lunedì 30 settembre 2013
6 ottobre 2013: birdwatching con la LIPU nella Riserva di San Giuliano
Si terrà nel weekend del 5 e 6 ottobre 2013 la nuova edizione dell’Eurobirdwatch, l’evento dedicato al birdwatching organizzato dalla LIPU-BirdLife Italia nel contesto di un evento europeo cui partecipano 33 Paesi aderenti a BirdLife International.
In Italia l’evento, che ha il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e di Federparchi, si svolgerà nelle oasi e riserve LIPU e in altre aree importanti in Italia per il birdwatching, quali aree protette, zone umide, aree collinari e montane.
La LIPU organizzerà da Nord a Sud visite guidate alla scoperta degli habitat naturali dove si possono osservare numerose specie di uccelli selvatici. Per i partecipanti, come di consueto, vi sarà la possibilità di collaborare direttamente a un grande censimento europeo degli uccelli migratori che in questo periodo attraversano l’italia per raggiungere le aree di svernamento.
In Basilicata l’iniziativa sarà organizzata nella Riserva Regionale di San Giuliano domenica 6 ottobre dalla Sezione LIPU di Gravina in Puglia (Ba), in collaborazione con il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) della Provincia di Matera. La Riserva comprende un vasto lago di origine artificiale, area di grande interesse paesaggistico e ornitologico, strategica per la sosta di migliaia di uccelli durante la migrazione, riconosciuta come SIC-ZPS e Zona Umida di Importanza Internazionale (zona Ramsar). Nella Riserva, oltre alle attività di tutela e monitoraggio scientifico/naturalistico svolto da diversi esperti, enti ed associazioni, è attivo da alcuni anni un Centro di Recupero (CRAS) istituito dalla Provincia di Matera che svolge, anche con la collaborazione dei volontari della LIPU, attività finalizzata al primo soccorso, cura, riabilitazione e liberazione di fauna selvatica in difficoltà ritrovata su tutto il territorio provinciale e consegnata da cittadini e forze dell’ordine. Nel corso dell’iniziativa saranno liberati alcuni rapaci curati dal CRAS nelle scorse settimane ed in particolare due bellissimi esemplari di Nibbio reale e un Falco pecchiaiolo.
L’appuntamento per gli interessati è alle ore 9 all’ingresso della Riserva Naturale Regionale San Giuliano presso lo svincolo “Diga San Giuliano” che si trova lungo la statale 7 Matera-Ferrandina, al km 560.
La partenza per i punti di osservazione situati lungo le sponde del lago è alle ore 9,15 con mezzi propri mentre la fine dell’attività è prevista per le ore 13,00. Chi è interessato potrà eventualmente continuare autonomamente a visitare la Riserva ed eventualmente usufruire, per il pranzo, di alcune aziende agrituristiche della zona. Nel pomeriggio, vista la breve distanza, è possibile anche recarsi a Miglionico per la visita al centro storico e al Castello del Malconsiglio. Da qui è possibile godere di uno dei più spettacolari panorami sul lago di San Giuliano e sull’intera Riserva.
Attrezzatura consigliata: binocolo, cannocchiale, guida al riconoscimento degli uccelli, macchina fotografica, giacca a vento se necessario, scarpe adeguate.
La partecipazione è gratuita ma per motivi organizzativi si consiglia di comunicare la propria adesione. Per informazioni e adesioni: LIPU 347.7578517 lipugravina@libero.it oppure 339.1637510 347.6103769 crasmatera@libero.it
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martedì 24 settembre 2013
Gufo pronto per essere liberato
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 25 settembre il gufo di cui avevamo raccontato la storia del recupero (leggi qui) sarà liberato nella stessa zona di ritrovamento, la valle del Bradano in contrada Dogana di Montescaglioso.
Ormai, dopo un'accurata pulizia del piumaggio effettuata presso il CRAS e alcuni giorni di degenza nella voliera di riabilitazione per riassettarsi le piume e le penne danneggiate dalle pannocchie di Setaria, è giunto il momento della sua reimmissione in natura. Il gufo è stato inanellato con anello ISPRA grazie alla collaborazione di Egidio Mallia del Parco di Gallipoli Cognato.
