domenica 13 febbraio 2022
sabato 16 gennaio 2021
Nibbi reali in volo - Basilicata 2021
martedì 12 gennaio 2021
Censimento aree di roosting dei nibbi reali
Nel mese di gennaio, come quasi ogni anno, si cerca di mappare e censire le aree che sono utilizzate dai nibbi reali in inverno, quando si radunano per trascorrere la notte insieme sugli stessi alberi. Prima di scendere nel "dormitorio" si incontrano in volo, a volte con pochi individui, a volte anche con diverse decine di esemplari. Nel video qui sotto un gruppo di nibbi in volo presso un'area compresa nel comune di Montescaglioso. Il censimento viene effettuato allo scopo di dare un contributo anche a progetti europei che mirano ad accrescere la conoscenza delle abitudinii di questa specie.
domenica 21 giugno 2020
mercoledì 25 marzo 2020
Liberazione di un Nibbio reale
Un bellissimo Nibbio reale ritrovato ferito il 20 dicembre 2019 a causa di un colpo di fucile nelle campagne di Grassano dopo tre mesi di cura e riabilitazione al volo presso il CRAS è stato finalmente reimmesso in natura venerdì scorso 20 marzo all'interno del Parco Regionale della Murgia Materana. Qui sotto il breve video del rilascio.
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domenica 1 marzo 2020
Ennesimo lupo investito sulle strade lucane!
Ennesimo lupo investito sulle strade lucane! Questa mattina a seguito di
una segnalazione siamo stati informati della presenza di un Lupo morto
sulla strada Matera-Metaponto SP3 in località 3 Confini soprani. Ci
siamo recati sul posto indicato dove abbiamo incontrato la pattuglia dei
Carabinieri Forestali di Montescaglioso che vigilavano in attesa
dell'arrivo del veterinario ASL di turno. L'esemplare, morto sicuramente
in una pozza di sangue al centro della carreggiata, era
stato spostato da qualcuno già nella prima mattinata sul bordo strada
per evitare eventuali incidenti alle auto di passaggio e per impedire
che il corpo fosse ulteriormente danneggiato.
Da quello che abbiamo potuto rilevare si tratta di una femmina di una trentina di kg con evidente traumatismo a livello della mascella provocato certamente dall’impatto con un veicolo. Impossibile stabilire la dinamica dell’incidente a meno che l’automobilista che l’ha investita (ci auguriamo solo accidentalmente) non si faccia avanti e dica come sono andate le cose. Noi possiamo solo affermare che si tratta dell’ennesimo Lupo sfortunato che nell’attraversamento di una strada ad elevata densità di traffico non ha potuto evitare la morte. E' alquanto difficile pensare ad un atto volutamente messo a segno da qualche imbecille e che tra l'altro avrebbe comportato rischi per sè stesso e altri automobilisti oltre a danni alla vettura. Dopo il verbale di accertamento da parte del veterinario dott. Lauria la carcassa del Lupo è stata presa in carico dalla ditta Materapets Srl, convenzionata con la Provincia di Matera per il recupero e lo smaltimento delle carcasse dalle strade provinciali, per il trasferimento nella mattinata di domani presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Matera dove sarà eseguito l'esame autoptico per accertare le cause di morte e monitorare la situazione sanitaria degli esemplari mediante opportuni esami parassitologici, chimico-tossicologici e, se necessario, batteriologici e virologici, svolti sempre in casi del genere e per specie di elevato interesse scientifico e naturalistico. Campioni di tessuto saranno come di consueto inviati al Laboratorio di Genetica del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, sezione di Grosseto per l’analisi del DNA e quindi per avere eventuale conferma che si tratti di lupo in purezza genetica. Alla luce di questo episodio e di tutti gli altri precedentemente segnalati nel materano ritieniamo che l’aumento dei casi di mortalità per road killing in questi ultimi anni sia associato ad una situazione di positiva presenza e distribuzione della specie sul territorio e ad un' aumentata disponibilità di prede. Chiedo di evitare commenti fuori luogo.
