lunedì 31 agosto 2009

MATERA, CONVEGNO INTERNAZIONALE SU TELERILEVAMENTO INCENDI

Ogni anno gli incendi colpiscono a livello mondiale circa 350 milioni di ettari di territorio, con danni a proprietà e mezzi di sostentamento e spesso perdite di vite umane. Gli incendi boschivi fuori controllo contribuiscono inoltre al riscaldamento globale, all'inquinamento, alla desertificazione ed alla perdita di bio-diversità.

Poiché gli incendi boschivi sono aumentati sia in frequenza che in intensità, in aree quali il Mediterraneo, l'Africa sub-sahariana, l'Australia, il Canada e gli Stati Uniti, il loro controllo risulta un fattore cruciale per la salute umana, la protezione ambientale e la gestione delle risorse naturali. In tale contesto, l’uso dei satelliti offre nuove opportunità per la gestione della emergenza incendi, fornendo informazioni prima, durante e dopo gli eventi.

Ma in che misura il telerilevamento è in grado di supportare a livello operativo la protezione dell’ambiente dal rischio incendi, lo studio della vulnerabilità al fuoco di boschi, aree coltivate ed aree urbane?
Risposte a tali quesiti saranno forniti da oltre cento ricercatori e studiosi provenienti dall’Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Germania, Svizzera, Belgio, Austria, Inghilterra, Libano, Nigeria, Messico, Argentina, Canada, USA, Sudafrica, nel VII workshop internazionale “Advances in Remote Sensing and GIS applications in Forest Fire Management towards an operational use of Remote sensing in Forest fire management”, organizzato dall’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale (IMAA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con Università di Alcalá, e l’ Agenzia Spaziale Europea (ESA), che si terrà per la prima volta in Italia, e precisamente a Matera dal 2 al 5 settembre 2009.

Le sessioni previste nell’ambito del workshop saranno dedicate alla pianificazione e gestione antincendio, alla stima del rischio, al monitoraggio del fuoco in tempo reale, agli effetti del fuoco, alla valutazione dei danni e al monitoraggio del ripristino della vegetazione post-incendio.
Grande attenzione sarà inoltre rivolte alle emergenze legate agli incendi di interfaccia, ossia quelli che si sviluppano in prossimità di aree urbane, con particolare attenzione rivolta ad aree archeologiche e ad elevata valenza culturale, come è avvenuto nell’estate del 2007 e di recente ad Atene.
Interverranno studiosi e ricercatori di prestigiose università nazionali ed internazionali (NASA, ESA, JRC; ASI, CNR) ed esperti della protezione civile e del corpo forestale nazionale italiano, canadese, americano e sudafricano che si confronteranno sull’uso di tecnologie di remote sensing e Gis (Geographycal Information System) per la gestione degli incendi nei diversi territori di provenienza.

31/08/2009 15.30.44
[Basilicatanet.it]

