sabato 29 dicembre 2018
Liberazione di una Poiana nelle campagne materane
L'anno 2018 sta per finire e in questi giorni stiamo rilasciando gli ultimi rapaci curati e riabilitati. In questo breve video abbiamo voluto condividere l'emozione di vedere una stupenda Poiana spiccare nuovamente il volo dopo un periodo di cure a causa di un brutto trauma alla testa. Era stata trovata, incapace di volare, nelle campagne di Grassano lo scorso novembre e poi affidata al CRAS dalla Polizia Locale. L'abbiamo curata ogni giorno e ci abbiamo messo tutto l'impegno necessario per rimetterla in sesto e restituirla alla natura. Buona fortuna a lei!
mercoledì 26 dicembre 2018
ANCORA UNA LONTRA MORTA SULLE STRADE LUCANE, VITTIMA DEL TRAFFICO VEICOLARE
Alla vigilia di
Natale ancora un nuovo ritrovamento di una preziosa Lontra europea vittima del
traffico veicolare lungo la strada provinciale Matera-Metaponto. A
seguito di una segnalazione pervenuta al CRAS (Centro Recupero Animali
Selvatici) del materano è stato subito effettuato un sopralluogo sul posto per rintracciare
e recuperare subito la carcassa dell’esemplare, evitandone la distruzione o la
scomparsa, e destinare i suoi resti alla ricerca scientifica che va avanti da alcuni anni grazie anche all’apporto di diversi
campioni recuperati da vari centri
recupero, autorità sanitarie, organi di
polizia ed enti parco con modalità analoghe.
Il sito di ritrovamento coincide con un altro in cui era stata rinvenuta un’altra Lontra la scorsa estate. Stessa strada e stesso punto confermando la pericolosità di quel tratto e non si esclude che altri esemplari non siano stati segnalati, come spesso succede. In Basilicata, sulla base dei dati di mortalità della Lontra che si stanno puntualmente raccogliendo da alcuni anni su alcune strade, ormai sappiamo che vi è un forte impatto sulla conservazione della Lontra determinato proprio dal cosiddetto “road killing”.
Il responsabile del CRAS Matteo Visceglia ha dichiarato:
"La segnalazione purtroppo è arrivata la
vigilia di Natale, e già questo prefigurava qualche difficoltà operativa per eventuale
intervento di recupero secondo i protocolli standard. Abbiano accertato che erano
trascorse circa 24-36 ore dall’investimento e non era stata effettuata alcuna segnalazione
agli organi di polizia da parte di automobilisti, perciò ci siamo attivati come
CRAS e abbiamo innanzitutto cercato di verificare se a distanza di tante ore la
carcassa fosse ancora sul posto ed in stato di sufficiente integrità. Una volta
individuata, per evitare ogni rischio di distruzione da parte di veicoli o
animali necrofagi, abbiamo provveduto,
come in altre occasioni, al recupero e
all’immediata conservazione in un congelatore. Contestualmente abbiamo
informato del recupero il servizio veterinario ASM territorialmente competente per
ogni procedura autorizzativa al trasferimento della carcassa presso la sezione
di Matera dell'IZS Istituto Zooprofilattico Sperimentale per gli accertamenti
sulle cause di morte e per le varie analisi di approfondimento effettuate
nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale di Azione per la Conservazione
della Lontra in Italia a cui il nostro CRAS
sta da anni offrendo la propria collaborazione per quanto di propria competenza”.
Il sito di ritrovamento coincide con un altro in cui era stata rinvenuta un’altra Lontra la scorsa estate. Stessa strada e stesso punto confermando la pericolosità di quel tratto e non si esclude che altri esemplari non siano stati segnalati, come spesso succede. In Basilicata, sulla base dei dati di mortalità della Lontra che si stanno puntualmente raccogliendo da alcuni anni su alcune strade, ormai sappiamo che vi è un forte impatto sulla conservazione della Lontra determinato proprio dal cosiddetto “road killing”.
La rete stradale spesso
corre parallela o vicina ai fiumi, laghi, canali di bonifica, bacini naturali o
artificiali di raccolta delle acque ed altre zone umide, tutti importanti habitat
utilizzati dalla specie come aree trofiche e di riproduzione, e perciò
rappresenta spesso una vera e propria trappola mortale per tanti esemplari.
