, dunque e non un problema. Nata dopo dieci anni di impegno di ambientalisti e amministratori locali, col solo supporto dell’Università di Bari, senza alcun finanziamento previsto dalla legge regionale istitutiva, la Riserva del Geosito di Montalbano è ancora senza un minimo di portafoglio finanziario, non previsto nemmeno nella finanziaria varata l’altro giorno in Regione, nonostante al convegno tenutosi in primavera, l’assessore Mancusi promise «il vestitino, dopo aver fatto nascere la creatura».
Potrebbero però arrivare coi prossimi piani finanziari “Life + per l’ambiente”: al convegno dell’altro giorno l’assessore Bonelli si è impegnato a destinarli «a questa bella Riserva che tutela uno dei patrimoni geo-orografici più identificativi del nostro territorio lucano».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
MONTALBANO JONICO - La Riserva “figlia di enne enne”. A gennaio farà un anno di esistenza la Riserva speciale del Geosito dei calanchi di Montalbano Jonico, gestita dalla Provincia di Matera e nata sullo strato di Pleistocene medio di rara purezza geologica su cui si regge l’ab i t at o urbano, così perfetto da avere riconoscimenti internazionali dalle Università di geologia di mezzo mondo. Avrà, però, poco da festeggiare per il suo primo compleanno perché in un anno niente si è mosso.
Solo un paio di conferenze: la prima, che celebrava la nascita della Riserva, con l’Università di Bari ad illustrare le “meraviglie” del Geosito dei calanchi e con l’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, a prendersi i meriti di aver velocizzato l’iter della legge istitutiva. La seconda, svoltasi pochi giorni fa, alla presenza della responsabile del settore tutela del patrimonio geologico dell’Ispra di Roma, Maria Cristina Giovagnoli, e dell’assessore provinciale all’Ambiente, Giovanni Bonelli, in qualità di “proprietario” attuale dell’area protetta, e con il responsabile della Riserva naturale regionale Oasi Wwf “Calanchi di Atri”, Adriano De Ascentiis, invitato dal sindaco Enzo Devincenzis, ad illustrare in maniera pratica i vantaggi di un’area protetta che ha molte similitudini geologiche e culturali con la riserva di Montalbano. Il quale ha svelato con entusiasmo, come ad Atri arrivino ben 4mila visitatori all’anno e si gestiscano diversi progetti internazionali di ricerca faunistica e floristica, più centinaia di studi nei quali si cita l’area di Atri.
Tutta pubblicità che favorisce le produzioni locali agro-alimentari e che porta finanziamenti anche privati per lo sfruttamento del logo dell’area. Una ricchezza, dunque e non un problema. Nata dopo dieci anni di impegno di ambientalisti e amministratori locali, col solo supporto dell’Università di Bari, senza alcun finanziamento previsto dalla legge regionale istitutiva, la Riserva del Geosito di Montalbano è ancora senza un minimo di portafoglio finanziario, non previsto nemmeno nella finanziaria varata l’altro giorno in Regione, nonostante al convegno tenutosi in primavera, l’assessore Mancusi promise «il vestitino, dopo aver fatto nascere la creatura».
Potrebbero però arrivare coi prossimi piani finanziari “Life + per l’ambiente”: al convegno dell’altro giorno l’assessore Bonelli si è impegnato a destinarli «a questa bella Riserva che tutela uno dei patrimoni geo-orografici più identificativi del nostro territorio lucano».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
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