giovedì 27 agosto 2009

Da: IL quotidiano della Basilicata

Una tartaruga verde sulla costa ionica lucana




• P O L I C O R O. Una "tartaruga verde" nel mare di Policoro, poco distante dalla struttura del Circolo velico lucano. Ad avvistarla è stato Egidio Iannella, pescatore dilettante, alle prese con la pesca a poche decine di metri dalla riva. Ha pensato che si trattasse della solita tartaruga Caretta caretta, e vedendola in difficoltà, è riuscito a portarla a riva, e l'ha consegnata al Centro di recupero, posto nella struttura velica diSigismondo Mangialardi. Contrariamente a quello che era apparso a prima vista, si è avuta quasi subito la percezione di un eccezionale ritrovamento mai avvenuto prima sulle coste dello Jonio. Non era infatti una Caretta caretta, come si era pensato al primo impatto, ma un esemplare molto giovane di "Chelonia mydas", comunemente nota con il nome di "tartaruga verde", una tartaruga marina della famiglia Cheloniidae, che è molto rara nella nostra zona. Pesa 5 kg, misura 36 cm di lunghezza e 25 di larghezza.
Secondo gli esperti, allo stato, essendo molto giovane è difficile stabilire sia l'età e sia il sesso. La scorsa estate fu recuperato un altro esemplare del genere, ma in condizioni piuttosto gravi, nel mare di Sardegna.
La tartaruga avvistata a Policoro e ricoverata nel centro di recupero del Circolo velico, secondo il veterinario Giacomo Vi t e l l i e la biologa Nella Mars i c o, si trova apparentemente in buone condizioni, non presentando lesioni esterne. Ora la tartaruga verde, mai avvistato in precedenza altro esemplare del genere sulle coste del mar Jonio, sarà sottoposta ad accertamenti radiologici, ad altri approfonditi analisi ed esami, per poi decidere eventuali cure, durata della degenza e la data della sua liberazione in mare. Il rettile, che non risulta marcato, presenta un piastrone giallastro, ma sono diverse le tonalità di verde (da qui il suo nome), che caratterizzano il carapace.
«La Chelonia mydas - ha spiegato la biologa Marsico - è una
specie classificata, come la Caretta caretta, ad alto rischio di estinzione
nella lista delle specie minacciate. Il suo ritrovamento nelle
acque italiane è sempre un evento eccezionale, essendo una specie ormai rara nei nostri mari, abitando di solito nella parte sud-occidentale del Mediterraneo. Nidifica per lo più sulle coste dell'isola di Cipro. La deposizione avviene ad intervalli di 2-3 o piu' anni e su 100 schiuse si calcola che soltanto 10 piccoli raggiungano l'età adulta. Non è difficile incontrare una Chelonia mydas in alto mare, ma di solito le tartarughe di questa specie prediligono profondità modeste».
La tartaruga verde, al contrario della Caretta caretta che mangia di tutto, è vegetariana e si ciba di piante acquatiche, per trovare le quali si sposta anche di 2 mila km, rispetto ai siti di origine. È stata a lungo presa di mira dai pescatori per la sua carne, le sue uova nonchè per farne oggetti decorativi e suppellettili. Ma poichè il suo unico predatore naturale è lo squalo, è soltanto l'uomo a metterne a rischio l'esistenza. Per questo non deve sorprendere se se le tartarughe verdi si sono notevolmente ridotte.
Fonte: "Gazzetta del Mezzogiorno" 27 agosto 2009

domenica 23 agosto 2009

Rassegna stampa IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA 22 agosto 2009




Rassegna stampa "Gazzetta del Mezzogiorno" 22 agosto 2009



TROVATI PANNELLI CON FIBRE ESPOSTE A RISCHIO DI DISPERSIONE NELL'AMBIENTE
Una discarica d’amianto nel Parco della Murgia
La scoperta del Corpo Forestale che indaga sul sito

• Una discarica abusiva di amianto nel Parco della Murgia Materana. La scoperta è stata fatta dal Comando provinciale del Corpo Forestale nell’ambito della quotidiana attività di controllo del territorio. È stato rilevato all’interno dell’area rupestre un sito contenente rifiuti speciali di natura pericolosa. Tra i rifiuti abbandonati illegalmente sono stati scoperti numerosi pannelli di amianto con fibre esposte e pertanto a rischio di dispersione nell'ambiente a causa della loro esposizione agli agenti atmosferici.
Gli agenti del Corpo Forestale hanno proceduto alla messa in sicurezza della zona e posto i sigilli all’area occupata dai rifiuti speciali pericolosi. Nel frattempo sono state avviate le indagini per accertare la responsabilità dell’illecito. Il responsabile dovrà rispondere di diversi reati, tra cui l’abbandono di rifiuti speciali pericolosi in un’area protetta sottoposta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico di particolare valenza naturalistico-ambientale quale Il Parco Regionale della Murgia Materana. Il Comando Provinciale del Corpo Forestale tramite l’opera dei dipendenti Comandi di Stazione, è quotidianamente impegnato nell’attività di prevenzione e repressione di reati in danno all’ambiente con riferimento all’abbandono di rifiuti. Il Corpo forestale dello Stato esorta i cittadini a segnalare senza indugio ogni manomissione in danno al territorio direttamente al numero verde gratuito nazionale per le emergenze ambientali 1515. Purtroppo non sono rari fenomeni di abbandono indiscrimanto di rufiuti tossici e nocici nell’ambiente.