Solo nel 2018 il CRAS materano è intervenuto per il recupero di 3 esemplari di
cui ne ha avuto notizia, di cui due in
provincia di Matera ed uno in provincia di Potenza. Occorre una maggiore
sensibilità da parte di automobilisti ma anche una certa conoscenza della
specie che va innanzitutto identificata correttamente prima di poter attivare
la macchina del recupero.
La Lontra è
considerata specie di elevato interesse naturalistico in Italia, considerata
“In Pericolo” secondo IUCN, inserita quindi
nella Lista delle specie a maggior rischio di estinzione in Italia e perciò
tutelata da molte leggi e normative nazionali ed europee. Esiste un Piano
Nazionale di Azione che prevede importanti iniziative tra cui il monitoraggio
dell’impatto del traffico veicolare sulle popolazioni locali. L’areale italiano
della specie é ancora molto frammentato sia a causa di estinzioni storiche in
alcune zone che della presenza di vari ostacoli agli spostamenti da un sito ad
un altro. Le strade sono infatti ostacoli ai loro movimenti sul territorio e
rappresentano attualmente uno dei principali fattori di minaccia per questa
specie.
In Italia sono presenti
due macroaree principali: la piú grande comprende Basilicata, Campania, Calabria
e Puglia mentre la piú piccola comprende il Molise e parte dell’Abruzzo. La
regione italiana che ospita la più importante popolazione di Lontra è la
Basilicata ma attualmente poco o nulla viene fatto per mitigare concretamente gli
impatti negativi che le infrastrutture viarie producono.
Chiunque noti lontre
ferite o morte sulle strade è pregato di segnalarlo alle autorità competenti o
agli organi di polizia affinchè venga effettuato il soccorso o il recupero del
corpo per motivi di ricerca scientifica. In caso di difficoltà possono essere
contattati i CRAS che, compatibilmente con la propria situazione gestionale, potranno eventualmente attivarsi per supportare
o coordinare le operazioni di recupero e di trasferimento presso i laboratori
di ricerca.
Etichette:
lontra,
lontra basilicata,
rassegna stampa CRAS,
road killing
mercoledì 12 settembre 2018
UCCISO A FUCILATE UN GIOVANE CAPOVACCAIO PARTITO DA MATERA
Nell’ambito del Progetto LIFE Natura Egyptian Vulture finalizzato alla conservazione del Capovaccaio e avviato da circa un anno coinvolgendo Italia e Isole Canarie, nello scorso mese di agosto sono state rilasciate con la tecnica dell’hacking nel Parco Regionale della Murgia Materana 2 giovani femmine di questa specie nate nel più grande centro europeo di riproduzione in cattività e gestito dall’Associazione CERM (Centro Rapaci Minacciati). Il progetto, coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e con la collaborazione di diversi Enti tra cui la Regione Basilicata e l’Ente Parco della Murgia Materana, mira a sostenere e dare un futuro alla esigua popolazione della specie, ridotta ormai a poco più di 10 coppie in tutta Italia.
Il 9 agosto sono arrivate in Basilicata
direttamente dal CERM le due giovani Bianca e Clara e sono state
temporaneamente accolte ed ospitate presso le voliere del CRAS materano al fine
di consentire il riposo dopo un lungo viaggio in macchina dalla Toscana a cura
dell’ISPRA e con l’assistenza del direttore del CERM Guido Ceccolini e
predisporre l’area destinata al loro ambientamento e rilascio nel Parco della
Murgia materana.
Dopo 22 giorni di permanenza nell’area di
rilascio durante i quali sono state quotidianamente seguite a distanza,
sorvegliate con telecamere e alimentate con un apposito carnaio grazie al
supporto di un team di esperti e volontari,
il 3 settembre le due giovani hanno istintivamente ed autonomamente
intrapreso la migrazione verso l’Africa giungendo dopo un percorso perfetto in
Sicilia occidentale da dove avrebbero dovuto fare il passo più difficile
attraversando il mare aperto per raggiungere la Tunisia.
Il 9 settembre nell’area del Trapanese,
non lontano da Mazara del Vallo, un colpo di fucile ha barbaramente stroncato
la vita di Clara mettendo fine ad un ambizioso obiettivo di tutela e
conservazione della specie che avrebbe consentito di avere nei prossimi anni
altri potenziali riproduttori capaci di rafforzare l’esigua popolazione
italiana concentrata ormai solo in Basilicata e Sicilia.