Da quello che abbiamo potuto rilevare si tratta di una femmina di una trentina di kg con evidente traumatismo a livello della mascella provocato certamente dall’impatto con un veicolo. Impossibile stabilire la dinamica dell’incidente a meno che l’automobilista che l’ha investita (ci auguriamo solo accidentalmente) non si faccia avanti e dica come sono andate le cose. Noi possiamo solo affermare che si tratta dell’ennesimo Lupo sfortunato che nell’attraversamento di una strada ad elevata densità di traffico non ha potuto evitare la morte. E' alquanto difficile pensare ad un atto volutamente messo a segno da qualche imbecille e che tra l'altro avrebbe comportato rischi per sè stesso e altri automobilisti oltre a danni alla vettura. Dopo il verbale di accertamento da parte del veterinario dott. Lauria la carcassa del Lupo è stata presa in carico dalla ditta Materapets Srl, convenzionata con la Provincia di Matera per il recupero e lo smaltimento delle carcasse dalle strade provinciali, per il trasferimento nella mattinata di domani presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Matera dove sarà eseguito l'esame autoptico per accertare le cause di morte e monitorare la situazione sanitaria degli esemplari mediante opportuni esami parassitologici, chimico-tossicologici e, se necessario, batteriologici e virologici, svolti sempre in casi del genere e per specie di elevato interesse scientifico e naturalistico. Campioni di tessuto saranno come di consueto inviati al Laboratorio di Genetica del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, sezione di Grosseto per l’analisi del DNA e quindi per avere eventuale conferma che si tratti di lupo in purezza genetica. Alla luce di questo episodio e di tutti gli altri precedentemente segnalati nel materano ritieniamo che l’aumento dei casi di mortalità per road killing in questi ultimi anni sia associato ad una situazione di positiva presenza e distribuzione della specie sul territorio e ad un' aumentata disponibilità di prede. Chiedo di evitare commenti fuori luogo.
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giovedì 20 febbraio 2020
Rinvenuto un probabile gatto selvatico nei pressi della Riserva di san Giuliano
Un probabile Gatto selvatico (Felis silvestris) è stato recuperato
alcuni giorni fa dal CRAS nei pressi della Riserva Naturale di San
Giuliano a seguito di investimento sulla statale 7, strada ad alta
densità di traffico. Ci siamo recati sul posto, a seguito di una
segnalazione di Fabio Quinto, trovandolo al centro della carreggiata
dove era particolarmente rischiosa anche la manovra di recupero per i
numerosi veicoli in transito. Lasciarlo lì sarebbe stato schiacciato
ulteriormente e distrutto completamente
nel giro di pochi minuti privando la scienza di un interessante reperto
di studio relativo ad una specie così affascinante ed elusiva, di cui
ancora oggi poco di sa sulla sua effettiva distribuzione in Basilicata.
Siamo al momento cauti nella sua identificazione per le oggettive
difficoltà a stabilire la corretta determinazione soltanto tramite
un'analisi visiva del mantello, fatta al momento del ritrovamento. Ci
siamo già attivati per i primi consulti e per le procedure di consegna a
strutture ed enti di ricerca interessati all'approfondimento delle
analisi di carattere sanitario, morfolometrico e genetico di questa
specie.