Ormai, dopo un'accurata pulizia del piumaggio effettuata presso il CRAS e alcuni giorni di degenza nella voliera di riabilitazione per riassettarsi le piume e le penne danneggiate dalle pannocchie di Setaria, è giunto il momento della sua reimmissione in natura. Il gufo è stato inanellato con anello ISPRA grazie alla collaborazione di Egidio Mallia del Parco di Gallipoli Cognato.
A destra il gufo nella voliera di riabilitazione |
Il gufo dopo la pulizia |
Continua in Basilicata il Progetto Biancone tramite i GPS a telemetria satellitare
Un biancone con preda |
Continua in Basilicata lo studio sul Biancone (Circaetus gallicus) iniziato nel 2010 dal Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane in collaborazione con l’Osservatorio Faunistico della Regione Basilicata e l’Università di Alicante (Spagna). La ricerca ha giá permesso per la prima volta in Italia di acquisire, attraverso il marcaggio con trasmittenti satellitari di 5 individui, importanti dati sulle strategie migratorie adottate della specie.
Il progetto prosegue grazie alla possibilità di impiego di due trasmittenti messe a disposizione dall’Università di Alicante, che in collaborazione anche con il CRAS di Matera, ha consentito, nella stagione riproduttiva 2013, di marcare due giovani Bianconi. Le trasmittenti, dal peso di 45 grammi (meno del 3% del peso delle aquile) funzionano tramite telemetria satellitare, una tecnica attraverso la quale è possibile seguire le migrazioni degli uccelli attraverso piccole radio alimentate da pannelli solari. Questi strumenti, che sono stati applicati tramite un leggerissimo “zainetto” pochi giorni prima che le giovani aquile si involassero dal nido, inviano dei dati (coordinate, ora e data) che sono poi scaricabili da internet. Il Biancone è un’aquila che nidifica in ambienti mediterranei, si nutre quasi esclusivamente di serpenti, e trascorre l’inverno prevalentemente in Africa.
Grazie al sistema GPS è possibile localizzare i bianconi con precisione e quindi valutare le rotte di migrazione utilizzate per attraversare il Mediterraneo e il Sahara, nonché le aree di svernamento in Africa tropicale ed in Sicilia.
Tre delle 5 giovani aquile marcate negli anni scorsi, purtroppo, sono state uccise illegalmente ad opera di bracconieri (una in Nigeria, una in Sicilia e una in Spagna), mentre delle altre 2, si sono persi i segnali in Africa per cause sconosciute. Anche per le due giovani aquile marcate quest’anno sarà possibile seguire gli spostamenti quotidiani riportati su mappe nella sezione dedicata, presente sul sito del Parco www.parcogallipolicognato.it
I primi risultati sono stati pubblicati nell’articolo "Extremely detoured migration in an inexperienced bird: interplay of transport costs and social interactions", sulla rivista Journal of Avian Biology, e mostrano come queste giovani aquile, se riescono a seguire gli adulti esperti, raggiungono l’Africa attraverso la Francia, la Spagna e lo Stretto di Gibilterra, invece di attraversare direttamente il mar Mediterraneo.