Grazie ai dati del trasmettitore GPS/GSM
con cui le due giovani erano state equipaggiate prima del rilascio è stato
possibile scoprire e denunciare questo grave atto di bracconaggio e consentirne
il recupero del corpo grazie alla segnalazione e al successivo intervento dei
Carabinieri del Servizio CITES della
Sicilia che l’hanno prontamente conferita presso l’Istituto Zooprofilattico
della Sicilia per le analisi necroscopiche permettendo così di evidenziare la
presenza di 7 pallini nel corpo.
Matteo Visceglia, responsabile
CERM della Basilicata che ha partecipato
attivamente alle varie operazioni di rilascio e di gestione degli interventi
sul campo non nasconde il suo sdegno per quanto accaduto.
“Si tratta di un gravissimo atto di bracconaggio ai
danni di una specie in via di estinzione in Italia, superprotetta sulla carta
ma che gode purtroppo ancora di scarsa attenzione come evidenziano anche tali
episodi. La morte di questo giovane capovaccaio ci dimostra come una delle
cause della difficile ripresa della specie in Italia è dovuta a fattori quasi esclusivamente
antropici. Oltre al bracconaggio nelle aree più critiche come la Sicilia
occidentale e lo stesso Stretto di Messina vi sono elevati rischi di
folgorazione sulle linee elettriche più pericolose e di impatto contro pale
eoliche, ormai diffusissime proprio nelle aree del Sud. Come il Capovaccaio
anche altre specie stanno subendo duri contraccolpi per la continua avanzata
degli impianti eolici e della diffusa rete di linee elettriche quasi
completamente prive di sicurezza rispetto ai rischi di folgorazione a danno dei
rapaci e degli altri grandi volatori come le cicogne.
In Basilicata da tempo monitoriamo la specie allo
scopo di valutarne lo status con il passare degli anni. Da circa 30 anni
abbiamo constatato che il numero di coppie presenti non ha mai subito alcun
incremento nonostante la nascita e l’involo di decine di giovani dai 2 siti riproduttivi
noti. Questo dato purtroppo va interpretato come un segnale di allarme per gli
elevati rischi a cui sono esposti i giovani soprattutto nel loro primo anno,
quando devono superare territori pieni di linee elettriche, impianti eolici,
bocconi avvelenati e zone di passaggio migratorio occupate da bracconieri che
sparano a qualunque cosa si muove con gravi ripercussioni sulla biodiversità”.
Clara a sx e Bianca a dx all'arrivo al CRAS di Matera |
Guido Ceccolini e Matteo Visceglia del CERM durante il marcaggio con GPS |
Clara in alimentazione |
Clara in abbeverata |
Clara nell'area di rilascio |
Clara in volo |
Percorso migratorio di Clara prima di essere uccisa |
Clara al momento del ritrovamento della carcassa |
Particolare |
Radiografia |
Etichette:
bracconaggio,
Capovaccaio,
CRAS,
Progetto LIFE
sabato 16 giugno 2018
venerdì 15 giugno 2018
giovedì 14 giugno 2018
UN AVVOLTOIO GRIFONE CURATO E RIABILITATO PRESSO IL CRAS MATERANO RITORNA A VOLARE NEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Un giovane avvoltoio
Grifone (Gyps fulvus), recuperato
nello scorso ottobre in Toscana, località Lastra a Signa (FI) in stato di forte
debilitazione e con una frattura alla tibia destra, operato con urgenza dal
dott. Simone Scoccianti presso il Vet Hospital H24 di Firenze, è stato affidato
al CRAS di Matera su richiesta e autorizzazione dell’Azienda USL Toscana Centro
(Dott. E. Loretti) per la successiva riabilitazione, con la supervisione
scientifica della dott.ssa Olimpia Lai del Dipartimento di Medicina Veterinaria
dell’Università di Bari.
