sabato 23 gennaio 2010

Premio ambiente per il 2010 a Peppino Gambetta

di PASQUALE DORIA

Difficile trovare persone così riservate. Giuseppe Gambetta, per tutti Peppino, protegge così la ricchezza di un sapere non esibito, quasi difeso. Ma quando presenta le sue ricerche, che diventano puntualmente preziosi volumi di consultazione, è capace come pochi a mettere in luce un bagaglio di conoscenze saldamente legate al territorio materano. Per lui la città e le contrade che la circondano non hanno chissà quali segreti da svelare. Eppure, rifugge ogni etichetta. Di più, si limita a definire se stesso un «appassionato naturalista». Niente di più. Una passione riconosciuta, però. Non a caso, oggi, a Matera, nella sala conferenze dell’Ente Parco della Murgia materana, alle 10, gli sarà consegnato il Premio Ambiente 2010. Si tratta di un’ini - ziativa del consiglio direttivo dell’ente che punta a valorizzare le competenze in grado di arricchire il patrimonio di studi sulla città dei Sassi. Un’attitudine che è possibile esprimere in vario modo, non solo in chiave naturalistica, ma anche nel senso dell’approfondimento circa un insediamento millenario, già maturo in età preclassica, senza trascurare la valorizzazione e il recupero delle tradizioni locali a rischio. Gambetta è autore di una pregevole pubblicazione, Guida alla flora del Par co, edita nel 2003 da Antezza Tipografi. La prima nel suo genere. Ora, è in dirittura di arrivo un altra primizia, riguarda il mondo degli insetti che si riproduce sulla Murgia. La particolarità del nuovo lavoro è nella capacità affabulatoria, riconoscibile, di Gambetta. La base di partenza è scientifica, poi, l’orizzonte si amplia fino a includere le peculiarità popolari, le radici più profonde della cultura contadina locale. Conoscenze che dispensa con l’autentico gusto di una narrazione capace di divulgare nel senso più nobile del termine ricerche che, così, vengono abilmente sottratte al ristretto ambito degli addetti ai lavori. Anche questo libro diventerà patrimonio condiviso della comunità e contribuirà a dare maggior interesse alla già ricca collana del «Parcomurgia». Di più, l’insieme di questi strumenti stanno diventando veri e propri manuali che, spaziando dall’antropologia all’urbanistica, dalla storia dell’arte alla botanica, superano l’aspetto settoriale di approfondimento ed analisi. Si tratta, a ben vedere di proposte di tutela attiva del cospicuo lascito ambientale affidatoci da quanti ci hanno preceduto. L’alterno gioco di molteplici elementi di cultura e di precisi dati scientifici diventa, così, valore aggiunto il cui autentico merito è di essere volutamente veicolato con un linguaggio semplice, diretto, accessibile anche a chi prova per la prima volta a scoprire il territorio spingendosi oltre il sentito dire. Con questa pratica, esercizio in cui Gambetta è davvero ben allenato, diventa possibile impadronirsi anche di un concetto complesso come quello di ecosistema, un intreccio di relazioni che a Matera parla molto di noi, soprattutto del nostro vissuto.

Gazzetta del Mezzogiorno, 23 gennaio 2010