sabato 27 novembre 2010

domenica 14 novembre 2010

sabato 13 novembre 2010

Albanella reale

Una giovane femmina di Albanella reale (Circus cyaneus)sorvola a bassa quota i campi adagiati ai lati del fiume Bradano, a pochi km dalla Riserva Naturale di San Giuliano. Una giornata tersa, tiepida e con una fulgida luce le permette di individuare le sue piccole prede nascoste tra l'erba. Ruderi isolati, all'apparenza insignificanti e privi di vita sembrano a volte attrarre maggiormente il rapace, forse perchè tra gli anfratti trovano rifugio micromamammiferi e piccoli uccelli. Pochi minuti per osservare scene di genuina bellezza di una Natura che giorno per giorno spalanca le sue finestre agli occhi di chi vuole ammirarla ed apprezzarla.

L'Albanella reale è un rapace di medie dimensioni con un'apertura alare che raggiunge al massimo 120 cm. Nidifica soprattutto nelle zone settentrionali e orientali dell'Europa e la sua presenza nelle nostre aree è legata alla migrazione e allo svernamento.

lunedì 8 novembre 2010

Enel e biodiversità

Enel e biodiversità:la tutela (di facciata) della lontra nel 2010, anno della biodiversità

Che l’Enel ormai si autorappresenti come un’industria dell’energia che tra i suoi nobili intenti ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente è cosa risaputa. Basta andare sul sito di questa eco-impresa per comprenderlo: fonti rinnovabili, nucleare, eolico, fotovoltaico… tutte le politiche imprenditoriali dell’impresa vengono presentate come disinteressate iniziative di volontariato a favore dell’ambiente. Sembra proprio il sito di un’associazzione ambientalista: qualcuno potrebbe domandarsi se stiamo parlando del sito dell’ Enel o di associazioni come Greenpeace e WWF. Finchè si parla di energia possiamo anche capire i signori dirigenti di questa multinazionale: è ovvio che nelle strategie aziendali di una multinazionale come Enel, l’investimento per il profitto nelle fonti di energia rinnovabile, e nel nucleare, e nel carbone (e chi più ne ha più ne metta! ) venga anche presentato sotto la patina dello Sviluppo Sostenibile, della lotta ai cambiamenti climatici e dell’osservanza del Protocollo di Kioto, così political correct di questi tempi. La cosa più strana (strana per i profani ovviamente, non per chi è cosciente del fatto che il business si annidi anche sotto i progetti apparentemente più nobili) è che l’Enel, una multinazionale che si occupa di energia rinnovabile e non, sia impegnata da anni in progetti per la conservazione della biodiversità. La cosa è tanto più lodevole se pensiamo che i dirigenti dell’Enel sono così generosi da dedicare parte del loro tempo prezioso e della loro attività… alla preoccupazione per le specie minacciate dall’ estinzione. Ma veniamo a noi, e dati alla mano vediamo come stanno le cose.
Intanto la premessa è che “l’ Enel considera la biodiversità un patrimonio universale e per questo si impegna a preservarla promuovendo progetti concreti sia in Italia che all'estero, con il patrocinio del Ministero Italiano dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione per la Protezione della natura e in collaborazione con Legambiente, Lipu, Marevivo, gli Enti Locali e i parchi coinvolti.” Udite udite… si chiamano in causa addirittura organizzazioni internazionali come la International Union for Conservation of Nature : “l’ impegno è in perfetto accordo con il Countdown 2010, l'iniziativa di sensibilizzazione promossa dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN) per risvegliare l'attenzione di cittadini e politici sull'urgenza di attuare delle misure concrete per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010” (avverto sempre un po’ di puzza di marcio quando sento di parlare delle attività delle multinazionali dell’energia a favore dell’ambiente, ma questo è un mio parere personale). L’elenco dei progetti a favore della biodiversità è lungo:
“Quello che facciamo
• Centro di recupero per le tartarughe marine (Brancaleone – Calabria)
• Salvaguardia delle tartarughe Caretta caretta (Oasi di Lago Salso e Bosco di Rauccio - Puglia)
• Salvaguardia del grifone (Sardegna nord occidentale)
• Protezione della lontra (Alta Valle del Volturno - Molise)
• Salvaguardia della cicogna bianca (Parco della Valle del Ticino - Lombardia)

Quello che abbiamo fatto
• Vigilanza ambientale (Zona di Protezione Speciale Sila Grande - Calabria)
• Operazione cicogna bianca (Parco della Valle del Ticino - Lombardia)
• Conservazione del cervo (Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese – Oasi faunistica del cervo di Sasso di Castalda - Basilicata)
• Santuario delle farfalle (Isola d’Elba – Toscana)
• Conservazione del salmerino alpino ( Parco Naturale Adamello Brenta – Trentino Alto Adige)
• Conservazione del tritone crestato (Parco Nazionale della Sila – Calabria)
• Conservazione dell’orso bruno marsicano (Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise)
• Rotte migratorie (migrazione sicura sulla rotta del Mediterraneo centrale)
• Biodiversità marina “in luce”
• Studio e monitoraggio biologico terrestre e delle acque….”
(http://www.enel.it/it-IT/azienda/ambiente/biodiversita/lontra/)