Dopo aver superato
la delicata fase post-operatoria, l’esemplare, con un’apertura alare di 2 metri
e mezzo, ha intrapreso il percorso di cura e riabilitazione in una voliera a
sua completa disposizione per il recupero funzionale dell’arto fratturato. Gli
operatori del CRAS hanno garantito quotidianamente ogni cura e assistenza,
fornendogli alimentazione adeguata alla sua natura di necrofago e la massima
tranquillità. I controlli clinici successivi effettuati presso la Clinica
Centro Veterinario Einaudi – Gruppo CVIT di Bari hanno permesso di valutare il
normale processo di riparazione della frattura e la rimozione dei mezzi di
osteosintesi.
Finalmente, dopo 4
mesi presso il CRAS materano, il giovane Grifone è stato trasferito nel Parco
Nazionale del Pollino, il cui Ufficio Conservazione guidato dal dott. Pietro
Serroni ha subito offerto la propria
disponibilità ad ospitarlo per un breve periodo di ambientamento pre-rilascio
in una voliera posta sul ciglio delle Gole del Raganello, nei pressi di Civita.
Nei giorni scorsi con la collaborazione del dott. Pino Cortone, l’esemplare è
stato marcato con anello metallico dell’INFS, anello colorato con codice
alfanumerico, ed equipaggiato con logger GPS che potrà consentire di seguire “in remoto” i suoi spostamenti grazie all’invio delle coordinate geografiche
rilevate dal logger.
Per la reintroduzione in natura il personale e i collaboratori del CRAS hanno scelto l’area
calabrese del Pollino, sia per la relativa breve distanza dal Centro,
fondamentale per evitare inutili stress da trasporto al giovane “dimesso”, sia
per la presenza di un nucleo di grifoni che da anni frequentano regolarmente le
spettacolari ed imponenti Gole del
Raganello, risultato di un progetto di reintroduzione attuato dall’Ente Parco a
partire dal 2002; il personale del Parco rifornisce regolarmente un carnaio da
diversi anni al fine di garantire una sicura risorsa trofica per questi
straordinari avvoltoi, costituendo così un altro vantaggio per il giovane
appena restituito all’ambiente.
Il Responsabile del CRAS Matteo Visceglia dichiara:
“Siamo molto soddisfatti
per il rilascio del giovane Grifone, risultato ottenuto in circa 8 mesi di
lavoro durante i quali abbiamo potuto dimostrare come il nostro Centro, con
l’aiuto di vari professionisti bravi e preparati, in primis la dott.ssa Olimpia
Lai, riesce a ottenere ottimi risultati
pur in presenza di una situazione generale gestionale ancora da migliorare. Nonostante
tutto, le nostre attività proseguono incessantemente facendo leva sulle nostre sole
forze e possibilità e sulla nostra volontà di contribuire concretamente nel
complesso lavoro di soccorso, cura e riabilitazione della fauna selvatica.
Siamo fiduciosi per il futuro, visto che pochi giorni fa ci è giunta notizia
che la Regione Basilicata a partire da quest’anno avrebbe deciso di sostenere i
4 CRAS lucani attualmente riconosciuti. Per questo motivo in questo periodo
stiamo riaprendo le porte ai cittadini per la consegna o l’affidamento di
esemplari in difficoltà che necessitano di cure, e già in questi giorni le
strutture del centro hanno nuovi ospiti”.
Etichette:
CRAS,
grifone,
Grifone pollino,
rassegna stampa
domenica 6 maggio 2018
CRAS A RISCHIO CHIUSURA IN PROVINCIA DI MATERA
Tg3 Basilicata del 6 maggio 2018
venerdì 27 aprile 2018
CRAS A RISCHIO CHIUSURA IN PROVINCIA DI MATERA
Istituiti
dalla Provincia di Matera nel 2003 in ottemperanza alla Legge 157/92 e alla
Legge Regionale 2/95, i Centri Recupero Animali Selvatici delle Riserve Naturali
Regionali di San Giuliano e Bosco Pantano negli ultimi quindici anni hanno
garantito al territorio e alla cittadinanza importanti attività riferite al
soccorso della fauna e alla sua tutela e conservazione. Nonostante
l’importante ruolo territoriale, tali strutture hanno da
sempre goduto di una scarsa attenzione e volontà istituzionale nel garantire
alla collettività un servizio, peraltro previsto
per Legge, con le relative garanzie gestionali ad esse riferite, indispensabili
ad assicurare le necessarie risorse per il loro ottimale e regolare
funzionamento.
