Le copie riescono peggio dell’originale. È quanto è accaduto
con il novello assessore alle attività produttive: Marcello Pittella.
Già lo scorso anno vedeva come risolutivo dei problemi
connessi al ciclo dei rifiuti l’incenerimento ed auspicava la messa in
funzione del vecchio rottame di Pallareta oltre alla opportuna
valorizzazione di Fenice, eppure su questo ultimo egli era già a
conoscenza dell’indagine in corso e dell’inquinamento delle falde
sotterranee prodotto.
Adesso nella sua campagna di ricognizione tra i consorzi
industriali non ha mancato di dire la propria con molta approssimazione.
Ha fatto riferimento al “Sole per le industrie”. Intende, cioè,
riutilizzare i terreni industriali per impiantarvi campi di
fotovoltaico; se quei terreni non servono più a scopi industriali e la
cosa desta molte perplessità, ritornino all’agricoltura e, comunque,
vanno bonificati.
L’Ufficio Energia è in capo al Dipartimento affidato alle cure
dell’assessore Pittella. Alla fatidica data del 15 Gennaio 2011
ricevette vagonate di richieste per realizzare impianti utili alla
produzione di energia da fonti rinnovabili-FER- e che superavano le già
abbondanti previsioni contemplate nel Piear – Piano Energetico
Regionale-.
ll Piear prevedeva 1700 MW di potenza per impianti da realizzare
e di questi: 990 MW da eolico, 360 MW da fotovoltaico, 50 MW da
biomasse, 50 MW da idroelettrico, 250 MW SEL e distretto energetico. Le
domande presentate sommarono, invece, ad un totale di 6562 MW; la parte
da leone la fece l’eolico per 5840 MW . Il fotovoltaico si fermò a 657
MW ma il recente decreto sulle liberalizzazioni ha eliminato gli
incentivi per gli impianti realizzati a terra nei terreni agricoli è da
ritenere, perciò, che la quota possa non essere raggiunta.Vi sono, poi
65 MW per le biomasse ma anche qui, per fortuna, nell’ambito del conto
energia viene meglio circostanziato il tipo di contributo favorendo le
biomasse di origine biologica ed equiparando il contributo a quello più
basso se si fa ricorso anche ai rifiuti ed in più si esalta
l’approvvigionamento di prossimità della materia prima con riduzione
delle emissioni di gas a effetto serra. Resta da determinare la ricaduta
del decreto cd. Burden sharing sulla Basilicata. Il predetto decreto
assegna delle quote a ciascuna Regione da raggiungere entro il 2020
l’obbiettivo è quello di ottenere il 17% di energia dalle FER. Alla
Basilicata è stato assegnato un obbiettivo che prevede un incremento del
33%, la valutazione non riguarda solo la produzione di energia
elettrica ma anche l’energia utile alla mobilità e per la produzione di
calore, complessivamente l’elettrico concorre solo per il 30% sul
totale. Fatte queste doverose premesse come ci mettiamo con le domande
di parchi eolici che nulla hanno che vedere con l’autoconsumo o con
produzione di energia termica e che, sulla base delle domande,insistono
sul territorio lucano per ben 2.290 torri,con altezza media di 150 Mt?
E’ da dire che non abbiamo neppure il piano paesaggistico. Con questi
presupposti significa che siamo pronti a devastare buona parte dei
nostri crinali.la dorsale Est della Basilicata risulta essere quella più
aggredita partendo da Melfi dove vi sono domande per ben 179 Torri, si
va a Lavello con 126, Montemilone con 78,Palazzo S. Gervasio 93, Genzano
148, Irsina 81 fino ad arrivare a Matera con 45.Per brevità non
elenchiamo tutti gli altri Comuni ma diciamo che nessuno è estraneo
all’invasione delle torri eoliche, lo sono solo i comuni della fascia
costiera del metapontino che potrebbero essere interessati da impianti
off-shore ,in mare. Lo stesso paesaggio collinare che si osserva da
Matera in direzione della Val Basento potrebbe vedere una ulteriore
implementazione di torri che andrebbe oltre il raddoppio.Siamo i primi a
reclamare lo sviluppo delle energie rinnovabili, il futuro è
rinnovabile e non fossile. Ma non ci sta bene che in nome degli
incentivi si vada a compromettere il territorio.La criticità dei “parchi
eoliciӏ evidenziata anche dal fatto che per innalzare ciascuna pala,
ad esempio, sarebbe necessaria una piazzola di cantiere di 1.800 metri
quadri, con una base pari a due campi da calcetto. Sarebbe un macro
insediamento industriale in aree idrogeologicamente problematiche,
paesaggisticamente di pregio, naturalisticamente rilevanti e fortemente
attrattive per il turismo. La Regione ed il Dipartimento diretto
dall’Ass. Pittella devono fare chiarezza attraverso pubbliche conferenze
andando oltre il singolo comune ed esponendo il quadro nella sua
interezza.
Pio Abiusi – Città Plurale Matera