Uno dei due giovani equpaggiati con radiotrasmittente satellitare |
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sabato 21 settembre 2013
Un gufo "invischiato" salvato a Montescaglioso
20 settembre, un gufo è alla rierca di topi lungo una sterrata che costeggia un grande campo di mais nella Valle del Bradano ai piedi di Montescaglioso. Nulla di più normale per un rapace notturno: procurarsi il cibo quotodiano per garantirsi la sopravvivenza. L'imprevisto questa volta non è un veicolo o un bracconiere ma una banale pianta infestante caratterizzata da spighe particolarmente appiccicose. Una graminacea del genere Setaria, volgarmente chiamata Nchiappa nchiappa o Attaccacalze! Entrare in contatto con questa pianta durante un'attività di predazione per un rapace notturno è come cadere in una rete! Infatti il gufo avrà inseguito la sua preda fin dentro il cespuglio di questa particolare graminacea e nel cercare di rialzarsi in volo le sue ali e il suo corpo sono rimasti avvolti da numerose pannocchie che non scivolavano via ma vi si attaccavano in tutte le parti allo stesso modo degli insetti che cadono nella tela del ragno. Più si divincolava più peggiorava la situazione e alla fine vi è rimasto letteralmente intrappolato. Un piumaggio perfetto bloccato e danneggiato in pochi minuti...da una apparentemente innocua piantina.
Ad avvistarlo a terra, seminascoto tra i fusti di mais e i vari cespugli di Setaria, è stato un agricoltore di Montescaglioso che ha subito avvisato il Corpo Forestale dello Stato il quale a sua volta ha richiesto al CRAS un intervento sul posto per liberare il rapace e recuperarlo. Così è stato. Alle 14,00 è arrivata la telefonata del CFS e alle 14,15 l'operatore del CRAS era già sul posto (per fortuna in una zona non lontana dal Centro Recupero) per il soccorso dell'animale.
Dopo il recupero il piumaggio si presentava assolutamente compromesso e mai il gufo avrebbe potuto da solo riprendere il volo. Sarebbe forse rimasto lì per giorni, se nessuno si fosse accorto di lui, fino a morire di inedia e disidratazione. Con grande pazienza, pinze e forbicine sono state successivamente asportate tutte le spighette fino a liberare parzialmente le ali e le piume invase dalle piccole pannocchie. Dopo oltre un' ora di lavoro le ali, anche se malconce, erano separate dalle piume del collo e dell'addome e finalmente libere di muoversi...Ora si dovrà attendere qualche giorno per completare l'asportazione di altri frammenti vischiosi rimasti nelle parti più interne e delicate del piumaggio. La fase successiva sarà quella di verificare l'efficienza del volo e della termoregolazione. Certamente il piumaggio all'inizio non sarà bello e perfetto come prima ma ritornerà a volare nel suo habitat tra i campi e la macchia della Valle del Bradano! Con il tempo la mutà gli regalerà un nuovo vestito, sperando che nel frattempo non accada più l'incontro con la pericolosa Setaria.
Ad avvistarlo a terra, seminascoto tra i fusti di mais e i vari cespugli di Setaria, è stato un agricoltore di Montescaglioso che ha subito avvisato il Corpo Forestale dello Stato il quale a sua volta ha richiesto al CRAS un intervento sul posto per liberare il rapace e recuperarlo. Così è stato. Alle 14,00 è arrivata la telefonata del CFS e alle 14,15 l'operatore del CRAS era già sul posto (per fortuna in una zona non lontana dal Centro Recupero) per il soccorso dell'animale.
Dopo il recupero il piumaggio si presentava assolutamente compromesso e mai il gufo avrebbe potuto da solo riprendere il volo. Sarebbe forse rimasto lì per giorni, se nessuno si fosse accorto di lui, fino a morire di inedia e disidratazione. Con grande pazienza, pinze e forbicine sono state successivamente asportate tutte le spighette fino a liberare parzialmente le ali e le piume invase dalle piccole pannocchie. Dopo oltre un' ora di lavoro le ali, anche se malconce, erano separate dalle piume del collo e dell'addome e finalmente libere di muoversi...Ora si dovrà attendere qualche giorno per completare l'asportazione di altri frammenti vischiosi rimasti nelle parti più interne e delicate del piumaggio. La fase successiva sarà quella di verificare l'efficienza del volo e della termoregolazione. Certamente il piumaggio all'inizio non sarà bello e perfetto come prima ma ritornerà a volare nel suo habitat tra i campi e la macchia della Valle del Bradano! Con il tempo la mutà gli regalerà un nuovo vestito, sperando che nel frattempo non accada più l'incontro con la pericolosa Setaria.