Spesso dimenticate
e mai considerate adeguatamente, le società e le associazioni preposte a tale
importante compito, svolto anche in
stretta collaborazione con organismi dello Stato come Carabinieri Forestali,
Capitanerie di Porto, Guardia di Finanza, Questura e Polizie Locali, hanno assicurato nel tempo servizi qualificati
al territorio utilizzando proprie risorse finanziarie, salvaguardando attività di
utilità sociale come soccorso, recupero, cura e conservazione della fauna selvatica
rinvenuta sul territorio regionale, assumendosi anche responsabilità civili e penali. Pur
avendo svolto con costanza e determinazione il proprio compito, ad oggi i
numerosi problemi gestionali e infrastrutturali che riguardano tali presidi restano
ancora irrisolti nonostante le varie e puntuali segnalazioni e richieste di
aiuto da parte dei responsabili.
Grazie al
personale qualificato e specializzato impegnato, ogni anno i due CRAS
provinciali accolgono, curano e rimettono in natura centinaia di esemplari
appartenenti a specie protette o a rischio di estinzione ancora presenti nei
nostri territori, patrimonio comune e bene inalienabile dello Stato. Nel corso dell’anno 2017 sono state garantite
tutte le attività senza alcuna interruzione del servizio, con positivi
risultati in termini di numero di interventi effettuati, assicurando assistenza
veterinaria a 660 esemplari di cui
430 presso il CRAS di San Giuliano e 230 presso il CRAS di Policoro con la
quasi totalità degli animali appartenenti a specie protette dalle normative
nazionali ed europee in quanto di particolare interesse scientifico e di
conservazione.
La
gestione veterinaria di ogni singolo esemplare e tutte le successive e
necessarie fasi che portano al totale recupero e rilascio in natura comporta un
notevole impegno gestionale, economico e lavoro quotidiano senza alcuna interruzione
durante l’intero anno.
Riconosciuti
ed apprezzati da chi opera sul territorio regionale e riferimento strutturale non
solo nazionale per quanto realizzato negli anni grazie anche ad autorevoli
collaborazioni scientifiche e progetti di rilevanza Europea, i due centri del
materano vengono totalmente disconosciuti e non valorizzati a livello locale, considerata
la puntuale “incertezza” che si verifica nel mettere annualmente a disposizione
i necessari contributi che per la loro
esiguità certamente non risolvono tanti problemi e poco contribuiscono al buon
funzionamento delle strutture e dei servizi previsti per legge e di grande rilevanza
per la tutela della biodiversità in Basilicata.
I
responsabili dei CRAS di San Giuliano e di Policoro con una accorata e dettagliata
nota inviata in data 4 febbraio al Presidente e all’Assessore all’Ambiente della
Regione Basilicata, hanno evidenziato ancora una volta, che venissero accolte
con la massima urgenza le richieste dei due centri di recupero. Inoltre nei
giorni scorsi è stata comunicata la difficile situazione dei 2 CRAS materani anche
al Prefetto di Matera, ai Carabinieri
Forestali e a molti Sindaci dei comuni della provincia di Matera, fruitori abituali
di tale servizio, con lo scopo di sensibilizzare anche altri enti locali ed
istituzioni al problema che stanno vivendo le due strutture.
“In virtù di una difficile e complessa situazione gestionale
che si trascina ormai da anni - dichiarano Visceglia e Colucci,
responsabili dei due Centri - informiamo
che per ragioni burocratiche e
gestionali, non potremo garantire ulteriori interventi di soccorso, prestazioni
veterinarie, cure e riabilitazione. Pertanto, in riferimento ad un quadro
generale che attiene alle normative legate alla detenzione e gestione di esemplari
di specie protette, al rapporto e alla tutela del personale impegnato,
comunichiamo la sofferta decisione di dover sospendere al momento ogni forma di
recupero, affidamento e ricovero di altri animali selvatici a supporto delle
Amministrazioni locali, Forze dell’Ordine, Associazioni e Cittadini.
