La Provincia di Matera con delibera di giunta, della scorsa settimana, commissaria l’ATC, (ambito territoriale caccia), l’associazione che si adopera per il rispetto della legge venatoria, dell’osservazione e controllo delle realtà ambientali, nella tutela della fauna selvatica. Una associazione fatta di volontari che vive di un progetto interamente finanziato dagli utili dell’associazione, senza alcun intervento di denaro pubblico. Effetto di questo commissariamento, che a quanto pare non rispecchia piena legittimità, è l’immediata perdita di reddito per 14 dipendenti impiegati nella guardiania dell’ambito territoriale, lavoratori, sino ad oggi, puntualmente pagati e sui quali, all’improvviso, senza alcun avvertimento, si abbatte la mannaia della disoccupazione, della perdita di un lavoro. Su questi temi stamane presso gli Uffici della Regione Basilicata si è svolto un incontro tra i lavoratori, il consigliere regionale Romeo Sarra ed il consigliere comunale Adriano Pedicini. La questione sembra possa essere condensata in un semplice concetto: la provincia reputa la gestione dell’associazione poco corretta, poco trasparente e sulla base di questo sospetto nomina un commissario. Inutile dire che ogni accusa viene fortemente respinta e che, come osservano dipendenti e comitato direttivo, ci si è sempre confrontati sotto un aspetto di correttezza e legalità. Invero, quello che si è sempre lamentato è l’assenza dell’organo di controllo, composto da 2 funzionari dell’amministrazione, mai nominato dall’ente provincia, nonostante previsto dalle norme che regolano l’ambito,. Questi, non si sa se esistono, non hanno mai partecipato ad alcuna azione associativa, non hanno mai operato alcun controllo. Quindi di cosa si parla, si faccia chiarezza sulle questioni, si dimostrino le disonestà lì dove ci sono e, se ci sono; si dia piena contezza dei reali motivi per i quali si vuole commissariare una associazione. Chi doveva controllare non lo ha fatto per anni, ed oggi con improvviso accanimento, in un particolare momento di crisi, si colpiscono famiglie il cui unico reddito proviene da progetti sviluppati ed avviati nell’ambito dell’associazione, una associazione che funziona che da lavoro, che contribuisce allo sviluppo di un indotto turistico venatorio in forte incremento. Si centra e si azzera il lavoro di tanti, di quei pochi che ancora rimasti nella salvaguardia ambientale, di chi pretende il rispetto alla nostra terra, dei boschi, delle acque, per difendere gli angoli sperduti del nostro desolato territorio, per impedire che sia luogo dove tutti possano depredare. Quello che appare evidente e che aleggia nei dialoghi con i lavoratori, è la cultura del sospetto che gli si vuole appiccicare indosso, celata dietro i soliti discorsi che, di contro, riversa sfiducia e si convince che la politica è clientelare, che tutto si incentra in una verosimile manovra di chi pensa che, messa da parte l’ATC potrebbe trovare vantaggi economici e politici. Sulla questione si pongono pesanti riserve e grande attenzione da parte dei gruppi consiliari regionali e provinciali del PDL, soprattutto per il destino dei lavoratori. Si proporranno adeguate misure a risolvere l’attuale crisi chiedendo il ritiro della delibera che dispone il commissariamento.
Adriano Pedicini Segreteria PDL
Immediata la replica della Provincia di Matera
Commissariamento ATC, un atto necessario
La risposta all’attacco del consigliere comunale Pedicini riferito al commissariamento dell’Ambito Territoriale di Caccia “A” è quanto mai semplice e lineare.
“La questione è presto chiarita – ha sottolineato il vice presidente e assessore al ramo, Giovanni Bonelli – a cominciare dalla prima smentita: il consigliere comunale Pedicini probabilmente non sa che la Provincia di Matera già in data 3 novembre 2010 ha individuato i funzionari dell’Amministrazione deputati al prescritto controllo. Dalle attività di tali funzionari, supportati dalle competenze e dalla professionalità di uno studio specializzato, è emerso come la gestione dell’ATC “A” sia caratterizzata da numerose anomalie e incongruenze nonché da specifiche violazioni di legge per le quali sono in corso verifiche anche da parte dell’autorità giudiziaria.”
“In merito al dato occupazionale, risulta evidente – ha proseguito l’assessore Bonelli – come la Provincia di Matera non abbia alcun interesse a procurare danno ai 14 dipendenti che continueranno a lavorare sostenendo l’attività di riordino del commissario.”
“L’unico interesse della Provincia – ha concluso il vice presidente Bonelli – è quello di fare chiarezza rispetto alle attività dell’ATC “A” che, allo stato degli atti di che si discute, risulta aver operato in maniera molto singolare. Nulla vieta al Comitato direttivo, cautelativamente sospeso nelle more delle necessarie e opportune verifiche, di tutelare le proprie ragioni come meglio crede.”
venerdì 27 gennaio 2012
martedì 24 gennaio 2012
Bilancio 2011 Centro Recupero San Giuliano
INTERESSANTI E POSITIVI I RISULTATI OTTENUTI NEL 2011.
Nel corso del 2011 il Centro Recupero Provinciale di San Giuliano ha ottenuto positivi risultati che confermano la validità e l’utilità delle attività svolte a tutela della fauna protetta provinciale ed a supporto della educazione e sensibilizzazione al rispetto della natura.
In 12 mesi sono stati affidati, al Centro, a scopo di cura e recupero, 275 esemplari appartenenti quasi tutti a specie protette dalla legislazione nazionale ed europea. Il 93% di essi rientra nella categoria sistematica degli Uccelli, il 4% in quella dei Rettili e il 3% in quella dei Mammiferi. Sono state trattate in tutto 37 specie animali diverse anche se il maggior numero di esemplari è riferito ad 11 specie di rapaci pervenute. In particolare il Falco grillaio si è rivelato l’ospite più frequente con 173 esemplari curati che costituiscono l’84 % del totale degli animali pervenuti.
