venerdì 25 maggio 2012

Nota di Città Plurale sulla questione energetica

Le copie riescono peggio dell’originale. È quanto è accaduto con il novello assessore alle attività produttive: Marcello Pittella.
Già lo scorso anno vedeva come risolutivo dei problemi connessi al ciclo dei rifiuti l’incenerimento ed auspicava la messa in funzione del vecchio rottame di Pallareta oltre alla opportuna valorizzazione di Fenice, eppure su questo ultimo egli era già a conoscenza dell’indagine in corso e dell’inquinamento delle falde sotterranee prodotto.
Adesso nella sua campagna di ricognizione tra i consorzi industriali non ha mancato di dire la propria con molta approssimazione. Ha fatto riferimento al “Sole per le industrie”. Intende, cioè, riutilizzare i terreni industriali per impiantarvi campi di fotovoltaico; se quei terreni non servono più a scopi industriali e la cosa desta molte perplessità, ritornino all’agricoltura e, comunque, vanno bonificati.
L’Ufficio Energia è in capo al Dipartimento affidato alle cure dell’assessore Pittella. Alla fatidica data del 15 Gennaio 2011 ricevette vagonate di richieste per realizzare impianti utili alla produzione di energia da fonti rinnovabili-FER- e che superavano le già abbondanti previsioni contemplate nel Piear – Piano Energetico Regionale-.
ll Piear prevedeva 1700 MW di potenza per impianti da realizzare e di questi: 990 MW da eolico, 360 MW da fotovoltaico, 50 MW da biomasse, 50 MW da idroelettrico, 250 MW SEL e distretto energetico. Le domande presentate sommarono, invece, ad un totale di 6562 MW; la parte da leone la fece l’eolico per 5840 MW . Il fotovoltaico si fermò a 657 MW ma il recente decreto sulle liberalizzazioni ha eliminato gli incentivi per gli impianti realizzati a terra nei terreni agricoli è da ritenere, perciò, che la quota possa non essere raggiunta.Vi sono, poi 65 MW per le biomasse ma anche qui, per fortuna, nell’ambito del conto energia viene meglio circostanziato il tipo di contributo favorendo le biomasse di origine biologica ed equiparando il contributo a quello più basso se si fa ricorso anche ai rifiuti ed in più si esalta l’approvvigionamento di prossimità della materia prima con riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Resta da determinare la ricaduta del decreto cd. Burden sharing sulla Basilicata. Il predetto decreto assegna delle quote a ciascuna Regione da raggiungere entro il 2020 l’obbiettivo è quello di ottenere il 17% di energia dalle FER. Alla Basilicata è stato assegnato un obbiettivo che prevede un incremento del 33%, la valutazione non riguarda solo la produzione di energia elettrica ma anche l’energia utile alla mobilità e per la produzione di calore, complessivamente l’elettrico concorre solo per il 30% sul totale. Fatte queste doverose premesse come ci mettiamo con le domande di parchi eolici che nulla hanno che vedere con l’autoconsumo o con produzione di energia termica e che, sulla base delle domande,insistono sul territorio lucano per ben 2.290 torri,con altezza media di 150 Mt? E’ da dire che non abbiamo neppure il piano paesaggistico. Con questi presupposti significa che siamo pronti a devastare buona parte dei nostri crinali.la dorsale Est della Basilicata risulta essere quella più aggredita partendo da Melfi dove vi sono domande per ben 179 Torri, si va a Lavello con 126, Montemilone con 78,Palazzo S. Gervasio 93, Genzano 148, Irsina 81 fino ad arrivare a Matera con 45.Per brevità non elenchiamo tutti gli altri Comuni ma diciamo che nessuno è estraneo all’invasione delle torri eoliche, lo sono solo i comuni della fascia costiera del metapontino che potrebbero essere interessati da impianti off-shore ,in mare. Lo stesso paesaggio collinare che si osserva da Matera in direzione della Val Basento potrebbe vedere una ulteriore implementazione di torri che andrebbe oltre il raddoppio.Siamo i primi a reclamare lo sviluppo delle energie rinnovabili, il futuro è rinnovabile e non fossile. Ma non ci sta bene che in nome degli incentivi si vada a compromettere il territorio.La criticità dei “parchi eolici”è evidenziata anche dal fatto che per innalzare ciascuna pala, ad esempio, sarebbe necessaria una piazzola di cantiere di 1.800 metri quadri, con una base pari a due campi da calcetto. Sarebbe un macro insediamento industriale in aree idrogeologicamente problematiche, paesaggisticamente di pregio, naturalisticamente rilevanti e fortemente attrattive per il turismo. La Regione ed il Dipartimento diretto dall’Ass. Pittella devono fare chiarezza attraverso pubbliche conferenze andando oltre il singolo comune ed esponendo il quadro nella sua interezza.
Pio Abiusi – Città Plurale Matera