AGR
Parte in questi giorni anche nei territori
del Parco Nazionale del Pollino e nel Parco Regionale delle Chiese
Rupestri il monitoraggio della lepre italica e della lepre europea
specie “minacciate” e protette dalla legge 157 del 1992.
Lo prevede una convenzione per l’attuazione di un progetto di
conservazione del “lepus corsicanus” nei parchi lucani della Basilicata,
siglata dal dipartimento Ambiente della Regione Basilicata,
dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale e dai
Parchi “Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane”, “Appennino Lucano
Val d’Agri Lagonegrese”, “Pollino” e “Murgia Materana” in seguito a uno
specifico progetto approvato dal ministero dell’Ambiente.
Per il primo anno di attività è previsto il censimento notturno degli
esemplari da realizzare attraverso l’impiego di sorgenti luminose.
Prevista anche l’elaborazione di uno studio di fattibilità nel
territorio del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese,
da parte dei tecnici dell’Ispra per l’individuazione degli areali idonei
alla reintroduzione della specie.
Nei primi mesi del 2014 è prevista inoltre l’immissione dei primi nuclei
di soggetti fondatori provenienti dal Parco regionale Gallipoli Cognato
Piccole Dolomiti Lucane.
Tra le azioni già realizzate in Basilicata in favore della specie,
infatti vi è quella del Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole
Dolomiti Lucane che, a partire dal 2007, grazie anche a contributi
erogati da Regione ha avviato un progetto di recupero, realizzando tra
le varie azioni di monitoraggio, anche un allevamento sperimentale. Tale
iniziativa ha portato negli ultimi anni ai primi successi, ottenendo
così alcuni esemplari della specie, che saranno utilizzati negli
interventi di reintroduzione. Per censire la presenza della specie
l’Ente Parco Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, nel 2011 ha svolto
una prima indagine preliminare, accertando una presenza di piccole
popolazioni isolate. Lo stato delle conoscenze circa le presenze e le
densità della specie, nel resto del territorio lucano, è assai carente,
anche se, dall’analisi della bibliografia disponibile e dai risultati
delle prime indagini svolte, ne è accertata l’assenza da vastissimi
territori.
Tra le altre attività del programma che parte in questi giorni è
previsto anche l’avvio di un monitoraggio continuo dei soggetti marcati
attraverso tecniche di telemetria, al fine di valutare dal punto di
vista scientifico, per la prima volta, l’adattamento e la sopravvivenza
negli ambienti naturali, degli individui nati in aree faunistiche.
Fonte: Basilicatanet.it 18 ottobre 2013
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