Sara e Tobia, due giovani capovaccai nati
in cattività e liberati nel 2015, tornano in Italia dopo quattro anni trascorsi
in Africa
Sara e
Tobia sono due giovani capovaccai nati nel 2015 al CERM Centro Rapaci
Minacciati, ubicato in Toscana meridionale e specializzato nella riproduzione
in cattività di questa specie minacciata. Nel centro si lavora da molti anni
per ottenere giovani da liberare in natura allo scopo di rafforzare la popolazione
selvatica di questo piccolo avvoltoio, dall'aspetto bizzarro e simpatico, che
sta per scomparire dall'Italia. Infatti, ne rimangono solo una decina di coppie,
tra Basilicata, Calabria e Sicilia. Mite ed utile come "spazzino"
ambientale, fino alla metà del XX secolo il capovaccaio frequentava, durante il
periodo primaverile ed estivo, pascoli e pareti rocciose dell'Italia centro-meridionale
tirrenica.
Proprio
nel 2015, grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente il
CERM potè agire, almeno una volta, senza avere l’assillo costante della mancanza
di finanziamenti.
All’età
di circa tre mesi, Sara e Tobia furono trasferiti dal CERM nel Meridione d’Italia
per essere liberati. Sara prese il volo in Puglia il 16 agosto 2015, dopo aver
trascorso alcuni giorni di ambientamento nella cavità di una parete rocciosa
adeguatamente attrezzata; Tobia venne liberato in Calabria il 7 settembre, dopo
un breve soggiorno all'interno di una cassa-nido. Le operazioni di rilascio,
delicate e complesse, furono realizzate dall'Associazione CERM con la collaborazione
della LIPU, in Puglia, e dell'Associazione StOrCal, Stazione Ornitologica
Calabrese, in Calabria.
Una
decina di giorni dopo il rilascio Sara e Tobia iniziarono una lunga migrazione che
li portò nell'Africa sub sahariana, area nella quale i giovani capovaccai
rimangono, in genere, per tre-quattro anni prima di far ritorno nei pressi
della zona di nascita. Un affascinante e pericoloso viaggio, seguito
costantemente dagli esperti del CERM mediante i dispositivi GPS con i quali i
due avvoltoi sono equipaggiati, grazie al supporto della VCF Vulture
Conservation Foundation.
Sara,
dopo aver girovagato un po' per la Puglia raggiunse la Sicilia occidentale e da
qui attraversò il Mediterraneo per poi sorvolare Libia e deserto del Sahara e
fermarsi in Niger, dopo circa 4.000 km di volo percorsi in 28 giorni. Tobia tenne
ancor più con il fiato sospeso i molti ornitologi e appassionati che ne seguirono
il viaggio verso l’Africa perché imboccò la rotta migratoria più pericolosa, quella
che passa per l'Isola di Malta, notoriamente interessata da un intenso
bracconaggio ai danni dell'avifauna migratrice. Dopo una breve sosta nell’isola
riprese il volo ed approdò in Libia e da lì raggiunse il Mali, dopo aver
percorso 3.500 km in 17 giorni. I due giovani, quindi, furono molto fortunati non
incapparono nei mille pericoli che minacciano i migratori. Infatti, va
ricordato che Bianca e Clara, due capovaccai liberati nel 2018 in Basilicata
dall'Associazione CERM e da ISPRA nell'ambito del progetto LIFE Egyptian
vulture, andarono incontro ad una sorte terribile proprio durante la migrazione:
Clara venne uccisa dalla vile fucilata di un bracconiere nel trapanese mentre
Bianca fu avvelenata in Tunisia.
Il ritorno in Italia
Nel
maggio 2019 Sara e Tobia sono finalmente tornati in Italia, rispettivamente il
2 ed il 19. Uno straordinario mistero scritto nel loro DNA da migliaia di anni.
Per il viaggio di ritorno entrambi hanno seguito la rotta più breve per
arrivare in Sicilia, rotta che passa per Cap Bon, in Tunisia e che viene utilizzata
da moltissimi rapaci migratori.
Gli
spostamenti dei due giovani, attraverso i dati GPS, vengono seguiti costantemente
dal CERM e da una rete di ornitologi e personale dei Carabinieri forestali.
In
Italia Sara ha percorso sinora oltre 2.500 km, sino a sfiorare il CERM in
Toscana, e poi le Marche; quindi ha puntato nuovamente verso sud, ritornando a
volare nei cieli esplorati in gioventù tra Puglia e Basilicata, a pochi
chilometri dal luogo nel quale ha spiccato il primo volo quattro anni or sono. Tobia,
dopo aver sostato nella Sicilia orientale, si è spostato in Calabria, regione che
sta esplorando e nella quale fu liberato. Esattamente quello che ci si
aspettava: una strabiliante memoria "da capovaccaio".
A fine
estate i due giovani, seguendo il loro istinto, rientreranno in Africa per tornare
negli anni prossimi in Italia, durante l’estate, e riprodursi dall'età di 5-6
anni; ovviamente se riusciranno a scampare ai tanti pericoli che incombono su
di loro, tutti legati ad attività illegali e strutture umane.
Aiutare
la specie a non scomparire dall'Italia quindi si può: con la riproduzione in
cattività ed i rilasci ma anche attuando misure sinergiche di protezione, quali
la creazione di carnai, la sorveglianza dei nidi, la regolamentazione dell’arrampicata
(ormai selvaggia e senza regole), la lotta al bracconaggio (specialmente nel
trapanese) e all’uso dei bocconi avvelenati. E' dunque auspicabile che gli enti
preposti alla conservazione della biodiversità italiana diano attuazione al
Piano d’Azione sul capovaccaio (2009) del Ministero dell’Ambiente che prevede, tra
l’altro, proprio l’allevamento e la liberazione di giovani come azioni basilari
per salvare il capovaccaio dall’estinzione in Italia, ovviamente supportate da un
adeguato supporto finanziario.
Rocchette
di Fazio, 02-06-2019
www.capovaccaio.it
www.facebook.com/associazione.CERM/
www.produzionidalbasso.com/project/capovaccaio-aiutaci-ad-evitare-che-si-estingua/
www.change.org/p/ministero-dell-ambiente-fermate-il-massacro-dei-capovaccai-e-degli-altri-rapaci-migratori-sergiocosta-min
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