Era già consolidata la particolare specializzazione del Centro Recupero su questa specie poiché è presente una consistente colonia riproduttiva a Matera, Montescaglioso ed altri centri della provincia. L’importanza del Grillaio a livello internazionale è ormai un fatto riconosciuto così come è ben confermato, anche con studi scientifici, il fondamentale ruolo della città di Matera nel mantenimento e nella conservazione di una delle più grandi colonie al mondo di questo falco urbano.
Tutti gli animali affidati sono stati rinvenuti in 18 comuni diversi, di cui 12 della provincia di Matera, 4 della provincia di Bari, 1 della provincia di Cosenza ed 1 della provincia di Avellino. Il comune con la maggiore percentuale è Matera con il 53 % dei ritrovamenti avvenuti nel proprio territorio. L’andamento degli arrivi su base mensile ha una curva tipica che si ripete ogni anno con un alto picco estivo dovuto al fatto che in tale periodo è in pieno svolgimento l’attività riproduttiva di molte specie. La media mensile calcolata a fini statistici è di circa 23 esemplari al mese. Per quanto riguarda le cause di ricovero una grande percentuale (56 %) è costituita da pulcini caduti dai nidi e giovani inesperti che vengono a trovarsi in difficoltà per vari motivi. Il 28 % degli esemplari è invece vittima di traumi di varia natura che in parte si risolvono positivamente ma che vari casi determinano l’impossibilità di recupero completo o addirittura la morte dei soggetti già poche ore dopo la consegna. Le altre cause di ricovero annoverano situazioni molto diversificate e con percentuali molto limitate.
L’esito dei ricoveri è stato legato fondamentalmente alla gravità del problema e alla tempestività del soccorso. Su 275 animali pervenuti ben 190 (69 %) sono stati nuovamente liberati e restituiti alla natura. Solo per il 20 % di essi invece non c’è stato nulla da fare per le gravità delle ferite o delle patologie, mentre per il 7 %, nonostante si sia evitato il peggio salvandoli, non è stato possibile permettere una liberazione in natura a causa della persistenza di gravi problemi che rendono impossibile la vita in natura. Per questi animali irrecuperabili, destinati a scopo didattico scientifico, viene quotidianamente garantita cura, alimentazione adeguata, assistenza veterinaria e mantenimento in voliera in gruppi sociali costituiti da individui della stessa specie o di specie simili. Alcuni esemplari pervenuti più di recente sono invece ancora in cura e saranno liberati la prossima primavera.
L’assistenza veterinaria è stata garantita dal dott. Vito Tralli che ha fornito con grande professionalità ogni soccorso, effettuando tutti gli interventi chirurgici o farmacologici necessari a salvare e recuperare gli esemplari da lui visitati.
Il responsabile e coordinatore del Centro Recupero Matteo Visceglia dichiara:
“L’attività che abbiamo svolto ha un carattere di duplice importanza: da una parte siamo intervenuti quotidianamente nella tutela diretta mediante il recupero e la cura di moltissimi esemplari protetti a livello europeo dall’altra abbiamo svolto un continuo ed intenso lavoro di sensibilizzazione che ci ha portato a positivi confronti e contatti con diverse centinaia di persone che ci hanno interpellati per chiedere il nostro intervento di soccorso per animali feriti da essi rinvenuti, per avere informazioni su come poter meglio gestire situazioni problematiche con la fauna selvatica o per avere consigli su come proteggere e tutelare gli animali o su cosa fare per poter collaborare con il nostro Centro. In tanti casi abbiamo dato l’opportunità a molti turisti, famiglie, studenti e appassionati naturalisti di poter osservare e conoscere da vicino alcune delle specie più legate al nostro territorio facendo comprendere come anche nella nostra provincia, con un po’ di attenzione, è possibile scoprire la presenza di specie rare ed interessanti che in molti hanno giurato di aver visto solo nei documentari naturalistici. Tutto ciò è stato molto gratificante per noi e ci indica che molto lavoro resta ancora da fare, soprattutto in ambito scolastico, turistico e conservazionistico.
Abbiamo inoltre svolto attività di collaborazione con diversi istituti e ricercatori che studiano da vicino alcune specie di interesse scientifico ed abbiamo offerto la nostra disponibilità ad intraprendere nuove iniziative di ricerca e monitoraggio sul territorio al fine di studiare e valorizzare un patrimonio faunistico che resta ancora da scoprire”.
Compiacimento e soddisfazione per l’impegno e gli obiettivi raggiunti dal Cras sono stati espressi dal presidente della Provincia Stella e dal vice presidente, con delega all’Ambiente, Bonelli, per i quali: “il Centro di Recupero Animali Selvatici di S. Giuliano si è qualificato, attraverso una intensa attività a sostegno di numerosi esemplari, come un punto di riferimento provinciale di altissimo profilo. Un riconoscimento importante per un gruppo di esperti che sta portando avanti con passione e dedizione una missione ambientale di grande valore.”
Nel corso del 2011 il Centro Recupero Provinciale di San Giuliano ha ottenuto positivi risultati che confermano la validità e l’utilità delle attività svolte a tutela della fauna protetta provinciale ed a supporto della educazione e sensibilizzazione al rispetto della natura.
In 12 mesi sono stati affidati, al Centro, a scopo di cura e recupero, 275 esemplari appartenenti quasi tutti a specie protette dalla legislazione nazionale ed europea. Il 93% di essi rientra nella categoria sistematica degli Uccelli, il 4% in quella dei Rettili e il 3% in quella dei Mammiferi. Sono state trattate in tutto 37 specie animali diverse anche se il maggior numero di esemplari è riferito ad 11 specie di rapaci pervenute. In particolare il Falco grillaio si è rivelato l’ospite più frequente con 173 esemplari curati che costituiscono l’84 % del totale degli animali pervenuti.
