mercoledì 4 luglio 2012

Riserva Calanchi di Montalbano: c'è ma non si vede

A febbraio dello scorso anno, dopo sette anni dalla richiesta avanzata da Legambiente, la Regione Basilicata, con legge regionale n. 3/2011, istituiva la “Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Jonico” per proteggere e valorizzare un’area con caratteristiche geologiche e paleontologiche uniche al mondo e con forti peculiarità paesaggistiche, naturalistiche e storico-culturali. La Legge regionale ha definito i confini della Riserva e ne ha assegnato la gestione alla Provincia di Matera la quale, con la collaborazione del Comune di Montalbano Jonico, entro maggio dello scorso anno, avrebbe dovuto produrre il piano di gestione. A termine del lungo percorso per l’istituzione della Riserva – durante il quale è stato svolto un tenace lavoro di informazione, sensibilizzazione e documentazione tecnico-scientifica a supporto della richiesta in molti si affrettarono a festeggiare ed a rivendicare il loro “determinante” ruolo.
A distanza di un anno e mezzo, però, la Riserva dei Calanchi di Montalbano c’è ma non si vede: la Regione Basilicata non ha stanziato un solo euro per la sua gestione; la Provincia ha accumulato un anno di ritardo per la presentazione del Piano di gestione che tutti stiamo aspettando; la cartellonistica dell’area programma riporta un generico “calanchi: paesaggi dell’anima” persino all’ingresso di Montalbano, a ridosso del confine della “Riserva naturalistica”; addirittura l’APT (agenzia di promozione turistica) pubblica delle foto dei calanchi montalbanesi attribuendoli ad altri comuni e non cita la “Riserva” né nell’opuscolo “Calanchi lucani” né nel suo aggiornatissimo sito web; La “Riserva”, paradossalmente, non è citata nemmeno nel sito web del Comune di Montalbano Jonico!
E se la “Riserva naturale regionale dei Calanchi di Montalbano” non è riportata nemmeno virtualmente sulle pagine informatiche degli enti istituzionali figuriamoci se possiamo sperare che siano segnalati i suoi confini o tracciati i suoi sentieri! Ma il Circolo Legambiente continua a credere nell’opportunità di sviluppo che l’area protetta dei calanchi rappresenta. Avviare la gestione della Riserva sancirebbe concretamente la volontà pubblica di un uso del territorio dei calanchi alternativo e contrapposto alle trivellazioni ed alle discariche.
Per questo il Circolo continuerà a lavorare, come ha fatto negli ultimi anni, per la valorizzazione dell?area dei Calanchi, anche richiamando alle proprie responsabilità ciascuno dei soggetti direttamente coinvolti.
[Montalbano Jonico, 19/06/2012 - Il presidente del Circolo Legambiente di Montalbano Jonico - dr Arturo Caponero]

Ecomafia 2012

POTENZA – La Basilicata si colloca al 12/o posto nella classifica nazionale dei reati ambientali per il 2011, con 876 infrazioni, pari al 26,8 per cento in più rispetto all’anno precedente: in particolare, nel ciclo dei rifiuti, si registrano dati in controtendenza rispetto al resto del Paese, dove le infrazioni sono in diminuzione, mentre quelle sul territorio lucano segnano un incremento del 38,6 per cento, accompagnato da un numero maggiore di denunce (112 rispetto alle 44 del 2010) e di arresti (due). I dati emergono dal “Rapporto sulle illegalità ambientali 2011-2012”, ovvero le “Ecomafie”, realizzato da Legambiente e presentato stamani a Potenza, nel corso di un incontro a cui hanno partecipato il coordinatore dell’Osservatorio Ambiente e legalità, Pietro Fedeli, il dirigente generale del dipartimento regionale per l’Ambiente, Donato Viggiano, il presidente lucano di Legambiente, Marco De Biasi, e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Per quanto riguarda il ciclo del cemento, in Basilicata sono state accertate 139 infrazioni (il 2,1 per cento del totale nazionale) con 135 denunce e 22 sequestri.

Dal censimento delle strutture è poi emerso che la provincia di Matera è nella “top ten” delle “case fantasma”, con 4.181 abitazioni non dichiarate nel solo capoluogo. Nel rapporto si evidenzia infine il caso di Lauria (Potenza) dove le “case fantasma” sarebbero circa duemila, ovvero la metà rispetto a quelle di Potenza, a fronte di una popolazione di appena un quinto.
Per il ciclo dei rifiuti, invece, è necessario confrontare i dati complessivi con gli indici demografici e territoriali della regione: emerge un quadro di “microillegalità diffusa”, hanno spiegato Fedeli e De Biasi, “e non di una vera e propria rete criminale, anche se di forte impatto sul territorio”. Per Viggiano, invece, “accanto alle iniziative legate ai controlli e al potenziamento della raccolta differenziata, è necessario agire sul cambiamento culturale delle abitudini e della sensibilità ambientale”.


Fonte: 

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=532631&IDCategoria=12