domenica 16 settembre 2012

Rassegna stampa: Antea su pesca irregolare Oasi San Giuliano

Pesca irregolare nell’Oasi di S. Giuliano
Miglionico. La denuncia dell’associazione “Antea” per le gare sportive ed i dilettanti  

MIGLIONICO - La Delegazione provinciale dell’asso ciazione “Antea” Onlus di Miglionico, continua la sua campagna di sensibilizzazione e di denuncia riguardo la situazione di totale abbandono e degrado in cui versa l'Oasi protetta di San Giuliano. «Nei mesi scorsi -si legge in una nota- la nostra associazione ha più volte puntato il dito contro tutti quei comportamenti e quelle pratiche dannose per l'area protetta del lago, che molti cittadini e spesso, attraverso decisioni scellerate ed inspiegabili, anche le istituzioni mettono in atto, svuotando di fatto l'Oasi di ogni significato». Dopo essersi schierata in maniera netta ed inequivocabile contro il via libera al permesso di Ricerca Idrocarburi “Il Perito”, concesso alla società inglese Delta Energy in un'area distante solo pochi km dal perimetro dell'Oasi, aver denunciato l'uso di pesticidi e concimi chimici nei campi agricoli adiacenti o addirittura situati all'interno dell'area protetta, aver documentato e segnalato l'abbandono indiscriminato di rifiuti di ogni genere nella zona ed aver preso posizione contro il progetto in atto di abbattimento controllato di cinghiali nel territorio dell'Oasi, questa volta Antea punta il dito contro il mancato rispetto da parte di molti cittadini ed appassionati delle norme che regolamentano la pesca, sia a livello amatoriale che agonistico. «Oltre alle consuete segnalazioni riguardanti coloro che praticano la pesca in modo del tutto abusivo, essendo sprovvisti di regolare licenza e contravvenendo alle più elementari norme che regolano tale attività -proseguono da Antea- ne abbiamo ricevute tante altre che evidenziano, soprattutto durante lo svolgimento di gare agonistiche regolarmente autorizzate, scarsa attenzione da parte dei partecipanti e degli organizzatori delle stesse alla salvaguardia e alla sopravvivenza degli animali pescati. Come prevedono le norme e i regolamenti che disciplinano tali competizioni, il pescato deve essere mantenuto in vita fino a fine gara per poter poi essere rimesso in libertà; ma diverse foto e testimonianze, dimostrano che, in molte occasioni, oltre il 50% degli animali pescati perdono la vita a causa della negligenza e dell'insensibilità di alcuni partecipanti, degli organizzatori degli eventi e di coloro che dovrebbero vigilare sul rispetto dei regolamenti. A questo punto sorge spontaneo chiedersi che senso abbia approvare regolamenti ad hoc per determinate discipline, se poi non si è in grado di farli rispettare, soprattutto se si tratta di regolamenti già troppo permissivi ed invasivi per un'Oasi, come dimostra, per esempio, la possibilità di utilizzare il “barchino” nella pratica del “carpfishing”».
FONTE: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA 15 SETTEMBRE 2012
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