Era già consolidata la particolare specializzazione del Centro Recupero su questa specie poiché è presente una consistente colonia riproduttiva a Matera, Montescaglioso ed altri centri della provincia. L’importanza del Grillaio a livello internazionale è ormai un fatto riconosciuto così come è ben confermato, anche con studi scientifici, il fondamentale ruolo della città di Matera nel mantenimento e nella conservazione di una delle più grandi colonie al mondo di questo falco urbano.
Tutti gli animali affidati sono stati rinvenuti in 18 comuni diversi, di cui 12 della provincia di Matera, 4 della provincia di Bari, 1 della provincia di Cosenza ed 1 della provincia di Avellino. Il comune con la maggiore percentuale è Matera con il 53 % dei ritrovamenti avvenuti nel proprio territorio. L’andamento degli arrivi su base mensile ha una curva tipica che si ripete ogni anno con un alto picco estivo dovuto al fatto che in tale periodo è in pieno svolgimento l’attività riproduttiva di molte specie. La media mensile calcolata a fini statistici è di circa 23 esemplari al mese. Per quanto riguarda le cause di ricovero una grande percentuale (56 %) è costituita da pulcini caduti dai nidi e giovani inesperti che vengono a trovarsi in difficoltà per vari motivi. Il 28 % degli esemplari è invece vittima di traumi di varia natura che in parte si risolvono positivamente ma che vari casi determinano l’impossibilità di recupero completo o addirittura la morte dei soggetti già poche ore dopo la consegna. Le altre cause di ricovero annoverano situazioni molto diversificate e con percentuali molto limitate.
L’esito dei ricoveri è stato legato fondamentalmente alla gravità del problema e alla tempestività del soccorso. Su 275 animali pervenuti ben 190 (69 %) sono stati nuovamente liberati e restituiti alla natura. Solo per il 20 % di essi invece non c’è stato nulla da fare per le gravità delle ferite o delle patologie, mentre per il 7 %, nonostante si sia evitato il peggio salvandoli, non è stato possibile permettere una liberazione in natura a causa della persistenza di gravi problemi che rendono impossibile la vita in natura. Per questi animali irrecuperabili, destinati a scopo didattico scientifico, viene quotidianamente garantita cura, alimentazione adeguata, assistenza veterinaria e mantenimento in voliera in gruppi sociali costituiti da individui della stessa specie o di specie simili. Alcuni esemplari pervenuti più di recente sono invece ancora in cura e saranno liberati la prossima primavera.
L’assistenza veterinaria è stata garantita dal dott. Vito Tralli che ha fornito con grande professionalità ogni soccorso, effettuando tutti gli interventi chirurgici o farmacologici necessari a salvare e recuperare gli esemplari da lui visitati.
Il responsabile e coordinatore del Centro Recupero Matteo Visceglia dichiara:
“L’attività che abbiamo svolto ha un carattere di duplice importanza: da una parte siamo intervenuti quotidianamente nella tutela diretta mediante il recupero e la cura di moltissimi esemplari protetti a livello europeo dall’altra abbiamo svolto un continuo ed intenso lavoro di sensibilizzazione che ci ha portato a positivi confronti e contatti con diverse centinaia di persone che ci hanno interpellati per chiedere il nostro intervento di soccorso per animali feriti da essi rinvenuti, per avere informazioni su come poter meglio gestire situazioni problematiche con la fauna selvatica o per avere consigli su come proteggere e tutelare gli animali o su cosa fare per poter collaborare con il nostro Centro. In tanti casi abbiamo dato l’opportunità a molti turisti, famiglie, studenti e appassionati naturalisti di poter osservare e conoscere da vicino alcune delle specie più legate al nostro territorio facendo comprendere come anche nella nostra provincia, con un po’ di attenzione, è possibile scoprire la presenza di specie rare ed interessanti che in molti hanno giurato di aver visto solo nei documentari naturalistici. Tutto ciò è stato molto gratificante per noi e ci indica che molto lavoro resta ancora da fare, soprattutto in ambito scolastico, turistico e conservazionistico.
Abbiamo inoltre svolto attività di collaborazione con diversi istituti e ricercatori che studiano da vicino alcune specie di interesse scientifico ed abbiamo offerto la nostra disponibilità ad intraprendere nuove iniziative di ricerca e monitoraggio sul territorio al fine di studiare e valorizzare un patrimonio faunistico che resta ancora da scoprire”.
Compiacimento e soddisfazione per l’impegno e gli obiettivi raggiunti dal Cras sono stati espressi dal presidente della Provincia Stella e dal vice presidente, con delega all’Ambiente, Bonelli, per i quali: “il Centro di Recupero Animali Selvatici di S. Giuliano si è qualificato, attraverso una intensa attività a sostegno di numerosi esemplari, come un punto di riferimento provinciale di altissimo profilo. Un riconoscimento importante per un gruppo di esperti che sta portando avanti con passione e dedizione una missione ambientale di grande valore.”
venerdì 20 gennaio 2012
8 gru sostano nella Riserva di San Giuliano
Durante l'attività di monitoraggio delle specie acquatiche svernanti IWC (International Waterfowl Census) condotta dall'Associazione Lanius e dal Centro Recupero Animali Selvatici nella giornata di giovedì 19 gennaio sono state osservate sulle rive del Lago di San Giuliano 8 splendide Gru europee (Grus grus). L'avvistamento è avvenuto contestualmente al loro arrivo nella Riserva, dato che nelle ore precedenti e nei giorni scorsi la loro presenza non era stata registrata. Il gruppo era formato da due giovani e 6 adulti. L'osservazione si è protratta per circa 30 minuti durante i quali le gru sono state viste pascolare negli ampi prati lasciati liberi dalle acque e senza elementi di disturbo.
Le Gru non sono molto comuni in Italia in questo periodo ed in Basilicata tale osservazione rappresenta sicuramente uno dei pochi dati registrati durante il mese di gennaio. Nel 2011 ne fu avvistato e fotografato un'altro esemplare sempre nella Riserva di San Giuliano nei giorni 7 - 16 e 23 gennaio.
