Nell’ambito del Progetto LIFE Natura
Egyptian Vulture finalizzato alla conservazione del Capovaccaio
e avviato da circa un anno coinvolgendo Italia e Isole Canarie, nello scorso mese di agosto sono state rilasciate
con la tecnica dell’hacking nel Parco Regionale della Murgia Materana 2 giovani
femmine di questa specie nate nel più grande centro europeo di riproduzione in
cattività e gestito dall’Associazione CERM (Centro Rapaci Minacciati). Il
progetto, coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale) e con la collaborazione di diversi Enti tra cui la Regione
Basilicata e l’Ente Parco della Murgia Materana, mira a sostenere e dare un futuro alla esigua popolazione
della specie, ridotta ormai a poco più di 10 coppie in tutta Italia.
Il 9 agosto sono arrivate in Basilicata
direttamente dal CERM le due giovani Bianca e Clara e sono state
temporaneamente accolte ed ospitate presso le voliere del CRAS materano al fine
di consentire il riposo dopo un lungo viaggio in macchina dalla Toscana a cura
dell’ISPRA e con l’assistenza del direttore del CERM Guido Ceccolini e
predisporre l’area destinata al loro ambientamento e rilascio nel Parco della
Murgia materana.
Dopo 22 giorni di permanenza nell’area di
rilascio durante i quali sono state quotidianamente seguite a distanza,
sorvegliate con telecamere e alimentate con un apposito carnaio grazie al
supporto di un team di esperti e volontari,
il 3 settembre le due giovani hanno istintivamente ed autonomamente
intrapreso la migrazione verso l’Africa giungendo dopo un percorso perfetto in
Sicilia occidentale da dove avrebbero dovuto fare il passo più difficile
attraversando il mare aperto per raggiungere la Tunisia.
Il 9 settembre nell’area del Trapanese,
non lontano da Mazara del Vallo, un colpo di fucile ha barbaramente stroncato
la vita di Clara mettendo fine ad un ambizioso obiettivo di tutela e
conservazione della specie che avrebbe consentito di avere nei prossimi anni
altri potenziali riproduttori capaci di rafforzare l’esigua popolazione
italiana concentrata ormai solo in Basilicata e Sicilia.
Grazie ai dati del trasmettitore GPS/GSM
con cui le due giovani erano state equipaggiate prima del rilascio è stato
possibile scoprire e denunciare questo grave atto di bracconaggio e consentirne
il recupero del corpo grazie alla segnalazione e al successivo intervento dei
Carabinieri del Servizio CITES della
Sicilia che l’hanno prontamente conferita presso l’Istituto Zooprofilattico
della Sicilia per le analisi necroscopiche permettendo così di evidenziare la
presenza di 7 pallini nel corpo.
Matteo Visceglia, responsabile
CERM della Basilicata che ha partecipato
attivamente alle varie operazioni di rilascio e di gestione degli interventi
sul campo non nasconde il suo sdegno per quanto accaduto.
“Si tratta di un gravissimo atto di bracconaggio ai
danni di una specie in via di estinzione in Italia, superprotetta sulla carta
ma che gode purtroppo ancora di scarsa attenzione come evidenziano anche tali
episodi. La morte di questo giovane capovaccaio ci dimostra come una delle
cause della difficile ripresa della specie in Italia è dovuta a fattori quasi esclusivamente
antropici. Oltre al bracconaggio nelle aree più critiche come la Sicilia
occidentale e lo stesso Stretto di Messina vi sono elevati rischi di
folgorazione sulle linee elettriche più pericolose e di impatto contro pale
eoliche, ormai diffusissime proprio nelle aree del Sud. Come il Capovaccaio
anche altre specie stanno subendo duri contraccolpi per la continua avanzata
degli impianti eolici e della diffusa rete di linee elettriche quasi
completamente prive di sicurezza rispetto ai rischi di folgorazione a danno dei
rapaci e degli altri grandi volatori come le cicogne.
In Basilicata da tempo monitoriamo la specie allo
scopo di valutarne lo status con il passare degli anni. Da circa 30 anni
abbiamo constatato che il numero di coppie presenti non ha mai subito alcun
incremento nonostante la nascita e l’involo di decine di giovani dai 2 siti riproduttivi
noti. Questo dato purtroppo va interpretato come un segnale di allarme per gli
elevati rischi a cui sono esposti i giovani soprattutto nel loro primo anno,
quando devono superare territori pieni di linee elettriche, impianti eolici,
bocconi avvelenati e zone di passaggio migratorio occupate da bracconieri che
sparano a qualunque cosa si muove con gravi ripercussioni sulla biodiversità”.
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Clara a sx e Bianca a dx all'arrivo al CRAS di Matera |
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Guido Ceccolini e Matteo Visceglia del CERM durante il marcaggio con GPS |
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Clara in alimentazione |
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Clara in abbeverata |
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Clara nell'area di rilascio |
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Clara in volo |
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Percorso migratorio di Clara prima di essere uccisa |
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Clara al momento del ritrovamento della carcassa |
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Particolare |
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Radiografia |