Il gufo incapace di muoversi |
Il gufo su un tavolo durante le operazioni di asportazione delle pannocchie |
Dopo un pò di lavoro le sembianze del gufo sono state recuperate |
giovedì 19 settembre 2013
Rassegna stampa CRAS: 19 settembre 2013
Errori delle redazioni dei giornali: la foto ritrae un moscardino e non un ghiro - Clicca sull'immagine per ingrandireRassegna stampa web: |
Basento più protetto per la Cicogna nera: iniziativa dell'Osservatorio Faunistico Regionale
Lo scorso mese di agosto l'Osservatorio Regionale
degli Habitat Naturali e delle Popolazioni Faunistiche (ORF) della
Regione Basilicata, ai sensi dell'articolo 12 del Calendario Venatorio
Regionale 2013-2014 (DPGR 180 del 02/07/2013) ha proceduto ad una
tabellazione tecnica lungo il fiume Basento per precludere
temporaneamente (dal 01 settembre al 07 ottobre) alla caccia un tratto
di circa 10 km lungo la sponda sinistra del corso d'acqua tra Grassano e
Tricarico. Quel tratto, sulla base di vari monitoraggi promossi dal
Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane nell'ambito
del Progetto Cicogna nera, si è rivelato di strategica importanza per
la specie per i numerosi soggetti in transito migratorio, in attività
trofica e di riposo. L'interdizione dell'attività venatoria è
finalizzata pertanto a garantire la massima tranquillità all'area in un
periodo in cui gli animali hanno bisogno di zone trofiche in cui sostare e
prepararsi fisicamente al lungo viaggio migratorio.
Foto: Matteo Visceglia |
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martedì 17 settembre 2013
In un carico di legna 4 ghiri lucani salvati dalla LIPU
Alcuni giorni fa una nidiata di 4 giovani ghiri è finita accidentalmente in un carico di legna proveniente dalla Basilicata centrale e diretto in Puglia. La presenza di questi animali, probabilmente nascosti dentro un tronco cavo, è stata per fortuna subito notata e il proprietario del legname si è attivato per salvare i poveri ghiri. Grazie all'intervento immediato dei volontari della LIPU di Altamura, ed in particolare di Stefania Pellegrino, è stato possibile recuperarli, rifocillarli subito e metterli al sicuro. Gli stessi animali sono stati poi affidati al CRAS provinciale di San Giuliano che ha subito offerto la propria disponibilità ad accoglierli per provvedere a rimetterli quanto prima nel loro habitat naturale di provenienza, i grandiosi boschi di querce che ricoprono buona parte della regione. L'intervento di reimmissione in natura sarà concordato con il Parco Regionale di Gallipoli Cognato e supportato dalla collaborazione del proprio personale tecnico e veterinario.
Il Ghiro (Glis glis) ha un areale che comprende Europa e Asia. In Europa è presente dal nord della Spagna fino all'Ucraina. In Italia è molto comune in tutte le formazioni forestali mature, tranne che nella Pianura Padana, nella penisola salentina e nella Sicilia occidentale.
Pur essendo specie protetta dalle normative nazionali ed europee è vittima di bracconaggio in alcune aree italiane, in particolare in alcune zone della Calabria dove viene catturato per essere rivenduto ai ristoranti o per essere mangiato dai locali. Il bracconaggio al ghiro non è purtroppo pratica nuova e probabilmente essa risalirebbe all´epoca romana, quando questi animali rappresentavano un´importante riserva di cibo per le legioni che affrontavano lunghe campagne di guerra in regioni remote. Oggi non ha più senso uccidere barbaramente, spesso con varie trappole, questo bellissimo roditore che vive nei nostri boschi e che rappresenta un buon segno di qualità dei sistemi forestali.
Il Ghiro (Glis glis) ha un areale che comprende Europa e Asia. In Europa è presente dal nord della Spagna fino all'Ucraina. In Italia è molto comune in tutte le formazioni forestali mature, tranne che nella Pianura Padana, nella penisola salentina e nella Sicilia occidentale.