Matteo Visceglia
Centro Recupero Animali Selvatici San Giuliano
Le Gru non sono molto comuni in Italia in questo periodo ed in Basilicata tale osservazione rappresenta sicuramente uno dei pochi dati registrati durante il mese di gennaio. Nel 2011 ne fu avvistato e fotografato un'altro esemplare sempre nella Riserva di San Giuliano nei giorni 7 - 16 e 23 gennaio.
Matteo Visceglia
Centro Recupero Animali Selvatici San Giuliano
giovedì 19 gennaio 2012
martedì 17 gennaio 2012
«Parco eolico» Così cambia l'aspetto di Matera
Gli impianti in zone di alto valore paesaggistico
di PASQUALE DORIA
MATERA - C’è bisogno di energia, eccome. Chi può negarlo? Ben venga il discorso sulle fonti rinnovabili, eolico compreso, purchè utili allo scopo. Ma se il rimedio inizia a rivelarsi peggiore del male, l’avanzarsi di qualche dubbio appare più che legittimo. A Matera si parla da una vita di radicamento, di segni straordinari e sedimentati nei millenni, di un territorio che non può non trarre vantaggi dalla sua irriproducibilità, di presenze della natura e della cultura spesso fusi in un solo straordinario paesaggio che attrae una quantità crescente di turisti. Insomma, la ricchezza di un lascito che viene da lontano è riconosciuta, interiorizzata, si potrebbe aggiungere. Ed è ormai nota a tutti anche la fragilità di quello che ci è stato consegnato, quindi, la necessità di salvaguardia attiva, oltre che di idonee condizioni per una buona fruizione. Di contro, nel registrare un sostanziale ritardo circa le pratiche di tutela, programmate e concretamente realizzate a favore della giusta restituzione su scala collettiva di un prezioso patrimonio, non mancano segnali contrastanti che sembrano imboccare direzioni diametralmente opposte.
L’energia eolica, si diceva. Un primo parziale censimento segnalava l’esordio anche sul territorio comunale di 14 aerogeneratori, così vengono anche definite le pale eoliche. Un conto generoso rispetto a ciò che è seguito e che rimane comunque parziale. Stiamo parlando già di un numero d’impianti destinato a salire, ma per quello che è accertato ora è a quota 45. Conteggio secco effettuato nell’ambito delle associazioni di cittadini con evidente sensibilità ambientaliste, per quanto abbastanza scoraggiate ad andare avanti, perchè il numero, nel frattempo, sarà sicuramente lievitato ancora. Ma andiamo per ordine. Nei giorni scorsi è stata data notizia di una richiesta da parte della Marcopolo Engineering, una società per azioni con sede legale in provincia di Cuneo, per la richiesta d’installazione di un impianto per lo sfruttamento finalizzato alla produzione di energia elettrica per una potenza di 35 mega watt da sviluppare tramite 14 aerogeneratori in località masseria Verzellina, una zona che s’incontra dopo la collina di Picciano, quasi a ridosso del territorio di Gravina. La domanda risale allo scorso primo aprile e gli interessati avrebbero potuto presentare le proprie osservazioni entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, ovvero entro lo scorso primo giugno.
Insomma, tempo scaduto. Lo è anche per una domanda solo di qualche giorno precedente. Quella della Meltemi energia con sede a Ruvo di Puglia, una delle pochissime del sud. Realizzerà un impianto della potenza di 34 mega watt con l’ausilio di 10 aerogeneratori, pale eoliche dell’altezza di cento metri, in località Reni. Anche questa zona si trova non lontano dalla collina di Picciano. Ancora dal Piemonte la presentazione di un progetto, quello della società Asia ambiente Italia, con sede a Torino, per la realizzazione di un impianto che svilupperà 19,8 mega watt con 6 aerogeneratori in località Ciccolocane, area a ridosso del borgo Venusio. Per finire, solamente alle domande presentate nello scorso aprile, c’è anche alla società Zefiro Energy, sede legale a Milano. Realizzerà un impianto da 37,5 mega watt con 15 aerogeneratori da impiantre in località Matina. Difficile capire dove si trova, perchè questo è un toponimo particolarmente diffuso a Matera, specialmente nelle zone collinari subpianeggianti che sorgono ai piedi dell’altopiano murgico. Sono solamente quattro dei progetti noti che sicuramente avranno preso in considerazione gli aspetti della componente paesaggistica e dell’avifauna. Ed è all’Uffico compatibiltà ambientale della Regione che vengono valutati gli studi consegnati sull’impatto ambientale. Ma il giudizio finale riguarda il singolo impianto, oppure il loro complesso?
Gli impianti in zone di alto valore paesaggistico
Il dubbio più gettonato è quello dell’obolo pubblico. Nel senso che riguardo all’eolico spesso viene sottolineato un limite capace d’incidere sulla bolletta energetica collettiva: che più del vento può l’incentivo. Evidenziato questo aspetto non secondario e spingendo lo sguardo verso la valle del Bradano, è impossibile non impattare contro le pale eoliche che svettano sul territorio del comune di Grottole. Il profilo del paesaggio, in quella direzione, è stato decisamente trasformato, in peggio, dalla presenza di quelli che sembrano enormi mulini a vento. Del resto, è il vento, la sua capacità di generare energia, che cercano di intercettare quelle pale bianche nel loro vorticoso e chissà quanto produttivo girare su se stesse.
Difficile non immaginare che un effetto altrettanto negativo non si rifletta pure sul territorio della città dei Sassi, realtà che quando conviene è annoverata retoricamente nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità che va stilando l’Unesco. Coccarda ambigua, specie se si considera che uno degli impianti sorgerà in contrada Ciccolocane, non lontano dal borgo Venusio. Siamo all’ingresso della città per chi arriva dalla dorsale adriatica. Decisamente non si direbbe un buon biglietto da visita per turisti e visitatori in genere. Si sbaglia anche chi ritiene che i due impianti pensati non lontano dal monte di Picciano non interferiscano in alcun modo con il paesaggio. Contrada Reni, in particolare, è intensamente caratterizzata dal tipico ambiente rurale che rende ben distinguibile il territorio materano. Da quelle parti sorge una vecchia masseria un tempo appartenuta alla famiglia Malvezzi. I più ferrati, quanto a memoria, ricordano perfettamente che lì, non a acaso, furono girate buona parte delle scene del film diretto Francesco Rosi C’era una volta. Titolo profetico. Del resto, non a caso, la zona collinare che fronteggia Picciano, sull’altro lato della strada che porta a Gravina, è ben nota agli archeologi.
