Dopo il rinvenimento di 3 lupi uccisi nelle campagne di Pomarico lo scorso mese di Marzo, fatti ritrovare allineati, secondo le ipotesi degli uomini del Corpo Forestale a scopo “dimostrativo” dal loro uccisore per denunciare il fatto che in caso non fossero intervenuti gli enti preposti avrebbe provveduto da solo ad “allontanare” il pericolo, il personale del Comando Stazione Forestale di Montescaglioso, con la collaborazione del sig. Matteo Visceglia, responsabile del Centro Recupero Fauna Selvatica di Matera (CRAS), ha iniziato una serie di monitoraggi nelle campagne di Montescaglioso, Pomarico e Miglionico per individuare tracce che confermino la presenza del predatore nella zona. Durante le ricerche il gruppo di lavoro ha rinvenuto in loc. Difesa San Biagio, in agro di Montescaglioso, feci fusiformi contenenti consistenti quantitativi di peli di capra e orme che fanno ritenere che in zona vi sia l’effettiva presenza di lupi. Sempre in nella stessa zona gli allevatori hanno segnalato reiterati danni al proprio bestiame provocato dai lupi. Per tali motivi sono state istallate fototrappole all’infrarosso nelle vicinanze di carnai (carne e scarti di macelleria depositati sul suolo utili ad attirare l’animale nei pressi della fototrappola). In agro di Montescaglioso tali apparecchi hanno ripreso nibbi, faine, volpi e cani randagi non confermando la presenza dei lupi. Le fototrappole istallate tra le campagne di Pomarico e Miglionico, di contro, hanno dato riscontri positivi ritraendo nelle ore notturne lupi che percorrono le piste armentizie seguendo l’odore lasciato dalle greggi. In ogni caso bisogna rassicurare i cittadini di Montescaglioso, Miglionico, Pomarico e degli altri comuni del materano, in quanto non vi sono notizie storiche di aggressioni da parte di lupi ad esseri umani. Ben più preoccupante, di contro, è la situazione dei cani inselvatichiti e randagi presenti in provincia poiché sono stati documentati numerosi casi di aggressioni da parte di questi a esseri umani. Per quanto riguarda, invece, le greggi che pascolano allo stato brado si potrebbero consigliare agli allevatori accorgimenti atti a limitare gli attacchi dei predatori ai propri animali fra i quali: l’utilizzo di cani pastore adeguatamente addestrati e muniti di idonei collari; non abbandonare senza pastori le greggi al pascolo; nelle ore notturne ricoverare le greggi in recinti idonei; durante il rientro serale nei recinti far seguire il gregge dai pastori non lasciando incustoditi gli animali che si attardano. Tali semplici accortezze dovrebbero essere idonee a scoraggiare i lupi che non trovando prede facili tra le greggi si dovrebbero nutrire di ungulati e in particolare i cinghiali, loro prede naturali presenti in natura, esercitando una auspicabile azione di contenimento della specie e di selezione naturale. In Basilicata si stanno attuando analoghe attività di monitoraggio a quella della Forestale con l’ausilio del CRAS, tra queste il progetto “Convivere con il Lupo, conoscere per preservare”, che i Parchi Nazionali dell’Appennino Lucano e del Pollino stanno realizzando insieme ad altri parchi del Sud Italia nell’ambito dei progetti finanziati dal Ministero dell’Ambiente in seguito all’emanazione della Direttiva per la conservazione della Biodiversità. Anche l’Osservatorio faunistico della Regione Basilicata effettua un monitoraggio dei lupi nella regione. Il Corpo Forestale dello Stato fa sapere che il lupo è una specie particolarmente protetta e che le uccisioni di esemplari dello stesso sono sanzionate penalmente ed elenca le disposizioni che negli anni hanno posto sotto tutela l’animale. - Il Decreto Ministeriale (Natali) del 1971, escluse il lupo dall’elenco degli animali “nocivi”, ne proibì la caccia e vietò l’uso dei bocconi avvelenati, questo Decreto fu rinnovato per gli anni successivi. Successivamente con il Decreto Ministeriale (Marcora) nel 1976 fu sancita definitivamente la protezione del lupo che divenne specie protetta. - La Legge n. 968 del 1977 (Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia) per la prima volta ricomprende il lupo tra le specie particolarmente protette. - Anche la vigente Legge n. 157 del 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) considera il lupo specie particolarmente protetta prevedendo per chi abbatte, cattura o detiene un esemplare dello stesso l’arresto da due a otto mesi o l’ammenda. Anche grazie alla protezione della specie si è potuto assistere ad un costante incremento della popolazione dei lupi anche in provincia di Matera. Con il censimento eseguito da Boitani e Zimen nel 1972 si stimò che su tutto il territorio nazionale vi erano circa 100 lupi. Negli anno ’70, la popolazione dei lupi raggiunse il minimo assoluto. Una stima riferita alla fine degli anni ‘90 indicò una consistenza di 400-500 capi. Attualmente non si dispone di sufficienti informazioni per quantificare con ragionevole attendibilità la consistenza della popolazione nazionale, secondo alcuni esperti la popolazione dovrebbe aggirarsi sui circa 1000 capi. Nella Regione Basilicata la Legge Regionale n. 23 del 2000 prevede rimborsi per i danni alla zootecnia provocati da lupi e da altra fauna selvatica. Questa norma prevede il risarcimento dei danni causati alle produzioni zootecniche dalla fauna selvatica o inselvatichita. Quindi, prevede risarcimenti per le predazioni dei lupi ma anche per quelle dei cani inselvatichiti in danno degli animali d’allevamento. E’ importante fare questa precisazione in quanto molti allevatori cercano di attribuire i danni subiti ai lupi ritenendo erroneamente che quelli provocati dai cani inselvatichiti non sono indennizzabili. La norma regionale prevede indennizzi per danni causati agli allevamenti bovini, ovicaprini ed equini condotti allo stato brado o semibrado. I danni sono risarcibili all’80% del valore degli animali uccisi. Per provare l’uccisione dei propri animali l’allevatore deve mostrare la carcassa dell’animale ucciso, non sono rimborsabili danni ad animali d’allevamento predati al pascolo e dei quali non si rinvengono i resti.
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