Non c’è che dire, è proprio un bell’elenco. “Cosa c’è di male se una multinazionale fa tutto questo per la biodiversità?”, si dirà. Be’, la mia impressione è che l’Enel in parole povere “predica bene e razzola male”.
Visto che il Parco Nazionale del Pollino può vantare una formidabile biodiversità e visto che proprio il Pollino ha fatto da sfondo ad una delle vicende più contraddittorie delle politiche industriali dell’Enel e, non da ultimo, visto che sul Pollino esiste la lontra e numerose altre specie a rischio d’estinzione: sono disponibili parecchi elementi per aprire una bella riflessione… proprio su lontra, Enel e biodiversità. E alla fine sorgerà il dubbio che i progetti sulla biodiversità dell’Enel siano solamente uno strumento di immagine per questa multinazionale, e di giustificazione “ideologica” alle sue politiche industriali…
Intanto l’Enel, visto che sta finanziando, in Molise, un progetto volto al monitoraggio e salvaguardia dell’habitat della lontra, sostiene che: “il numero di esemplari della lontra in Italia si è drasticamente ridotto a causa di una caccia indiscriminata, dell’alterazione dell’habitat con inappropriate regimentazioni fluviali e della cementificazione degli argini”. L’Enel è cosciente anche (a parole, come si vedrà) che il rischio d’estinzione “è un fenomeno strettamente collegato all’azione dell’uomo che tende sempre più a dominare gli ecosistemi naturali assoggettandoli alle proprie esigenze agricole abitative e di spostamento”(Biodiversità. La difendiamo con l’energia, p. 21). Ma ecco i termini essenziali del progetto lontra in Molise:
“Con il sostegno di Enel viene avviato un progetto volto al monitoraggio e alla salvaguardia dell’habitat della lontra, con attività volte a:
• monitoraggio della presenza del mustelide e del numero di individui, per ottenere nuove informazioni sulla sua distribuzione e sull’utilizzo del territorio;
• perimetrazione delle aree, con la realizzazione di una recinzione a ridosso delle sponde del fiume Volturno in grado di preservare le abitudini ecologiche della specie;
• realizzazione di punti di osservazione della fauna ben mimetizzati;
• realizzazione di pannelli didattici per dare ampia informazione sul progetto.” (http://www.enel.it/it-IT/azienda/ambiente/biodiversita/; Biodiversità. La difendiamo con l’energia, p. 21)