Gli aerogeneratori, a quanto pare, sono particolarmente rumorosi. Ma è del tutto evidente che gli svantaggi dell'energia eolica sollecitano soprattutto a considerazioni di carattere estetico. Incidono nel deturpare il paesaggio? C’è una scuola di pensiero che non ha dubbi in proposito. Per sfruttare le zone più ventose si tende a posizionare le pale in alto, quindi in località di alto valore paesaggistico. Poi, da qualunque parte si spinge, lo sguardo non può non incrociarle. Loro girano e gli occhi pure, da un’altra parte.
Da: La Gazzetta del Mezzogiorno 17 gennaio 2012
di PASQUALE DORIA
MATERA - C’è bisogno di energia, eccome. Chi può negarlo? Ben venga il discorso sulle fonti rinnovabili, eolico compreso, purchè utili allo scopo. Ma se il rimedio inizia a rivelarsi peggiore del male, l’avanzarsi di qualche dubbio appare più che legittimo. A Matera si parla da una vita di radicamento, di segni straordinari e sedimentati nei millenni, di un territorio che non può non trarre vantaggi dalla sua irriproducibilità, di presenze della natura e della cultura spesso fusi in un solo straordinario paesaggio che attrae una quantità crescente di turisti. Insomma, la ricchezza di un lascito che viene da lontano è riconosciuta, interiorizzata, si potrebbe aggiungere. Ed è ormai nota a tutti anche la fragilità di quello che ci è stato consegnato, quindi, la necessità di salvaguardia attiva, oltre che di idonee condizioni per una buona fruizione. Di contro, nel registrare un sostanziale ritardo circa le pratiche di tutela, programmate e concretamente realizzate a favore della giusta restituzione su scala collettiva di un prezioso patrimonio, non mancano segnali contrastanti che sembrano imboccare direzioni diametralmente opposte.
L’energia eolica, si diceva. Un primo parziale censimento segnalava l’esordio anche sul territorio comunale di 14 aerogeneratori, così vengono anche definite le pale eoliche. Un conto generoso rispetto a ciò che è seguito e che rimane comunque parziale. Stiamo parlando già di un numero d’impianti destinato a salire, ma per quello che è accertato ora è a quota 45. Conteggio secco effettuato nell’ambito delle associazioni di cittadini con evidente sensibilità ambientaliste, per quanto abbastanza scoraggiate ad andare avanti, perchè il numero, nel frattempo, sarà sicuramente lievitato ancora. Ma andiamo per ordine. Nei giorni scorsi è stata data notizia di una richiesta da parte della Marcopolo Engineering, una società per azioni con sede legale in provincia di Cuneo, per la richiesta d’installazione di un impianto per lo sfruttamento finalizzato alla produzione di energia elettrica per una potenza di 35 mega watt da sviluppare tramite 14 aerogeneratori in località masseria Verzellina, una zona che s’incontra dopo la collina di Picciano, quasi a ridosso del territorio di Gravina. La domanda risale allo scorso primo aprile e gli interessati avrebbero potuto presentare le proprie osservazioni entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, ovvero entro lo scorso primo giugno.
Insomma, tempo scaduto. Lo è anche per una domanda solo di qualche giorno precedente. Quella della Meltemi energia con sede a Ruvo di Puglia, una delle pochissime del sud. Realizzerà un impianto della potenza di 34 mega watt con l’ausilio di 10 aerogeneratori, pale eoliche dell’altezza di cento metri, in località Reni. Anche questa zona si trova non lontano dalla collina di Picciano. Ancora dal Piemonte la presentazione di un progetto, quello della società Asia ambiente Italia, con sede a Torino, per la realizzazione di un impianto che svilupperà 19,8 mega watt con 6 aerogeneratori in località Ciccolocane, area a ridosso del borgo Venusio. Per finire, solamente alle domande presentate nello scorso aprile, c’è anche alla società Zefiro Energy, sede legale a Milano. Realizzerà un impianto da 37,5 mega watt con 15 aerogeneratori da impiantre in località Matina. Difficile capire dove si trova, perchè questo è un toponimo particolarmente diffuso a Matera, specialmente nelle zone collinari subpianeggianti che sorgono ai piedi dell’altopiano murgico. Sono solamente quattro dei progetti noti che sicuramente avranno preso in considerazione gli aspetti della componente paesaggistica e dell’avifauna. Ed è all’Uffico compatibiltà ambientale della Regione che vengono valutati gli studi consegnati sull’impatto ambientale. Ma il giudizio finale riguarda il singolo impianto, oppure il loro complesso?
Gli impianti in zone di alto valore paesaggistico
Il dubbio più gettonato è quello dell’obolo pubblico. Nel senso che riguardo all’eolico spesso viene sottolineato un limite capace d’incidere sulla bolletta energetica collettiva: che più del vento può l’incentivo. Evidenziato questo aspetto non secondario e spingendo lo sguardo verso la valle del Bradano, è impossibile non impattare contro le pale eoliche che svettano sul territorio del comune di Grottole. Il profilo del paesaggio, in quella direzione, è stato decisamente trasformato, in peggio, dalla presenza di quelli che sembrano enormi mulini a vento. Del resto, è il vento, la sua capacità di generare energia, che cercano di intercettare quelle pale bianche nel loro vorticoso e chissà quanto produttivo girare su se stesse.