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martedì 28 gennaio 2020
Intervista a Guido Ceccolini, Presidente del CERM, sulla situazione del Capovaccaio in Italia
http://www.earthday.it/Ecosistemi-e-biodiversita/L-ultimo-volo-di-Kate?fbclid=IwAR3FQxJO408SVwTYWzoZ1IvPIyoWtRHYG6FdCnKFU1qsJiAAuT7iCwJfHew
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domenica 19 gennaio 2020
Dove dormono i nibbi reali
In inverno, lungo alcune valli fluviali ed altre aree naturali, spesso si possono osservare gruppi di nibbi reali che scelgono di trascorrere la notte su alcuni alberi. Al tramonto si radunano prima in volo, quasi per contarsi e aspettare l'arrivo di tutti, e poi piano piano vanno giù verso alberi che possono offrire quella sicurezza necessaria per dormire dopo una lunga giornata dedicata alla ricerca del cibo. In un piccolo roost della valle del Bradano, al calar della sera sono stati stimati circa 60-70 esemplari che si radunano su alcuni pioppi lungo il fiume. La foto qui sotto, scattata da notevole distanza e con poca luce, mostra i primi nibbi che hanno già occupato i posti in prima fila. Gli individui che svernano in Basilicata, si stima siano negli ultimi anni almeno un migliaio, arrivano anche da Austria, Germania, Repubblica Ceca... 13 di essi sono monitorati grazie a trasmettitori satellitari applicati da alcuni ricercatori nelle aree riproduttive.
domenica 29 dicembre 2019
Rilascio di un Gufo comune
Un gufo comune è stato rilasciato a fine anno: era l'ultimo evento di
liberazione del 2019! Qui un brevissimo video a solo scopo
documentativo!
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venerdì 4 ottobre 2019
martedì 4 giugno 2019
Due capovaccai ritornano in Italia dall'Africa
Sara e Tobia, due giovani capovaccai nati
in cattività e liberati nel 2015, tornano in Italia dopo quattro anni trascorsi
in Africa
Sara e
Tobia sono due giovani capovaccai nati nel 2015 al CERM Centro Rapaci
Minacciati, ubicato in Toscana meridionale e specializzato nella riproduzione
in cattività di questa specie minacciata. Nel centro si lavora da molti anni
per ottenere giovani da liberare in natura allo scopo di rafforzare la popolazione
selvatica di questo piccolo avvoltoio, dall'aspetto bizzarro e simpatico, che
sta per scomparire dall'Italia. Infatti, ne rimangono solo una decina di coppie,
tra Basilicata, Calabria e Sicilia. Mite ed utile come "spazzino"
ambientale, fino alla metà del XX secolo il capovaccaio frequentava, durante il
periodo primaverile ed estivo, pascoli e pareti rocciose dell'Italia centro-meridionale
tirrenica.
Proprio
nel 2015, grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente il
CERM potè agire, almeno una volta, senza avere l’assillo costante della mancanza
di finanziamenti.
All’età
di circa tre mesi, Sara e Tobia furono trasferiti dal CERM nel Meridione d’Italia
per essere liberati. Sara prese il volo in Puglia il 16 agosto 2015, dopo aver
trascorso alcuni giorni di ambientamento nella cavità di una parete rocciosa
adeguatamente attrezzata; Tobia venne liberato in Calabria il 7 settembre, dopo
un breve soggiorno all'interno di una cassa-nido. Le operazioni di rilascio,
delicate e complesse, furono realizzate dall'Associazione CERM con la collaborazione
della LIPU, in Puglia, e dell'Associazione StOrCal, Stazione Ornitologica
Calabrese, in Calabria.
Una
decina di giorni dopo il rilascio Sara e Tobia iniziarono una lunga migrazione che
li portò nell'Africa sub sahariana, area nella quale i giovani capovaccai
rimangono, in genere, per tre-quattro anni prima di far ritorno nei pressi
della zona di nascita. Un affascinante e pericoloso viaggio, seguito
costantemente dagli esperti del CERM mediante i dispositivi GPS con i quali i
due avvoltoi sono equipaggiati, grazie al supporto della VCF Vulture
Conservation Foundation.