Pur essendo specie protetta dalle normative nazionali ed europee è vittima di bracconaggio in alcune aree italiane, in particolare in alcune zone della Calabria dove viene catturato per essere rivenduto ai ristoranti o per essere mangiato dai locali. Il bracconaggio al ghiro non è purtroppo pratica nuova e probabilmente essa risalirebbe all´epoca romana, quando questi animali rappresentavano un´importante riserva di cibo per le legioni che affrontavano lunghe campagne di guerra in regioni remote. Oggi non ha più senso uccidere barbaramente, spesso con varie trappole, questo bellissimo roditore che vive nei nostri boschi e che rappresenta un buon segno di qualità dei sistemi forestali.
domenica 15 settembre 2013
Rondone pallido: pronto per partire
E' stato un pò difficile ma alla fine il piccolo rondone pallido trovato a terra moribondo presso il Duomo di Matera il 25 agosto scorso ora è pronto per riprendersi la sua vita libera...
Differenza di crescita in 21 giorni |
venerdì 13 settembre 2013
Matera, il fronte nato contro il Parco “le Reni” si ferma davanti alla controproposta della società
Si spegne il fuoco delle polemiche, dietrofront del comitato che aveva
annunciato battaglia contro l'assalto delle pale eoliche. Il 18 scade il
termine per la presentazione del progetto, ma di azioni legali per
fermarlo non c’è neanche l’ombra
MATERA - Avevano assicurato battaglia contro il progetto che prevede la realizzazione di un nuovo parco eolico in località “Le Reni”, con tutti i mezzi e gli strumenti a disposizione. Quelle nove pale, alte 150 metri, per una potenza complessiva pari a 30 megawatt da realizzare sull'altopiano al confine con Altamura rappresentano un vero e proprio danno ambientale, per altro da realizzare in una zona a tutt’altra vocazione. “Un errore da ogni punto di vista”: il presidente lucano dall’istituto di urbanistica, Lorenzo Rota, era finito anche sulle colonne di Repubblica per questa netta opposizione al progetto della Meltemi, che, insieme a quello alla Zefiro Energy, lo scorso giugno, aveva avuto il via libera definitivo da parte della Giunta regionale.
Una delibera con la quale si autorizzavano due progetti considerati come potenziali scempi per il paesaggio della città patrimonio dell’Unesco che era stato accolta con molte polemiche sul territorio e che aveva animato molti pubblici dibattiti. Protagonisti l’Istituto Inu ma anche alcune associazioni ambientaliste della zona. «No all’assalto dell’eolico nella città dei Sassi», era stato il grido di battaglia che nel caso del parco eolico della Zefiro - che avrebbe interessato direttamente la Murgia materana - si è chiuso positivamente, con il ritiro da parte di quest’ultima società. Annunciavano ricorso contro la Melteco, che è stata venduta dopo essersi aggiudicata l’asta ad Asia, e l’iter autorizzativo del progetto contraddistinto da molte anomalie. Proprio il Quotidiano aveva messo in luce come l’ok definitivo della Giunta sarebbe arrivata a seguito di una conferenza dei servizi dalla quale risultavano assenti Comune di Matera, uffici e dipartimenti regionali come quelli delle Infrastrutture e dell'Agricoltura, dell'Urbanistica e della tutela del paesaggio, dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale.
Ma soprattutto in assenza dei pareri delle Soprintendenze, dei Beni archeologici e di quelli architettonici e paesaggistici, che precedentemente il problema di una eccessiva lontananza del sito dalla stazione elettrica Terna. Elementi contraddittori che non sfuggiti al comitato che si apprestava a dare battaglia all’assalto delle pale. Solo che, a distanza di qualche mese, il vento di bonaccia sembra aver definitivamente spento il fuoco delle polemiche. Il 18 scade il termine per la presentazione del progetto, ma di azioni legali contro il progetto non c’è neanche l’ombra. Al Tar non è stato depositato nulla. Tutti sembrano essersi tirati indietro. Non c’è il ricorso dell’amministrazione comunale, che invece nel caso del progetto della Zefiro aveva deciso di rivolgersi al Tar. L’assessore al ramo, Rocco Rivelli spiega: «Abbiamo assunto due comportamenti diversi, perché si tratta di progetti diversi.