Difficile non immaginare che un effetto altrettanto negativo non si rifletta pure sul territorio della città dei Sassi, realtà che quando conviene è annoverata retoricamente nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità che va stilando l’Unesco. Coccarda ambigua, specie se si considera che uno degli impianti sorgerà in contrada Ciccolocane, non lontano dal borgo Venusio. Siamo all’ingresso della città per chi arriva dalla dorsale adriatica. Decisamente non si direbbe un buon biglietto da visita per turisti e visitatori in genere. Si sbaglia anche chi ritiene che i due impianti pensati non lontano dal monte di Picciano non interferiscano in alcun modo con il paesaggio. Contrada Reni, in particolare, è intensamente caratterizzata dal tipico ambiente rurale che rende ben distinguibile il territorio materano. Da quelle parti sorge una vecchia masseria un tempo appartenuta alla famiglia Malvezzi. I più ferrati, quanto a memoria, ricordano perfettamente che lì, non a acaso, furono girate buona parte delle scene del film diretto Francesco Rosi C’era una volta. Titolo profetico. Del resto, non a caso, la zona collinare che fronteggia Picciano, sull’altro lato della strada che porta a Gravina, è ben nota agli archeologi.
Gli aerogeneratori, a quanto pare, sono particolarmente rumorosi. Ma è del tutto evidente che gli svantaggi dell'energia eolica sollecitano soprattutto a considerazioni di carattere estetico. Incidono nel deturpare il paesaggio? C’è una scuola di pensiero che non ha dubbi in proposito. Per sfruttare le zone più ventose si tende a posizionare le pale in alto, quindi in località di alto valore paesaggistico. Poi, da qualunque parte si spinge, lo sguardo non può non incrociarle. Loro girano e gli occhi pure, da un’altra parte.
Da: La Gazzetta del Mezzogiorno 17 gennaio 2012
lunedì 16 gennaio 2012
martedì 10 gennaio 2012
Da Matera chiesta nuovamente la moratoria petrolifera
di Enzo Palazzo
«È giunto il momento di fermare con una moratoria il raddoppio delle estrazioni petrolifere in Basilicata previste dal Memorandum. Sulle estrazioni in atto non si può fare nulla, ma avete l’obbligo e l’impegno morale di impedire nuove estrazioni, perché determinano un raddoppio dei rischi di inquinamento», è stato il messaggio che la ricercatrice americana Maria Rita D’Orsogna ha lasciato ai circa 300 spettatori (più 147 in diretta streaming di Olachannel) dopo tre ore di conferenza nella mediateca provinciale. Sono 91 mila i barili al giorno attualmente estratti in Basilicata, che gli ambientalisti ritengono essere un dato limite e storico da «congelare» con la moratoria. A questi 91 mila se ne stanno invece aggiungendo circa 13 mila barili in più da lavorare al centro oli di Viggiano, previsti, secondo la Regione dagli accordi del ’97, i 50 mila della concessione Total di Tempa Rossa e i 25 mila dall’area di Marsico Nuovo. Per un totale di circa 180 mila barili che «a conti fatti, dai 91 mila di partenza – dicono i movimenti – sarebbe un raddoppio di estrazioni avvenuto senza la firma del Memorandum».
La professoressa italo americana, che ha criticato il Memorandum e la Bonus card, ha puntato molto sui rischi che ogni nuova autorizzazione creerebbe. «La Basilicata è un unico grande bacino di superficie e di profondità, per cui – ha ribadito più volte – c’è il forte rischio di inquinare il circuito dell’acqua e dunque della catena alimentare». Ha anche aggiunto che trova «irresponsabile perforare nei monti di Marsico Nuovo, dove ci sono le sorgenti del fiume Agri», avvisando i lucani che «anche quando vi dicono che è tutto nella norma, occorre sapere che in Italia i limiti di tolleranza agli inquinanti sono ben più alti di quelli consentiti in altri Paesi».
E ha esposto gli esempi del nichel in Usa, tollerato fino a 0,1 mg./l., contro i 20 mg./l. dell’Italia; gli 0,5 della California per il manganese, contro i 50 per l’Italia; lo 0,01 per l’arsenico, limite tollerato in California, contro i 10 mg./l. italiani. Ha denunciato una concentrazione di idrocarburi nella diga del Pertusillo di 6,4 milligrammi/litro a dispetto di una concentrazione di idrocarburi permessi nelle acque potabili in Italia pari invece ad uno 0,0001 mg/l., affermando che in America per una cosa del genere le società responsabili sarebbero già state multate per 1 milione di dollari, come accaduto nello Stato di New York.
Infine, sull’elevato rischio di aborti spontanei determinati dall’idrogeno solforato, primo inquinante prodotto della raffinazione del petrolio lucano nei centri oli di Viggiano e Pisticci, permesso in Italia fino a 5 parti per milioni, contro i 0,005 ppm consigliati dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, la prof americana temuta dalle compagnie minerarie ha stimolato la chiesa cattolica lucana, a difendere la vita non solo contro gli aborti volontari, ma anche contro quelli indotti dall’H2S. «Come sta già facendo la chiesa abruzzese».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
«È giunto il momento di fermare con una moratoria il raddoppio delle estrazioni petrolifere in Basilicata previste dal Memorandum. Sulle estrazioni in atto non si può fare nulla, ma avete l’obbligo e l’impegno morale di impedire nuove estrazioni, perché determinano un raddoppio dei rischi di inquinamento», è stato il messaggio che la ricercatrice americana Maria Rita D’Orsogna ha lasciato ai circa 300 spettatori (più 147 in diretta streaming di Olachannel) dopo tre ore di conferenza nella mediateca provinciale. Sono 91 mila i barili al giorno attualmente estratti in Basilicata, che gli ambientalisti ritengono essere un dato limite e storico da «congelare» con la moratoria. A questi 91 mila se ne stanno invece aggiungendo circa 13 mila barili in più da lavorare al centro oli di Viggiano, previsti, secondo la Regione dagli accordi del ’97, i 50 mila della concessione Total di Tempa Rossa e i 25 mila dall’area di Marsico Nuovo. Per un totale di circa 180 mila barili che «a conti fatti, dai 91 mila di partenza – dicono i movimenti – sarebbe un raddoppio di estrazioni avvenuto senza la firma del Memorandum».