Sara,
dopo aver girovagato un po' per la Puglia raggiunse la Sicilia occidentale e da
qui attraversò il Mediterraneo per poi sorvolare Libia e deserto del Sahara e
fermarsi in Niger, dopo circa 4.000 km di volo percorsi in 28 giorni. Tobia tenne
ancor più con il fiato sospeso i molti ornitologi e appassionati che ne seguirono
il viaggio verso l’Africa perché imboccò la rotta migratoria più pericolosa, quella
che passa per l'Isola di Malta, notoriamente interessata da un intenso
bracconaggio ai danni dell'avifauna migratrice. Dopo una breve sosta nell’isola
riprese il volo ed approdò in Libia e da lì raggiunse il Mali, dopo aver
percorso 3.500 km in 17 giorni. I due giovani, quindi, furono molto fortunati non
incapparono nei mille pericoli che minacciano i migratori. Infatti, va
ricordato che Bianca e Clara, due capovaccai liberati nel 2018 in Basilicata
dall'Associazione CERM e da ISPRA nell'ambito del progetto LIFE Egyptian
vulture, andarono incontro ad una sorte terribile proprio durante la migrazione:
Clara venne uccisa dalla vile fucilata di un bracconiere nel trapanese mentre
Bianca fu avvelenata in Tunisia.
Il ritorno in Italia
Nel
maggio 2019 Sara e Tobia sono finalmente tornati in Italia, rispettivamente il
2 ed il 19. Uno straordinario mistero scritto nel loro DNA da migliaia di anni.
Per il viaggio di ritorno entrambi hanno seguito la rotta più breve per
arrivare in Sicilia, rotta che passa per Cap Bon, in Tunisia e che viene utilizzata
da moltissimi rapaci migratori.
Gli
spostamenti dei due giovani, attraverso i dati GPS, vengono seguiti costantemente
dal CERM e da una rete di ornitologi e personale dei Carabinieri forestali.
In
Italia Sara ha percorso sinora oltre 2.500 km, sino a sfiorare il CERM in
Toscana, e poi le Marche; quindi ha puntato nuovamente verso sud, ritornando a
volare nei cieli esplorati in gioventù tra Puglia e Basilicata, a pochi
chilometri dal luogo nel quale ha spiccato il primo volo quattro anni or sono. Tobia,
dopo aver sostato nella Sicilia orientale, si è spostato in Calabria, regione che
sta esplorando e nella quale fu liberato. Esattamente quello che ci si
aspettava: una strabiliante memoria "da capovaccaio".
A fine
estate i due giovani, seguendo il loro istinto, rientreranno in Africa per tornare
negli anni prossimi in Italia, durante l’estate, e riprodursi dall'età di 5-6
anni; ovviamente se riusciranno a scampare ai tanti pericoli che incombono su
di loro, tutti legati ad attività illegali e strutture umane.
Aiutare
la specie a non scomparire dall'Italia quindi si può: con la riproduzione in
cattività ed i rilasci ma anche attuando misure sinergiche di protezione, quali
la creazione di carnai, la sorveglianza dei nidi, la regolamentazione dell’arrampicata
(ormai selvaggia e senza regole), la lotta al bracconaggio (specialmente nel
trapanese) e all’uso dei bocconi avvelenati. E' dunque auspicabile che gli enti
preposti alla conservazione della biodiversità italiana diano attuazione al
Piano d’Azione sul capovaccaio (2009) del Ministero dell’Ambiente che prevede, tra
l’altro, proprio l’allevamento e la liberazione di giovani come azioni basilari
per salvare il capovaccaio dall’estinzione in Italia, ovviamente supportate da un
adeguato supporto finanziario.