Il parco della Zefiro che sarebbe dovuto sorgere sulla Murgia materana avrebbe rappresentato una vera minaccia per i sassi. Diverso è il caso del Parco “Le reni”, che dovrebbe sorgere in una zona lontana dal centro abitato, con impianti non visibili dai sassi, e quindi con un impatto ambientale minimo». La posizione dell’amministrazione comunale sarà pure discutibile ma è chiara. Ma quello che è più strano, invece, è che non abbiano presentato il ricorso annunciato con tanta enfasi, neanche gli oppositori non istituzionali del progetto, a partire dall’Istituto di urbanistica, le associazioni ambientaliste e i cittadini che avevano aderito al comitato nato ad hoc. In realtà sembra che da parte della società sia arrivata una “proposta di trattativa” che prevede questo: se il progetto del parco va avanti gli imprenditori dell’energia ottenuta dal vento si impegnano a rilevare e rimettere in sesto la Masseria Venusia al momento in stato di completo abbandono. Il comitato si sarebbe fermato nell’azione di protesta davanti a questa contro proposta. Ma il fronte non è compatto. C’è chi ritiene, infatti, che qualsiasi forma di compensazione non possa comunque ripagare dai danni che la realizzazione dei nove colossi comporterebbero. Il comitato è tornato a riunirsi proprio ieri sera per decidere sul da farsi. Al termine per la presentazione del ricorso fissato per il 18 settembre prossimo mancano solo pochi giorni. Forse troppo pochi per mettere in piedi un’azione legale in grado di bloccare la realizzazione del Parco.
E la delusione monta tra chi aveva creduto veramente in un protesta da portare avanti con caraggio fino in fondo, senza se e senza ma.
MARIATERESA LABANCA
Fonte: http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/news/cronache/716743/Matera--il-fronte-nato-contro.html
MATERA - Avevano assicurato battaglia contro il progetto che prevede la realizzazione di un nuovo parco eolico in località “Le Reni”, con tutti i mezzi e gli strumenti a disposizione. Quelle nove pale, alte 150 metri, per una potenza complessiva pari a 30 megawatt da realizzare sull'altopiano al confine con Altamura rappresentano un vero e proprio danno ambientale, per altro da realizzare in una zona a tutt’altra vocazione. “Un errore da ogni punto di vista”: il presidente lucano dall’istituto di urbanistica, Lorenzo Rota, era finito anche sulle colonne di Repubblica per questa netta opposizione al progetto della Meltemi, che, insieme a quello alla Zefiro Energy, lo scorso giugno, aveva avuto il via libera definitivo da parte della Giunta regionale.
Una delibera con la quale si autorizzavano due progetti considerati come potenziali scempi per il paesaggio della città patrimonio dell’Unesco che era stato accolta con molte polemiche sul territorio e che aveva animato molti pubblici dibattiti. Protagonisti l’Istituto Inu ma anche alcune associazioni ambientaliste della zona. «No all’assalto dell’eolico nella città dei Sassi», era stato il grido di battaglia che nel caso del parco eolico della Zefiro - che avrebbe interessato direttamente la Murgia materana - si è chiuso positivamente, con il ritiro da parte di quest’ultima società. Annunciavano ricorso contro la Melteco, che è stata venduta dopo essersi aggiudicata l’asta ad Asia, e l’iter autorizzativo del progetto contraddistinto da molte anomalie. Proprio il Quotidiano aveva messo in luce come l’ok definitivo della Giunta sarebbe arrivata a seguito di una conferenza dei servizi dalla quale risultavano assenti Comune di Matera, uffici e dipartimenti regionali come quelli delle Infrastrutture e dell'Agricoltura, dell'Urbanistica e della tutela del paesaggio, dell'Agricoltura e dello Sviluppo rurale.