La professoressa italo americana, che ha criticato il Memorandum e la Bonus card, ha puntato molto sui rischi che ogni nuova autorizzazione creerebbe. «La Basilicata è un unico grande bacino di superficie e di profondità, per cui – ha ribadito più volte – c’è il forte rischio di inquinare il circuito dell’acqua e dunque della catena alimentare». Ha anche aggiunto che trova «irresponsabile perforare nei monti di Marsico Nuovo, dove ci sono le sorgenti del fiume Agri», avvisando i lucani che «anche quando vi dicono che è tutto nella norma, occorre sapere che in Italia i limiti di tolleranza agli inquinanti sono ben più alti di quelli consentiti in altri Paesi».
E ha esposto gli esempi del nichel in Usa, tollerato fino a 0,1 mg./l., contro i 20 mg./l. dell’Italia; gli 0,5 della California per il manganese, contro i 50 per l’Italia; lo 0,01 per l’arsenico, limite tollerato in California, contro i 10 mg./l. italiani. Ha denunciato una concentrazione di idrocarburi nella diga del Pertusillo di 6,4 milligrammi/litro a dispetto di una concentrazione di idrocarburi permessi nelle acque potabili in Italia pari invece ad uno 0,0001 mg/l., affermando che in America per una cosa del genere le società responsabili sarebbero già state multate per 1 milione di dollari, come accaduto nello Stato di New York.
Infine, sull’elevato rischio di aborti spontanei determinati dall’idrogeno solforato, primo inquinante prodotto della raffinazione del petrolio lucano nei centri oli di Viggiano e Pisticci, permesso in Italia fino a 5 parti per milioni, contro i 0,005 ppm consigliati dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, la prof americana temuta dalle compagnie minerarie ha stimolato la chiesa cattolica lucana, a difendere la vita non solo contro gli aborti volontari, ma anche contro quelli indotti dall’H2S. «Come sta già facendo la chiesa abruzzese».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
Riserva dei Calanchi di Montalbano: Dna della terra e tesoro snobbato
di Enzo Palazzo
MONTALBANO JONICO - La Riserva “figlia di enne enne”. A gennaio farà un anno di esistenza la Riserva speciale del Geosito dei calanchi di Montalbano Jonico, gestita dalla Provincia di Matera e nata sullo strato di Pleistocene medio di rara purezza geologica su cui si regge l’ab i t at o urbano, così perfetto da avere riconoscimenti internazionali dalle Università di geologia di mezzo mondo. Avrà, però, poco da festeggiare per il suo primo compleanno perché in un anno niente si è mosso.
Solo un paio di conferenze: la prima, che celebrava la nascita della Riserva, con l’Università di Bari ad illustrare le “meraviglie” del Geosito dei calanchi e con l’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, a prendersi i meriti di aver velocizzato l’iter della legge istitutiva. La seconda, svoltasi pochi giorni fa, alla presenza della responsabile del settore tutela del patrimonio geologico dell’Ispra di Roma, Maria Cristina Giovagnoli, e dell’assessore provinciale all’Ambiente, Giovanni Bonelli, in qualità di “proprietario” attuale dell’area protetta, e con il responsabile della Riserva naturale regionale Oasi Wwf “Calanchi di Atri”, Adriano De Ascentiis, invitato dal sindaco Enzo Devincenzis, ad illustrare in maniera pratica i vantaggi di un’area protetta che ha molte similitudini geologiche e culturali con la riserva di Montalbano. Il quale ha svelato con entusiasmo, come ad Atri arrivino ben 4mila visitatori all’anno e si gestiscano diversi progetti internazionali di ricerca faunistica e floristica, più centinaia di studi nei quali si cita l’area di Atri.
Tutta pubblicità che favorisce le produzioni locali agro-alimentari e che porta finanziamenti anche privati per lo sfruttamento del logo dell’area. Una ricchezza, dunque e non un problema. Nata dopo dieci anni di impegno di ambientalisti e amministratori locali, col solo supporto dell’Università di Bari, senza alcun finanziamento previsto dalla legge regionale istitutiva, la Riserva del Geosito di Montalbano è ancora senza un minimo di portafoglio finanziario, non previsto nemmeno nella finanziaria varata l’altro giorno in Regione, nonostante al convegno tenutosi in primavera, l’assessore Mancusi promise «il vestitino, dopo aver fatto nascere la creatura».
Potrebbero però arrivare coi prossimi piani finanziari “Life + per l’ambiente”: al convegno dell’altro giorno l’assessore Bonelli si è impegnato a destinarli «a questa bella Riserva che tutela uno dei patrimoni geo-orografici più identificativi del nostro territorio lucano».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
MONTALBANO JONICO - La Riserva “figlia di enne enne”. A gennaio farà un anno di esistenza la Riserva speciale del Geosito dei calanchi di Montalbano Jonico, gestita dalla Provincia di Matera e nata sullo strato di Pleistocene medio di rara purezza geologica su cui si regge l’ab i t at o urbano, così perfetto da avere riconoscimenti internazionali dalle Università di geologia di mezzo mondo. Avrà, però, poco da festeggiare per il suo primo compleanno perché in un anno niente si è mosso.
Solo un paio di conferenze: la prima, che celebrava la nascita della Riserva, con l’Università di Bari ad illustrare le “meraviglie” del Geosito dei calanchi e con l’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, a prendersi i meriti di aver velocizzato l’iter della legge istitutiva. La seconda, svoltasi pochi giorni fa, alla presenza della responsabile del settore tutela del patrimonio geologico dell’Ispra di Roma, Maria Cristina Giovagnoli, e dell’assessore provinciale all’Ambiente, Giovanni Bonelli, in qualità di “proprietario” attuale dell’area protetta, e con il responsabile della Riserva naturale regionale Oasi Wwf “Calanchi di Atri”, Adriano De Ascentiis, invitato dal sindaco Enzo Devincenzis, ad illustrare in maniera pratica i vantaggi di un’area protetta che ha molte similitudini geologiche e culturali con la riserva di Montalbano. Il quale ha svelato con entusiasmo, come ad Atri arrivino ben 4mila visitatori all’anno e si gestiscano diversi progetti internazionali di ricerca faunistica e floristica, più centinaia di studi nei quali si cita l’area di Atri.