Rocchette
di Fazio, 02-06-2019
www.capovaccaio.it
www.facebook.com/associazione.CERM/
www.produzionidalbasso.com/project/capovaccaio-aiutaci-ad-evitare-che-si-estingua/
www.change.org/p/ministero-dell-ambiente-fermate-il-massacro-dei-capovaccai-e-degli-altri-rapaci-migratori-sergiocosta-min
sabato 29 dicembre 2018
Liberazione di una Poiana nelle campagne materane
L'anno 2018 sta per finire e in questi giorni stiamo rilasciando gli ultimi rapaci curati e riabilitati. In questo breve video abbiamo voluto condividere l'emozione di vedere una stupenda Poiana spiccare nuovamente il volo dopo un periodo di cure a causa di un brutto trauma alla testa. Era stata trovata, incapace di volare, nelle campagne di Grassano lo scorso novembre e poi affidata al CRAS dalla Polizia Locale. L'abbiamo curata ogni giorno e ci abbiamo messo tutto l'impegno necessario per rimetterla in sesto e restituirla alla natura. Buona fortuna a lei!
mercoledì 26 dicembre 2018
ANCORA UNA LONTRA MORTA SULLE STRADE LUCANE, VITTIMA DEL TRAFFICO VEICOLARE
Alla vigilia di
Natale ancora un nuovo ritrovamento di una preziosa Lontra europea vittima del
traffico veicolare lungo la strada provinciale Matera-Metaponto. A
seguito di una segnalazione pervenuta al CRAS (Centro Recupero Animali
Selvatici) del materano è stato subito effettuato un sopralluogo sul posto per rintracciare
e recuperare subito la carcassa dell’esemplare, evitandone la distruzione o la
scomparsa, e destinare i suoi resti alla ricerca scientifica che va avanti da alcuni anni grazie anche all’apporto di diversi
campioni recuperati da vari centri
recupero, autorità sanitarie, organi di
polizia ed enti parco con modalità analoghe.
Il sito di ritrovamento coincide con un altro in cui era stata rinvenuta un’altra Lontra la scorsa estate. Stessa strada e stesso punto confermando la pericolosità di quel tratto e non si esclude che altri esemplari non siano stati segnalati, come spesso succede. In Basilicata, sulla base dei dati di mortalità della Lontra che si stanno puntualmente raccogliendo da alcuni anni su alcune strade, ormai sappiamo che vi è un forte impatto sulla conservazione della Lontra determinato proprio dal cosiddetto “road killing”.
Il responsabile del CRAS Matteo Visceglia ha dichiarato:
"La segnalazione purtroppo è arrivata la
vigilia di Natale, e già questo prefigurava qualche difficoltà operativa per eventuale
intervento di recupero secondo i protocolli standard. Abbiano accertato che erano
trascorse circa 24-36 ore dall’investimento e non era stata effettuata alcuna segnalazione
agli organi di polizia da parte di automobilisti, perciò ci siamo attivati come
CRAS e abbiamo innanzitutto cercato di verificare se a distanza di tante ore la
carcassa fosse ancora sul posto ed in stato di sufficiente integrità. Una volta
individuata, per evitare ogni rischio di distruzione da parte di veicoli o
animali necrofagi, abbiamo provveduto,
come in altre occasioni, al recupero e
all’immediata conservazione in un congelatore. Contestualmente abbiamo
informato del recupero il servizio veterinario ASM territorialmente competente per
ogni procedura autorizzativa al trasferimento della carcassa presso la sezione
di Matera dell'IZS Istituto Zooprofilattico Sperimentale per gli accertamenti
sulle cause di morte e per le varie analisi di approfondimento effettuate
nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale di Azione per la Conservazione
della Lontra in Italia a cui il nostro CRAS
sta da anni offrendo la propria collaborazione per quanto di propria competenza”.
Il sito di ritrovamento coincide con un altro in cui era stata rinvenuta un’altra Lontra la scorsa estate. Stessa strada e stesso punto confermando la pericolosità di quel tratto e non si esclude che altri esemplari non siano stati segnalati, come spesso succede. In Basilicata, sulla base dei dati di mortalità della Lontra che si stanno puntualmente raccogliendo da alcuni anni su alcune strade, ormai sappiamo che vi è un forte impatto sulla conservazione della Lontra determinato proprio dal cosiddetto “road killing”.
