Comunicato stampa,
Milano , 30 gennaio 2009
31 gennaio termina la stagione di caccia.
Ecatombe anche di esseri umani per lo scarso rispetto delle norme di sicurezza
Il bracconaggio resta fuori controllo in diverse aree del Paese, mentre al Senato si prepara la grande deregulation.
37 morti e 73 feriti sono il corollario di una stagione venatoria ove il rispetto delle norme di sicurezza, oltre che della fauna protetta è ancora una chimera.
Al tramonto di sabato 31 gennaio si conclude la stagione di caccia 2008/09, iniziata a settembre.
I cacciatori italiani sono passati dai 2 milioni degli anni ’60 ai circa 700.000 di oggi, ed un’attività ormai oggetto del disprezzo della maggioranza degli Italiani, di scarso interesse per i giovani d’oggi, cerca di sopravvivere ai propri errori invocando assurde deregulations , anziché concorrere alla salvaguardia del patrimonio faunistico e degli habitat.
I dati della stagione di caccia che volge alla fine attestano una sequenza impressionante di fatti di sangue o altri incidenti di caccia: 37 morti e 73 feriti per episodi correlati all’impiego di armi da caccia o all’esercizio venatorio (circa la metà nel corso di battute di caccia al cinghiale). 2 morti e 6 feriti tra gente comune coinvolta ,anche se non stava praticando la caccia.
Anche l’alto numero di cacciatori colpiti da infarto nella zone di caccia, mentre vagavano con armi cariche, dimostra la frettolosità degli esami medici per il rinnovo delle licenze, e l’inadeguatezza del Decreto del Ministero Sanità del 28/4/1998 sui requisiti psicofisici per esercitare la caccia, che nulla prescrivono o vietano in caso di malattie cardiovascolari.
L’insufficienza dell’attività di vigilanza non riesce ancora a contrastare alcune importanti sacche di bracconaggio, come nella provincia di Brescia, nei laghi costieri pugliesi, in Sardegna e nelle lagune venete, compreso in special modo il Delta del Po, nelle piccole isole tirreniche e siciliane, ove imperversano l’abbattimento di esemplari di specie protette, il mancato rispetto dei limiti di carniere, l’impiego di mezzi non consentiti (come trappole, lacci, uso di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico).
Ancora inattuato dalle Regioni il divieto di impiego di pallini di piombo nella caccia in zone umide, previsto dalla legge 66/2006.
Sono sempre in corso due ulteriori procedure di infrazione comunitaria, avviate dalla Commissione UE, su violazioni da parte di 13 Regioni della Direttiva 79/409 CEE sulla protezione degli uccelli selvatici, per la caccia in deroga a specie protette (come fringuelli, peppole, passeri).
Nel frattempo in Commissione Territorio/Ambiente del Senato si sta elaborando il testo unificato di una decina di proposte di deregulation (quasi tutte del PDL), per aumentare i periodi di caccia, depenalizzare sia l’uccisione di specie protette, sia l’uso dei bocconi avvelenati e lo sparo dagli autoveicoli, e per incrementare la mobilità interregionale dei cacciatori di animali migratori.
Lega Abolizione Caccia, Ufficio Stampa
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