Le belle parole che l’Enel scrive sul suo sito internet sono una cosa, altri sono i risvolti in termini di impatto ambientale delle sue politiche industriali!
L’Enel si preoccupa delle lontre, ma nel Parco del Pollino vuole aprire una centrale a biomasse e CDR, sfruttando e inquinando le acque del fiume Mercure, che è proprio quel tipico ambiente fluviale che l’Enel dice di considerare importante per la tutela di questo animale. Già la relazione Rabitti-Casson (2006) sulla V.I.A. della centrale aveva messo in rilievo, dati e normative vigenti alla mano, l’impatto negativo che l’utilizzo delle acque del Fiume Mercure avrebbe avuto sull’habitat di questo animale a rischio di estinzione. Nel corso degli ultimi dieci anni inoltre, diversi studi sono stati condotti sulla distribuzione della lontra nell’Italia meridionale. Nello studio condotto da Prigioni et al., (2005) si riporta la presenza di questa specie nel Parco Nazionale del Pollino; in particolare la presenza della lontra era stata riscontrata nei fiumi Sinni e Mercure-Lao. Il Parco Nazionale del Pollino e’ stato inoltre definito dagli stessi autori come un luogo strategico per la conservazione della lontra in Italia. Gli autori sottolineavano proprio la necessita’ di stabilire piani di management del corso dei fiumi in questa area al fine di migliorare la qualita’ degli ecosistemi fluviali e conservare questa specie.
Rabitti-Casson, nella relazione, riportavano una cartina del Parco dov’erano segnati i nuclei più consistenti della specie, in prossimità dei torrenti e fiumi del Pollino. Scrivevano i due studiosi: “una prestigiosa rivista del settore ha recentemente pubblicato un articolo relativo alla presenza della Lontra nel Parco del Pollino (…)
Dal marzo 2001 a dicembre 2002 , in 32 stazioni di campionamento(lunghezza 673
m) distribuite lungo 17 corsi d’acqua del Parco del Pollino ed aree limitrofe sono
stati mensilmente verificati segni della presenza della lontra (Lutra lutra),
specialmente “spraints” (termine inglese che significa esplicitamente escrementi di
lontra, Oxford Dictionary, n.d.r.). Tutti i corsi d’acqua si sono rivelati positivi per la
lontra, con una percentuale media del 82,2% specialmente nei bacini del Sinni e del
Mercure – Lao (zona centro settentrionale del parco)… (Rabitti-Casson, 2007, p.45). Era inoltre riportata la normativa in materia per la tutela delle specie a rischio d’estinzione: “la lontra risulta quindi tutelata ai sensi delle seguenti norme:
• L. 157/92 art. 2: specie specificatamente protette all’art. 2 della legge del 11
febbraio 1992.
• Habitat all.2 = Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato
Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione
richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.).
Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.
• Habitat all.4 = Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato
Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del
27 ottobre 1997.
• BERNA Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione della vita selvatica
dell’ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979.”(Rabitti-Casson 2006, p.48). Inoltre “la lontra è inserita nell’elenco
delle Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione
richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.).
Il corso del Mercure dovrebbe quindi divenire ZSC” (Rabitti-Casson 2006, p.52). Concludevano Rabitti-Casson: “La sicura presenza nel fiume Mercure – Lao della Lontra (specie protetta, che
potrebbe essere minacciata dall’inquinamento termico derivante dagli scarichi della
centrale [grassetto mio ndr]) fa scattare il meccanismo delle tutele specificatamente previste dalla normativa testè indicata. Ne consegue che il progetto in esame si scontra pure con le previsioni legislative derivanti dalla applicazione delle Direttive e delle Convenzioni internazionali suindicate” (Rabitti-Casson 2006, p.57). “E’ evidente che la norma deve essere rispettata, ma l’obiettivo di qualità di un corpo idrico recettore che vede la presenza di una specie come la lontra, tutelata da tutte le norme e le convenzioni sopra citate, deve essere semplicemente quello di mantenere la straordinaria qualità ambientale che permette appunto la presenza di un indicatore ecologico sensibilissimo come, appunto, la lontra.” (Rabitti-Casson 2006, pp. 51-52).

Inoltre l’Enel parla di biodiversità, ma disconosce che una centrale a biomasse con sfruttamento in loco delle foreste sarebbe devastante proprio per l’habitat di quelle specie uniche che popolano i boschi del Parco Nazionale del Pollino.

L’Enel collabora con associazioni ambientaliste e istituzioni per la tutela delle specie protette, ma poco si preoccupa della conservazione dell’habitat di quelle stesse specie, che andrebbe preservato con rigide norme di tutela… e soprattutto non certo costruendo centrali a biomasse e inceneritori nel cuore di un parco nazionale, in una ZPS del Parco Nazionale del Pollino, e questo proprio nel 2010, anno internazionale della biodiversità!

Fonti:
• http://www.enel.it/it-IT/azienda/ambiente/biodiversita/lontra/
• Biodiversità. La difendiamo con l’energia, p. 21, http://www.enel.it/it- IT/doc/azienda/ambiente/Biodiversita_Ita_.pdf
• d.Prigioni, C. et al. 2005b. Distribution and sprainting activity of the otter (Lutra lutra) in the Pollino National Park (southern Italy). Ethology Ecology & Evolution 17:171–180.

Saverio De Marco, Consigliere Nazionale AIW (Associazione Italiana Wilderness)

Liberazione Airone guardabuoi

In data 07 novembre 2010 il CRAS operante presso la Riserva “Lago Pantano di Pignola” ha rimesso in libertà un esemplare di Airone guardabuoi (Bubulcus ibis).
Il soggetto, rinvenuto nella media Val d'Agri, era pervenuto alcuni giorni fa presso il centro recupero fortemente debilitato a seguito di un trauma cranico.
Successivamente alla riabilitazione è stato liberato presso il Lago di Pignola, in una zona con caratteristiche ambientali giudicate idonee per la biologia della specie.
L'Airone guardabuoi è ancora decisamente raro in Basilicata, dove compare per brevi periodi solo durante le migrazioni. Recentemente, però, si è assistito ad un progressivo aumento delle segnalazioni sul territorio regionale, fenomeno che fa seguito ad una generalizzata tendenza all'incremento osservata anche altre regioni d'Italia.
In questo senso il ruolo svolto dai CRAS per il recupero dei dati di accertata presenza risulta fondamentale al fine di colmare le lacune conoscitive che ancora oggi caratterizzano la Basilicata.
Prima del rilascio il soggetto è stato inanellato dal Dott. Egidio Fulco, in modo da consentire il riconoscimento individuale in caso di ricattura. Tale operazione si inserisce nella collaborazione instaurata tra la cooperativa Nova Terra e lo Studio Naturalistico Milvus, che fin ora ha già consentito di marcare numerosi uccelli recuperati dal CRAS.