Tutta pubblicità che favorisce le produzioni locali agro-alimentari e che porta finanziamenti anche privati per lo sfruttamento del logo dell’area. Una ricchezza, dunque e non un problema. Nata dopo dieci anni di impegno di ambientalisti e amministratori locali, col solo supporto dell’Università di Bari, senza alcun finanziamento previsto dalla legge regionale istitutiva, la Riserva del Geosito di Montalbano è ancora senza un minimo di portafoglio finanziario, non previsto nemmeno nella finanziaria varata l’altro giorno in Regione, nonostante al convegno tenutosi in primavera, l’assessore Mancusi promise «il vestitino, dopo aver fatto nascere la creatura».
Potrebbero però arrivare coi prossimi piani finanziari “Life + per l’ambiente”: al convegno dell’altro giorno l’assessore Bonelli si è impegnato a destinarli «a questa bella Riserva che tutela uno dei patrimoni geo-orografici più identificativi del nostro territorio lucano».
La Gazzetta del Mezzogiorno 10 gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Interessante osservazione di Falco pescatore
Nella Riserva Naturale di San Giuliano è stato osservato oggi, 8 gennaio 2012, un Falco pescatore. L'autore dell'interessante avvistamento è Gianluca Calia che ha gentilmente messo a disposizione la foto per questo blog.
La presenza del Falco pescatore in pieno inverno non è assolutamente usuale in quest'area. Sarà perciò interessante capire, nel caso ci saranno altre osservazioni e documentazioni, se tale specie potrà essere annoverata tra quelle svernanti in quest'area umida di grande valore ambientale e naturalistico. Ci auguriamo che Gianluca possa "catturare" altre immagini nelle prossime settimane che contribuiscano a definire meglio la fenologia di questo straordinario ospite invernale della Riserva.
La presenza del Falco pescatore in pieno inverno non è assolutamente usuale in quest'area. Sarà perciò interessante capire, nel caso ci saranno altre osservazioni e documentazioni, se tale specie potrà essere annoverata tra quelle svernanti in quest'area umida di grande valore ambientale e naturalistico. Ci auguriamo che Gianluca possa "catturare" altre immagini nelle prossime settimane che contribuiscano a definire meglio la fenologia di questo straordinario ospite invernale della Riserva.
venerdì 6 gennaio 2012
Danni alle voliere del CRAS a causa del forte vento
6 gennaio 2011
L'anno 2012 comincia davvero male: la Befana ha portato anche nella Riserva di San Giuliano forti raffiche di vento e danni!
Un pò dappertutto oggi si sono registrati problemi e situazioni di difficoltà. A causa del forte vento oggi alcuni alberi hanno subito forti oscillazioni e qualche grosso ramo si è spezzato e schiantato anche sulle voliere del Centro Recupero Animali Selvatici della Riserva di San Giuliano. Purtroppo non è la prima volta che succedono tali eventi in quest'area; l'ultimo in ordine cronologico lo scorso 1 marzo in occasione del forte nubifragio, che tutti in Basilicata ricordiamo, quando diversi alberi si schiantarono a terra e alcuni di essi colpirono anche le strutture del Centro Recupero provocando vari danni oltre che la morte di alcuni animali in cura. Si spera che quanto prima da parte della Provincia di Matera venga messa in sicurezza tutta l'area, come più volte sollecitato. Le strutture non possono resistere alla violenza degli alberi che cadono ogni volta che vi sono forti temporali e vento! Sarebbe davvero un peccato perdere questo presidio di soccorso della fauna realizzato grazie al Progetto LIFE Natura "Rapaci Lucani" con il contributo della Commissione Europea e della Provincia e che ancora oggi, dopo 5 anni dalla sua nascita, continua a rappresentare un fondamentale punto di riferimento per il soccorso e la cura di tantissimi animali selvatici rari e preziosi ritrovati in provincia di Matera ed in particolare nel materano.
Qui sotto alcune foto esemplificative scattate questo pomeriggio e lo scorso marzo 2011.
L'anno 2012 comincia davvero male: la Befana ha portato anche nella Riserva di San Giuliano forti raffiche di vento e danni!
Un pò dappertutto oggi si sono registrati problemi e situazioni di difficoltà. A causa del forte vento oggi alcuni alberi hanno subito forti oscillazioni e qualche grosso ramo si è spezzato e schiantato anche sulle voliere del Centro Recupero Animali Selvatici della Riserva di San Giuliano. Purtroppo non è la prima volta che succedono tali eventi in quest'area; l'ultimo in ordine cronologico lo scorso 1 marzo in occasione del forte nubifragio, che tutti in Basilicata ricordiamo, quando diversi alberi si schiantarono a terra e alcuni di essi colpirono anche le strutture del Centro Recupero provocando vari danni oltre che la morte di alcuni animali in cura. Si spera che quanto prima da parte della Provincia di Matera venga messa in sicurezza tutta l'area, come più volte sollecitato. Le strutture non possono resistere alla violenza degli alberi che cadono ogni volta che vi sono forti temporali e vento! Sarebbe davvero un peccato perdere questo presidio di soccorso della fauna realizzato grazie al Progetto LIFE Natura "Rapaci Lucani" con il contributo della Commissione Europea e della Provincia e che ancora oggi, dopo 5 anni dalla sua nascita, continua a rappresentare un fondamentale punto di riferimento per il soccorso e la cura di tantissimi animali selvatici rari e preziosi ritrovati in provincia di Matera ed in particolare nel materano.
Qui sotto alcune foto esemplificative scattate questo pomeriggio e lo scorso marzo 2011.
lunedì 2 gennaio 2012
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