La rete stradale spesso
corre parallela o vicina ai fiumi, laghi, canali di bonifica, bacini naturali o
artificiali di raccolta delle acque ed altre zone umide, tutti importanti habitat
utilizzati dalla specie come aree trofiche e di riproduzione, e perciò
rappresenta spesso una vera e propria trappola mortale per tanti esemplari.
Solo nel 2018 il CRAS materano è intervenuto per il recupero di 3 esemplari di
cui ne ha avuto notizia, di cui due in
provincia di Matera ed uno in provincia di Potenza. Occorre una maggiore
sensibilità da parte di automobilisti ma anche una certa conoscenza della
specie che va innanzitutto identificata correttamente prima di poter attivare
la macchina del recupero.
La Lontra è
considerata specie di elevato interesse naturalistico in Italia, considerata
“In Pericolo” secondo IUCN, inserita quindi
nella Lista delle specie a maggior rischio di estinzione in Italia e perciò
tutelata da molte leggi e normative nazionali ed europee. Esiste un Piano
Nazionale di Azione che prevede importanti iniziative tra cui il monitoraggio
dell’impatto del traffico veicolare sulle popolazioni locali. L’areale italiano
della specie é ancora molto frammentato sia a causa di estinzioni storiche in
alcune zone che della presenza di vari ostacoli agli spostamenti da un sito ad
un altro. Le strade sono infatti ostacoli ai loro movimenti sul territorio e
rappresentano attualmente uno dei principali fattori di minaccia per questa
specie.
In Italia sono presenti
due macroaree principali: la piú grande comprende Basilicata, Campania, Calabria
e Puglia mentre la piú piccola comprende il Molise e parte dell’Abruzzo. La
regione italiana che ospita la più importante popolazione di Lontra è la
Basilicata ma attualmente poco o nulla viene fatto per mitigare concretamente gli
impatti negativi che le infrastrutture viarie producono.
Chiunque noti lontre
ferite o morte sulle strade è pregato di segnalarlo alle autorità competenti o
agli organi di polizia affinchè venga effettuato il soccorso o il recupero del
corpo per motivi di ricerca scientifica. In caso di difficoltà possono essere
contattati i CRAS che, compatibilmente con la propria situazione gestionale, potranno eventualmente attivarsi per supportare
o coordinare le operazioni di recupero e di trasferimento presso i laboratori
di ricerca.
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mercoledì 12 settembre 2018
UCCISO A FUCILATE UN GIOVANE CAPOVACCAIO PARTITO DA MATERA
Nell’ambito del Progetto LIFE Natura Egyptian Vulture finalizzato alla conservazione del Capovaccaio e avviato da circa un anno coinvolgendo Italia e Isole Canarie, nello scorso mese di agosto sono state rilasciate con la tecnica dell’hacking nel Parco Regionale della Murgia Materana 2 giovani femmine di questa specie nate nel più grande centro europeo di riproduzione in cattività e gestito dall’Associazione CERM (Centro Rapaci Minacciati). Il progetto, coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e con la collaborazione di diversi Enti tra cui la Regione Basilicata e l’Ente Parco della Murgia Materana, mira a sostenere e dare un futuro alla esigua popolazione della specie, ridotta ormai a poco più di 10 coppie in tutta Italia.
Il 9 agosto sono arrivate in Basilicata
direttamente dal CERM le due giovani Bianca e Clara e sono state
temporaneamente accolte ed ospitate presso le voliere del CRAS materano al fine
di consentire il riposo dopo un lungo viaggio in macchina dalla Toscana a cura
dell’ISPRA e con l’assistenza del direttore del CERM Guido Ceccolini e
predisporre l’area destinata al loro ambientamento e rilascio nel Parco della
Murgia materana.
Dopo 22 giorni di permanenza nell’area di
rilascio durante i quali sono state quotidianamente seguite a distanza,
sorvegliate con telecamere e alimentate con un apposito carnaio grazie al
supporto di un team di esperti e volontari,
il 3 settembre le due giovani hanno istintivamente ed autonomamente
intrapreso la migrazione verso l’Africa giungendo dopo un percorso perfetto in
Sicilia occidentale da dove avrebbero dovuto fare il passo più difficile
attraversando il mare aperto per raggiungere la Tunisia.
