domenica 12 luglio 2009

Le proposte del Parco Murgia su Italcementi

LE PROPOSTE PARCO MURGIA, UN ACCORDO MANCATO E IGNORATO GIÀ DA QUATTRO ANNI
«Un tavolo di confronto e il rispetto dell’intesa»


• In una lettera al presidente della Giunta regionale e ad altri enti locali, Roberto Cif arelli, presidente del Parco Murgia, fa presente che «l’imponente intervento che Italcementi ha in corso di esecuzione merita un approfondimento». Per Cifarelli, «bisogna istituire rapidamente un tavolo di confronto tra «Regione, Comune, Ente Parco e Italcementi che riprenda i contenuti dell’intesa del 2000, riconsiderando l’attività di utilizzo di rifiuti a fini energetici». Anche perchè, «in questi giorni assistiamo all’ultimazione dell’elevazione della “tor re” di oltre 90 metri che da questo momento in poi segnerà negativamente il profilo del paesaggio. Mi sembra inutile sottolineare il contesto in cui va ad inserirsi. I cittadini s’interrogano (e ci interrogano) circa la qualità delle emissioni dello stabilimento in relazione ai carburanti utilizzati nel ciclo produttivo, sollevando persino dubbi circa la bontà delle rilevazioni e dei monitoraggi effettuati dalle strutture pubbliche. Credo sia arrivato il momento di fugare tali dubbi». «Circa quattro anni fa - continua - in occasione della presentazione del progetto di “revamping” al Comune, in una lettera riservata all’allora sindaco espressi alcune perplessità. A seguito di quella nota e di ulteriori incontri con dirigenti comunali, regionali e Italcementi, in fase autorizzativa comunale si convenne di sottoscrivere un’intesa quadro tra Comune, parco e società. L’Ente Parco propose per l’intesa alcuni punti cardine», ma «finanche ridimensionata nei contenuti l’intesa ad oggi non è stata sottoscritta. A questo si aggiunga che l’Aagenzia lucana per l’ambiente, riferendo dati relativi alle emissioni degli impianti, comunicava che dall’agosto del 2008 «l'alimentazione del forno è a carbon-cook che sostituisce completamente l'impiego di pneumatici». Ciò starebbe a significare che fino a meno di un anno fa il forno dell'Italcementi verosimilmente bruciava ancora pneumatici, e non c’è la certezza che questo non potrà avvenire ancora. La delibera di Giunta Regionale n. 658 del 7 maggio 2007 di “Autorizzazione Integrata Ambientale” con - ferma infatti la possibilità di svolgere “attività di messa in riserva e di recupero come combustibile alternativo di rifiuti, per un quantitativo massimo annuo pari a 12.000 tonnellate”, elencando tra questi i rifiuti plastici, “rifiuti non specificati altrimenti” e pneumatici fuori uso, e “il revamping del ciclo produttivo consentirà un’ancor più efficiente gestione delle attività di recupero in essere e una chiara predisposizione all’in - cremento delle potenzialità future».

GDM 12 luglio 2009

Legambiente si oppone a Italcementi



CARMELA COSENTINO


• Se Don Chisciotte armato di spada e in sella al suo cavallo combatteva contro i mulini a vento, i cavalieri di Legambiente ieri mattina si sono scontrati con un mostro molto più possente, l’imponente struttura dell’Italcementi situata proprio nel cuore del Parco della murgia materana. Una chiara provocazione, un’iniziativa dimostrativa da parte di una decina d’attiviti guidati dai dirigenti Marcello Santantonio e Pio Acito. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e di «porre ancora una volta l’attenzione della città su questa nuova opera in costruzione, espansione del cementificio e che sotto il ricatto occupazionale ci ha spinto ad accettare - dice Santantonio presidente di Legambiente - . Combattiamo contro i mulini a vento come dimostra il fatto che abbiamo avuto degli incontri con i responsabili dell’Italcementi ma senza alcun risultato. Ma era da aspettarselo visto che non abbiamo avuto né l’appoggio della Regione, né tanto meno del Parco Murgia».
Bloccare l’operazione oggi è difficile per questo i manifestanti hanno chiesto in primo luogo la disposizione di misure di controllo per evitare che la torre di combustione, alta circa 100 metri, non diventi un inceneritore ma che bruci solo gas prodotti dal ciclo di lavorazione. Un’ipotesi che presto potrebbe diventare un dato di fatto perché come spiega Santantonio «anche a Matera, come è già accaduto in altre città, ci sarà l’emergenza rifiuti, per cui il rischio è che i rifiuti contenuti oggi nelle vasche della discarica della Martella vengano bruciati qui. Ecco perché chiediamo alla Regione Basilicata maggiori controlli, proprio per tutelare la salute dei cittadini».
Altra richiesta è che l’impianto rispetti le percentuali di emissione di polvere nell’aria (pari al 10 per cento) come avviene ad esempio nell’impianto di Calusco d’Adda a Bergamo e che per funzionare «bruci solo gas e non per esempio, copertoni. Noi chiediamo semplicemente più rispetto per i cittadini e per l’ambiente».
E aggiunge Santantonio «non è stato mai
eseguito uno screening sugli operai per vedere cosa respirano e per capire cosa respirano i cittadini. Il registro dei tumori in Basilicata non è ancora pronto e sicuramente la percentuale è alta. Speriamo che il messaggio arrivi alla gente e che non si agisca quando è troppo tardi».
A questi problemi si aggiunge anche l’impatto visivo e ambientale della struttura che sorge lungo la statale Appia in area murgiana, che è una zona di interesse comunitario. E su questo punto Acito rincara la dose «in questa battaglia contro gli ecomostri noi siamo da soli. La Scaletta, per esempio, non dice niente, lo stesso circolo che negli anni’70 si è battuto contro la costruzione dello stabilimento. Ma tacciono anche il Wwf e altri».
Ma perché questo silenzio? «È facile da capire - ribatte Santantonio - chi ha ottenuto un qualche beneficio da Italcementi non ha interesse a denunciare. Parlo di molte associazioni culturali che sono state sponsorizzate dalla società e poi c’è la gente che ha paura di perdere il lavoro. Il ricatto occupazionale è troppo forte. Ma mi chiedo, visto che si lavora a pieno regime nelle cave, quanto tempo dureranno ancora questi posti di lavoro».

GDM 12 luglio 2009