Ma soprattutto in assenza dei pareri delle Soprintendenze, dei Beni archeologici e di quelli architettonici e paesaggistici, che precedentemente il problema di una eccessiva lontananza del sito dalla stazione elettrica Terna. Elementi contraddittori che non sfuggiti al comitato che si apprestava a dare battaglia all’assalto delle pale. Solo che, a distanza di qualche mese, il vento di bonaccia sembra aver definitivamente spento il fuoco delle polemiche. Il 18 scade il termine per la presentazione del progetto, ma di azioni legali contro il progetto non c’è neanche l’ombra. Al Tar non è stato depositato nulla. Tutti sembrano essersi tirati indietro. Non c’è il ricorso dell’amministrazione comunale, che invece nel caso del progetto della Zefiro aveva deciso di rivolgersi al Tar. L’assessore al ramo, Rocco Rivelli spiega: «Abbiamo assunto due comportamenti diversi, perché si tratta di progetti diversi.
Il parco della Zefiro che sarebbe dovuto sorgere sulla Murgia materana avrebbe rappresentato una vera minaccia per i sassi. Diverso è il caso del Parco “Le reni”, che dovrebbe sorgere in una zona lontana dal centro abitato, con impianti non visibili dai sassi, e quindi con un impatto ambientale minimo». La posizione dell’amministrazione comunale sarà pure discutibile ma è chiara. Ma quello che è più strano, invece, è che non abbiano presentato il ricorso annunciato con tanta enfasi, neanche gli oppositori non istituzionali del progetto, a partire dall’Istituto di urbanistica, le associazioni ambientaliste e i cittadini che avevano aderito al comitato nato ad hoc. In realtà sembra che da parte della società sia arrivata una “proposta di trattativa” che prevede questo: se il progetto del parco va avanti gli imprenditori dell’energia ottenuta dal vento si impegnano a rilevare e rimettere in sesto la Masseria Venusia al momento in stato di completo abbandono. Il comitato si sarebbe fermato nell’azione di protesta davanti a questa contro proposta. Ma il fronte non è compatto. C’è chi ritiene, infatti, che qualsiasi forma di compensazione non possa comunque ripagare dai danni che la realizzazione dei nove colossi comporterebbero. Il comitato è tornato a riunirsi proprio ieri sera per decidere sul da farsi. Al termine per la presentazione del ricorso fissato per il 18 settembre prossimo mancano solo pochi giorni. Forse troppo pochi per mettere in piedi un’azione legale in grado di bloccare la realizzazione del Parco.
E la delusione monta tra chi aveva creduto veramente in un protesta da portare avanti con caraggio fino in fondo, senza se e senza ma.
MARIATERESA LABANCA
Fonte: http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/news/cronache/716743/Matera--il-fronte-nato-contro.html
lunedì 9 settembre 2013
domenica 8 settembre 2013
Presentazione libro Un cuore tra i lupi
sabato 7 settembre 2013
CFS di Grottole sequestra una trappola per catturare fauna selvatica
Durante il normale controllo del territorio, il
personale del Comando Stazione Forestale di Grottole, rinveniva in
località Piano del Monaco – fiume Basento, in agro del Comune di
Grottole, , una trappola allestita per la cattura di fauna selvatica,
posizionata all’interno di un fondo agricolo.
Il congegno, posto sotto sequestro, era costituito da una gabbia realizzata in struttura e rete metallica, munita di chiusura scorrevole “a ghigliottina”, al cui interno erano state depositate come esca dei vegetali.
Il meccanismo di scatto sarebbe stato attivato dalla preda introdottasi al suo interno per mangiare i vegetali.
Il personale forestale ha utilizzato la strumentazione in normale dotazione di tutte le pattuglie che quotidianamente operano sul territorio, ovvero apparecchiature GPS e applicativi cartografici in grado di fornire in tempo reale informazioni sul territorio perlustrato.