Il 9 settembre nell’area del Trapanese,
non lontano da Mazara del Vallo, un colpo di fucile ha barbaramente stroncato
la vita di Clara mettendo fine ad un ambizioso obiettivo di tutela e
conservazione della specie che avrebbe consentito di avere nei prossimi anni
altri potenziali riproduttori capaci di rafforzare l’esigua popolazione
italiana concentrata ormai solo in Basilicata e Sicilia.
Grazie ai dati del trasmettitore GPS/GSM
con cui le due giovani erano state equipaggiate prima del rilascio è stato
possibile scoprire e denunciare questo grave atto di bracconaggio e consentirne
il recupero del corpo grazie alla segnalazione e al successivo intervento dei
Carabinieri del Servizio CITES della
Sicilia che l’hanno prontamente conferita presso l’Istituto Zooprofilattico
della Sicilia per le analisi necroscopiche permettendo così di evidenziare la
presenza di 7 pallini nel corpo.
Matteo Visceglia, responsabile
CERM della Basilicata che ha partecipato
attivamente alle varie operazioni di rilascio e di gestione degli interventi
sul campo non nasconde il suo sdegno per quanto accaduto.
“Si tratta di un gravissimo atto di bracconaggio ai
danni di una specie in via di estinzione in Italia, superprotetta sulla carta
ma che gode purtroppo ancora di scarsa attenzione come evidenziano anche tali
episodi. La morte di questo giovane capovaccaio ci dimostra come una delle
cause della difficile ripresa della specie in Italia è dovuta a fattori quasi esclusivamente
antropici. Oltre al bracconaggio nelle aree più critiche come la Sicilia
occidentale e lo stesso Stretto di Messina vi sono elevati rischi di
folgorazione sulle linee elettriche più pericolose e di impatto contro pale
eoliche, ormai diffusissime proprio nelle aree del Sud. Come il Capovaccaio
anche altre specie stanno subendo duri contraccolpi per la continua avanzata
degli impianti eolici e della diffusa rete di linee elettriche quasi
completamente prive di sicurezza rispetto ai rischi di folgorazione a danno dei
rapaci e degli altri grandi volatori come le cicogne.
In Basilicata da tempo monitoriamo la specie allo
scopo di valutarne lo status con il passare degli anni. Da circa 30 anni
abbiamo constatato che il numero di coppie presenti non ha mai subito alcun
incremento nonostante la nascita e l’involo di decine di giovani dai 2 siti riproduttivi
noti. Questo dato purtroppo va interpretato come un segnale di allarme per gli
elevati rischi a cui sono esposti i giovani soprattutto nel loro primo anno,
quando devono superare territori pieni di linee elettriche, impianti eolici,
bocconi avvelenati e zone di passaggio migratorio occupate da bracconieri che
sparano a qualunque cosa si muove con gravi ripercussioni sulla biodiversità”.
Clara a sx e Bianca a dx all'arrivo al CRAS di Matera |
Guido Ceccolini e Matteo Visceglia del CERM durante il marcaggio con GPS |
Clara in alimentazione |
Clara in abbeverata |
Clara nell'area di rilascio |
Clara in volo |
Percorso migratorio di Clara prima di essere uccisa |
Clara al momento del ritrovamento della carcassa |
Particolare |
Radiografia |
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sabato 16 giugno 2018
venerdì 15 giugno 2018
giovedì 14 giugno 2018
UN AVVOLTOIO GRIFONE CURATO E RIABILITATO PRESSO IL CRAS MATERANO RITORNA A VOLARE NEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Un giovane avvoltoio
Grifone (Gyps fulvus), recuperato
nello scorso ottobre in Toscana, località Lastra a Signa (FI) in stato di forte
debilitazione e con una frattura alla tibia destra, operato con urgenza dal
dott. Simone Scoccianti presso il Vet Hospital H24 di Firenze, è stato affidato
al CRAS di Matera su richiesta e autorizzazione dell’Azienda USL Toscana Centro
(Dott. E. Loretti) per la successiva riabilitazione, con la supervisione
scientifica della dott.ssa Olimpia Lai del Dipartimento di Medicina Veterinaria
dell’Università di Bari.