• «Perché spostare l'attenzione sulle trappole quando i cinghiali vengono comunque uccisi?». Elisa D'Al e s s i o, responsabile nazionale randagismo della Lega Anti Vivisezione (Lav) pone l’accento su un aspetto legato alla cattura dei cinghiali nell’area del Parco della Murgia materana.
Un intervento che l’Ente ha messo in atto per ridurre la presenza degli animali nell’area e i danni agli agricoltori. Al momento sono stati catturati una trentina di cinghiali con il sistema di trappole denominate
“chiusini”.
«Vengono presentate come un metodo incruento per la cattura dei cinghiali - afferma Elisa D’Alessio -. Ma i cinghiali, poi, vengono portati in graziosi recinti in attesa di sterilizzazione e reimmissione sul territorio? Proprio no. I cinghiali vengono ammazzati».
E rivolgendosi a Roberto Cifarelli, presidente del Parco della Murgia materana, gli ricorda che «differenza c'è tra una pallottola e l'uccisione dopo la cattura? Il Parco, nello scorso giugno, approvava il “Regolamento per la gestione della popolazione del cinghiale (sus scrofa) tramite cattura, abbattimento selettivo e girata”, contemporaneamente, il 1 giugno, invitava ad una "Affascinante escursione naturalistica nel Parco della Murgia Materana alla scoperta dei suoni e degli odori della notte e delle sensazioni uniche che la visione crepuscolare suscita. Un viaggio in un mondo notturno sconosciuto sulle tracce di istrici, volpi, cinghiali e rapaci notturni; un modo diverso di percepire l’ambiente naturale scoprendone fino all’alba gli aspetti più nascosti e inconsueti. Un’esperienza indimenticabile da non perdere”. Dicotomica questa politica. Perchè i "danni economici" debbono avere sempre la precedenza sulla vita?. Viva il cinghiale vivo».

sabato 15 agosto 2009

La cassetta nido del grillaio

Molte cassette nido installate a Matera e Montescaglioso hanno consentito a molte coppie di grillaio di avere una nuova e più sicura opportunità di riprodursi. Nel video, realizzato a giugno, un maschio porta una preda ai suoi pulcini all'interno della cassetta.



http://www.youtube.com/watch?v=fztj5bQ1yXI

martedì 11 agosto 2009

Liberi altri 12 grillai!

PROGETTO LIFE NATURA "RAPACI LUCANI"
Continua il programma di rilascio dei falchi grillai recuperati e riabilitati al volo presso il Centro Recupero Rapaci della Riserva Naturale di San Giuliano. La liberazione, questa volta senza la presenza di pubblico e organi di stampa, è avvenuta in un'area tranquilla della murgia materana ove diversi altri esemplari giovani e adulti erano a caccia sulla steppa. In tal modo è stato facilitato il più adeguato reinserimento dei giovani appena liberati permettendo l'incontro tra animali più esperti ed animali all'inizio della loro vita selvatica!
Nei prossimi giorni saranno liberati altri esemplari in fase di riabilitazione.

giovedì 6 agosto 2009

Rassegna stampa "Gazzetta del Mezzogiorno" 5 agosto 2009



Articolo di Carmela Cosentino GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 5 AGOSTO 2009 BAS17

Dopo la riabilitazione e la convalescenza, è arrivato il momento della libertà per 12 giovani Falchi Naumanni, più noti come falchi grillai, uccelli migratori a rischio di estinzione che trovano il loro habitat naturale nell’area murgiana. Ed è proprio qui, sul Belvedere del Parco Murgia che ieri sono stati liberati dai volontari guidati da Matteo Visceglia. Si tratta di «due falchi adulti di circa un anno e di 10 falchetti nati a giugno, caduti dai nidi e raccolti dai materani che li hanno affidati al nostro centro, nell’oasi di San Giuliano - ha detto Visceglia -. Sono stati sistemati in ampie voliere per essere curati. Alcuni presentavano piccole fratture alle ali e altri, soprattutto i più piccoli apparivano disidratati e denutriti».
Quest’anno sono arrivati al Centro circa un centinaio di falchi. Meno dell’anno scorso. Merito dell progetto “Life Natura Rapaci lucani” finanziato dalla Commissione europea che ha permesso l’installazione di 400 nidi artificiali in città e nel centro storico. «Per controllare le rotte dei falchi che emigrano a settembre verso l’Africa - ha aggiunto - abbiamo installato sulle zampe degli anelli in alluminio (gestiti dall’Istituto nazionale della fauna selvatica) con all’interno un codice personale identificativo così in caso di recupero o di soccorso siamo in grado di capire i loro spostamenti”. L’operazione di “liberazione” dei falchi continuerà anche la prossima settimana con cadenza per un totale di circa 90 volatili che saranno liberati entro la fine di agosto.