Pertanto, fin dai primi momenti dell’accertamento, il personale del C.F.S. riusciva ad individuare il proprietario del fondo agricolo, prontamente deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di esercizio abusivo di attività venatoria.
Il congegno, posto sotto sequestro, era costituito da una gabbia realizzata in struttura e rete metallica, munita di chiusura scorrevole “a ghigliottina”, al cui interno erano state depositate come esca dei vegetali.
Il meccanismo di scatto sarebbe stato attivato dalla preda introdottasi al suo interno per mangiare i vegetali.
Il personale forestale ha utilizzato la strumentazione in normale dotazione di tutte le pattuglie che quotidianamente operano sul territorio, ovvero apparecchiature GPS e applicativi cartografici in grado di fornire in tempo reale informazioni sul territorio perlustrato.
Pertanto, fin dai primi momenti dell’accertamento, il personale del C.F.S. riusciva ad individuare il proprietario del fondo agricolo, prontamente deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di esercizio abusivo di attività venatoria.
Bracconaggio: L’A.N.P.A.N.A. dI Matera rimuove una trappola presso l'Oasi di San Giuliano
Nel pomeriggio dello scorso
31/08/2013 durante il servizio svolto dalle Guardie Ecozoofile volontarie
dell’A.N.P.A.N.A. della sezione Provinciale di Matera coordinati dal Dirigente
Provinciale Gianfranco Girolamo, in località “Torrente Acquaviva” presso il
bosco demaniale della Riserva Naturale del Lago di San Giuliano in agro di
Miglionico (MT), è stata rinvenuta una trappola realizzata rudimentalmente con
del cavo d’acciaio opportunamente congegnata in modo da realizzare un cappio
scorsoio dotato di un piccolo rostro rudimentale atto ad infliggere ulteriori
sofferenze alla preda catturata. La trappola illegale era ancorata al tronco di
un’albero, ed era posta per la cattura di selvaggina di piccola e media taglia
e specie particolarmente protette come istrici e tassi.
Le Guardie Ecozoofile
dell’A.N.P.A.N.A. hanno ricercato elementi nella zona del ritrovamento utili all’individuazione di chiunque
abbia posto in funzione la trappola ed hanno segnalato il reato all’Autorità Giudiziaria competente.
Sono tuttora in corso
accertamenti per cercare di individuare gli autori di tale illecito.
L’episodio porta altresì in
primo piano il grave rischio che le pratiche di caccia illegali si estendano
anche presso le Oasi Protette che ospita il nostro territorio, per le stesse
ragioni si sollecita un’opportuno supporto istituzionale affinchè si possa
alzare la guardia sugli stessi siti ed evitare che episodi come quello appena
descritto possano perpetrarsi.
Gianfranco Girolamo mostra la trappola |
mercoledì 4 settembre 2013
Bianconi lucani in partenza per l'Africa
Come uccidere i rondoni con i dissuasori per piccioni
In molti centri storici i rondoni utilizzano piccole cavità o fessure per nidificare. I buchi (fori pontai) delle facciate di chiese e palazzi vengono però sempre più spesso ostruiti completamente con cemento o parzialmente mediante aghi dissuasori progettati per impedire l'ingresso ai piccioni o, purtroppo, anche ad altre specie come i grillai. I rondoni però tentano di infilarsi tra gli aghi e rimangono incastrati fino a morire tra mille sofferenze. Ecco nelle foto qui sotto come si presentano alcuni nidi. Non è una bella cosa da vedersi specie se il centro storico è meta di visitatori e turisti. La LIPU ed altre associazioni stanno cercando di risolvere il problema sensibilizzando le amministrazioni affinchè facciano interventi che preservino la possibilità di nidificazione a rondoni e grillai i quali non danno assolutamente alcun problema.
Leggi anche qui di un caso analogo a Firenze!
Leggi anche qui di un caso analogo a Firenze!
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lunedì 2 settembre 2013
Adulto e giovane di Capovaccaio in Basilicata
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