mercoledì 14 marzo 2007

Quale sviluppo?


Ho letto sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 05 marzo 2007 l' articolo a favore dell'eolico in Basilicata! Ho preso spunto da questo articolo per fare una piccola riflessione esternando il mio modestissimo punto di vista.
Ho l'impressione che attraverso certe dichiarazioni e certa informazione (mi riferisco a livello generale) stia emergendo sempre più un modello di sviluppo locale dove quello che conta è il risultato immediato e materiale a scapito dell'integrità e della bellezza futura del territorio e delle sue ricchezze intrinseche. Il prezzo e il valore della nostra Basilicata, che dovrebbe crescere e svilupparsi sull'onda di un turismo di grande qualità e sostenibilità reale, viene misurato e stabilito con gli indici degli anemometri e poco o nulla vale tutto quello che, all'ombra delle lunghe pale, ha solo il difetto di essere "miseramente" bello e che non si può facilmente commerciare. Il territorio lucano si sta ormai avviando a perdere quei frammenti di bellezza (o wilderness, come qualcuno ancora li chiama) che ancora conserva, diventando una terra di conquista dalla foce dei fiumi alle colline dell'entroterra, dai monti boscosi ai grandi specchi d'acqua.
Si deve fare qualcosa di più, non è possibile assistere a queste continue e sistematiche erosioni dell' integrità e della biodiversità di una terra antica e magica giustificate da chi parla in nome di uno sviluppo sostenibile tutto da verificare e dimostrare. Non sarebbe ora, parlando di energia, di promuovere a tutti i livelli massicce e capillari campagne sul risparmio e sullo sviluppo di sistemi di produzione energetica basati, ad esempio, sui pannelli fotovoltaici?
Ma per i comuni è proprio tanto difficile crescere senza royalties? La prostrazione ai piedi dei nuovi conquistadores nascondono i malanni sociali di secoli di storia! Occorrerebbe almeno provare a cambiare le ottiche per inquadrare il territorio in una dimensione di sviluppo armonico ed integrato con le tante preziose realtà locali che a volte, costrette ognuna ad immaginare un proprio spicchio di futuro, non sanno di custodire dentro di se le vere ricchezze che si perpetuano per sempre lasciando ai nostri figli una terra degna di essere vissuta ed ereditata. Abbiamo davvero sempre bisogno di grandi multinazionali che ci risolvono i problemi dell'economia e del lavoro? Un popolo come il nostro, seicentomila anime in perenne ricerca di futuro ed identità, dovrebbe ritenersi un po' fortunato di essere nato in una terra sicuramente straordinaria e si deve preoccupare, oggi più che mai, di non sperperare ai "4 venti" le proprie autentiche ricchezze che mai più ritorneranno.

Matteo Visceglia

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