venerdì 23 gennaio 2009

Spiaggiamento di Posidonia

SCANZANO JONICO: I CESPUGLI SRADICATI DI POSIDONIA SONO UN SEGNALE

Un’altra mareggiata e si vedono i danni della pesca a strascico

SCANZANO JONICO. Nuova tempesta di pioggia e nuova mareggiata lungo le coste joniche. E nuova grave dimostrazione dei danni provocati dalla pesca a strascico con i trenta chilometri della nostra spiaggia letteralmente invasa da migliaia cespugli sradicati di posidonia e di altre piante della prateria marina tipica dei nostri fondali. Che si aggiungono a quelle già secche depositate dalle mareggiate di un mese fa. Le piante sottomarine vengono letteralmente sradicate dallo strascico illegale di reti e catene fatto per aumentare la quantità del loro pescato. Ciò significa distruggere un ecosistema che riossigena e rifauna l’intero golfo di Taranto. Se si vuole capire o avere la prova del perchè è una pesca illegale, si vada a vedere lo scempio che determina sui nostri fondali. Ad esempio a Terzo Cavone in questi giorni o dopo una qualsiasi mareggiata e si veda come sia invaso il litorale di tonnellate di piante morte. Un groviglio inestricabile e doloroso. Tra l’altro, con l’ul - tima mareggiata, la violenza del mare e del vento ha sradicato anche molti filari di canne che crescono lungo il torrente Cavone e che svolgono un naturale microfiltro verso gli inquinanti versati nel fiume più a monte. Oltre ad aver ripristinato il naturale decorso della foce del Cavone, un piccolo estuario che ogni estate viene modificato da ruspe e pale che cambiano per pochi metri i confini tra i comuni di Pisticci e Scanzano. È chiaro, dalla dimensione del fenomeno dello spiaggiamento delle posidonie, che manca il controllo contro lo strascico da parte della Capitaneria di Porto di Taranto e che molto disinteresse a risolvere la questione una volta per tutte proviene dallo stesso Dipartimento Ambiente della Regione. Così attento a rispondere immediatamente a tutela di una nuova perforazione di gas metano a Marconia e così pigro persino solo a far sapere una propria posizione rispetto al danno ecologico perpetuato quotidianamente lungo le nostre coste. Tra l’al - tro, come ha dimostrato la provincia di Livorno, per risolvere il problema una volta per tutte basta veramente poco, sia come impegno di spesa e sia come tecnologia da impegnare: riempire i fondali marini fino a 50 metri di profondità di blocchi di cemento uncinati. Gli uncini strappano irrimediabilmente le reti di questi pescatori di frodo strappando la volontà e l’interesse a delinquere. A furia di perdere le reti e il pesce, anche il più ostinato di questi malfattori smetterà di frodare. Gli interessi per i danni di una mareggiata passano non solo dal quantificare gli effetti sulle attività turistiche dell’uomo, ma anche dal capire fino in fondo ciò che va fatto. Sarà nuovamente inutile l’attesa per una risposta ed un impegno da parte del Dipartimento al ramo?

ENZO PALAZZO

Fonte: Gazzetta di Basilicata 23 gennaio 2009

Lo spiaggiamento delle alghe nel metapontino

LE VALUTAZIONI DI ARTURO CAPONERO, DI LEGAMBIENTE
«Un fenomeno da monitorare»

SCANZANO JONICO. «Sebbene in inverno - dichiara Arturo Caponero, di Legambiente - il ricambio delle foglie di posidonie e di altre piante marine può essere naturale, lo spiaggiamento di grandi quantità dovrebbe preoccupare e stimolare un più attento monitoraggio delle cause. Le praterie marine, agendo come massa frenante del moto ondoso, smorzano l’impatto idrodinamico sul litorale e rallentano l’ero - sione costiera. I suoi rizomi catturano enormi quantità di sedimenti, fungendo da trappole di sedimentazione».
La posidonia è specie protetta per l’Unio - ne Europea? «È una pianta sensibile all’abbassamento della salinità e alle variazioni granulometriche dei sedimenti - avverte Caponero - ed è particolarmente minacciata da diverse attività umane, quali la costruzione di porti e la pesca a strascico a ridosso della costa, pratica illegale frequente nei bassi fondali metapontini. Un recente rapporto dell’International Union for Conservation of Nature, ha evidenziato come i cambiamenti climatici minaccino da vicino le praterie di piante sottomarine. Gli habitat delle posidonie, tra l’altro, sono già in declino a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua e dalla riduzione della luce».
Che crea un rischio di proliferazione di alghe dannose. «Proprio per questo - ribadisce Caponero -, in un momento in cui il golfo di Metaponto sembra interessare più per le perforazioni petrolifere che per la sua vocazione turistica, in una regione dove si grida allo scandalo per l’acqua dei fiumi che “si perde a mare”, ciò che accade ai nostri fondali dovrebbe far pensare con maggiore attenzione al delicato equilibrio della costa jonica».

[e.p.]

Fonte: La Gazzetta di Basilicata 23 gennaio 2009

La casa nel fiume



Ecco quello che succede alle casette rurali costruite nelle aree golenali. Qui siamo a Montescaglioso, lungo il fiume Bradano. La foto è stata scattata questa mattina.

Ma insieme alla casetta anche molte piante da frutto, vigneti e orti sono stati sommersi dalla piena del Bradano. Riflettiamo...



Da Wikipedia leggiamo:
Con il termine di golena si fa riferimento a quello spazio piano compreso tra la riva di un corso d'acqua ed il suo argine. Si tratta spesso di un'area molto ampia che può ricevere saltuariamente le acque del fiume stesso durante gli eventi alluvionali e svolgere così l'importante funzione idraulica di invaso di emergenza. La naturale facilità con la quale la golena può essere sommersa dal proprio corso d'acqua, e quindi di ricevere gran parte del suo materiale limoso presente in sospensione, è all'origine della sua elevata fertilità.