Dopo aver superato
la delicata fase post-operatoria, l’esemplare, con un’apertura alare di 2 metri
e mezzo, ha intrapreso il percorso di cura e riabilitazione in una voliera a
sua completa disposizione per il recupero funzionale dell’arto fratturato. Gli
operatori del CRAS hanno garantito quotidianamente ogni cura e assistenza,
fornendogli alimentazione adeguata alla sua natura di necrofago e la massima
tranquillità. I controlli clinici successivi effettuati presso la Clinica
Centro Veterinario Einaudi – Gruppo CVIT di Bari hanno permesso di valutare il
normale processo di riparazione della frattura e la rimozione dei mezzi di
osteosintesi.
Finalmente, dopo 4
mesi presso il CRAS materano, il giovane Grifone è stato trasferito nel Parco
Nazionale del Pollino, il cui Ufficio Conservazione guidato dal dott. Pietro
Serroni ha subito offerto la propria
disponibilità ad ospitarlo per un breve periodo di ambientamento pre-rilascio
in una voliera posta sul ciglio delle Gole del Raganello, nei pressi di Civita.
Nei giorni scorsi con la collaborazione del dott. Pino Cortone, l’esemplare è
stato marcato con anello metallico dell’INFS, anello colorato con codice
alfanumerico, ed equipaggiato con logger GPS che potrà consentire di seguire “in remoto” i suoi spostamenti grazie all’invio delle coordinate geografiche
rilevate dal logger.
Per la reintroduzione in natura il personale e i collaboratori del CRAS hanno scelto l’area
calabrese del Pollino, sia per la relativa breve distanza dal Centro,
fondamentale per evitare inutili stress da trasporto al giovane “dimesso”, sia
per la presenza di un nucleo di grifoni che da anni frequentano regolarmente le
spettacolari ed imponenti Gole del
Raganello, risultato di un progetto di reintroduzione attuato dall’Ente Parco a
partire dal 2002; il personale del Parco rifornisce regolarmente un carnaio da
diversi anni al fine di garantire una sicura risorsa trofica per questi
straordinari avvoltoi, costituendo così un altro vantaggio per il giovane
appena restituito all’ambiente.
Il Responsabile del CRAS Matteo Visceglia dichiara:
“Siamo molto soddisfatti
per il rilascio del giovane Grifone, risultato ottenuto in circa 8 mesi di
lavoro durante i quali abbiamo potuto dimostrare come il nostro Centro, con
l’aiuto di vari professionisti bravi e preparati, in primis la dott.ssa Olimpia
Lai, riesce a ottenere ottimi risultati
pur in presenza di una situazione generale gestionale ancora da migliorare. Nonostante
tutto, le nostre attività proseguono incessantemente facendo leva sulle nostre sole
forze e possibilità e sulla nostra volontà di contribuire concretamente nel
complesso lavoro di soccorso, cura e riabilitazione della fauna selvatica.
Siamo fiduciosi per il futuro, visto che pochi giorni fa ci è giunta notizia
che la Regione Basilicata a partire da quest’anno avrebbe deciso di sostenere i
4 CRAS lucani attualmente riconosciuti. Per questo motivo in questo periodo
stiamo riaprendo le porte ai cittadini per la consegna o l’affidamento di
esemplari in difficoltà che necessitano di cure, e già in questi giorni le
strutture del centro hanno nuovi ospiti”.
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domenica 6 maggio 2018
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