Per quanto nelle nostre possibilità e con grandi
sacrifici personali garantiremo comunque assistenza quotidiana
agli oltre 100 esemplari già presenti nei CRAS poiché non più liberabili in
natura. Pertanto
invitiamo gli Enti preposti alla
tutela della fauna e della biodiversità regionale a comprendere le nostre
preoccupazioni e motivazioni, assicurando
sin da ora la nostra piena e fattiva collaborazione non appena in possesso delle
condizioni e rassicurazioni necessarie
alla prosecuzione di tale servizio”.
Etichette:
CRAS,
Riserva Policoro,
Riserva San Giuliano
domenica 7 gennaio 2018
Ancora un Lupo vittima delle strade
Il 29 dicembre
scorso intorno alle 23,30 sulla strada
provinciale SP 3 Matera-Metaponto nei pressi del bivio di Montescaglioso è
stato ritrovato un maschio adulto di lupo da poco travolto da un veicolo in
transito. A segnalare ai Carabinieri della locale stazione la presenza del
corpo ancora caldo e senza vita è stata Mina Matarrese dell’associazione “Il
Branco”. La grossa mole, il colore rossiccio
ed altre caratteristiche le hanno fatto escludere un ennesimo cane vittima del
road killing facendo invece subito pensare al raro
predatore. Trattandosi di specie di interesse scientifico si è subito attivata per
avviare la procedura legale per la rimozione della carcassa mediante
l'intervento del veterinario ASL reperibile dott. Angelo Leogrande e con la
collaborazione della ditta Materapet per il successivo trasporto presso la
Sezione di Matera dell'IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale).
“E’ molto importante –
dichiara Matteo Visceglia, Responsabile del CRAS materano - la collaborazione dei cittadini nella
segnalazione e recupero di esemplari deceduti di elevato valore scientifico e
naturalistico come Lupo, Lontra, Gatto selvatico, tanto per citare solo alcune specie. Le analisi e i dati che si possono
raccogliere con i vari esami scientifici contribuiscono sempre ad una migliore
conoscenza delle problematiche della specie e conseguentemente alla migliore
conservazione e tutela attraverso programmi mirati di prevenzione”.
Nei prossimi giorni
saranno effettuate tutte le analisi necessarie per la caratterizzazione
dell'esemplare, in particolare quelle necroscopiche per stabilire le cause
della morte (che si presume siano dovute all'impatto di un veicolo) oltre a quelle
parassitologiche, tossicologiche e genetiche.
Il ritrovamento di
lupi investiti sulle strade in Italia è ormai un fatto piuttosto frequente,
segno di un reale incremento della popolazione di questa specie anche in aree
dove fino ad alcuni anni fa tale evento era piuttosto raro. In Italia si stanno
monitorando con attenzione tutti i casi di mortalità, in particolare gli atti
di bracconaggio e avvelenamento, che non sono affatto rari. Purtroppo, anche
dalla lettura di articoli, comunicati e notizie diffuse sui social, si ha la netta percezione che siano davvero
tanti i lupi che in Italia perdono la vita per mano dell'uomo.
Una recente raccolta
di dati avviata attraverso la pagina Facebook “Lupi morti in Italia” e promossa dal
gruppo di ricerca di italianwildwolf.com ha
già fatto registrare segnali piuttosto preoccupanti. Secondo alcuni dati
presentati nel mese scorso al convegno Wolf and Nature
svoltosi a Gravina in Puglia, in un solo anno in Italia, dal 1 novembre
2016 al 30 ottobre 2017, sono stati
registrati 77 casi di lupi vittime di bracconaggio o investimenti stradali di
cui 8 nella sola Basilicata. L'espansione del Lupo per fortuna si è avuta, ed è
tuttora in corso, lungo tutta la penisola
dando così un segnale positivo di una natura in fermento ecologico che cerca di
riprendersi ciò che in passato le era stato tolto. Ma proporzionalmente si
registrano purtroppo anche gli effetti di quella atavica e spesso
ingiustificata paura del lupo "cattivo" antagonista dell’uomo.
Il Lupo sta attraversando
un periodo difficile per il rapporto problematico e quasi sempre conflittuale
con gli allevatori – conclude Visceglia
- ma occorre fare ogni sforzo per
trovare adeguate soluzioni che favoriscano una migliore convivenza tra questa
specie e le attività zootecniche. Anche
il turismo legato alle aree protette può trarre benefici per la presenza del
lupo e di altre specie carismatiche.
Iscriviti a:
Post (Atom)