domenica 12 luglio 2009

Legambiente si oppone a Italcementi



CARMELA COSENTINO


• Se Don Chisciotte armato di spada e in sella al suo cavallo combatteva contro i mulini a vento, i cavalieri di Legambiente ieri mattina si sono scontrati con un mostro molto più possente, l’imponente struttura dell’Italcementi situata proprio nel cuore del Parco della murgia materana. Una chiara provocazione, un’iniziativa dimostrativa da parte di una decina d’attiviti guidati dai dirigenti Marcello Santantonio e Pio Acito. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e di «porre ancora una volta l’attenzione della città su questa nuova opera in costruzione, espansione del cementificio e che sotto il ricatto occupazionale ci ha spinto ad accettare - dice Santantonio presidente di Legambiente - . Combattiamo contro i mulini a vento come dimostra il fatto che abbiamo avuto degli incontri con i responsabili dell’Italcementi ma senza alcun risultato. Ma era da aspettarselo visto che non abbiamo avuto né l’appoggio della Regione, né tanto meno del Parco Murgia».
Bloccare l’operazione oggi è difficile per questo i manifestanti hanno chiesto in primo luogo la disposizione di misure di controllo per evitare che la torre di combustione, alta circa 100 metri, non diventi un inceneritore ma che bruci solo gas prodotti dal ciclo di lavorazione. Un’ipotesi che presto potrebbe diventare un dato di fatto perché come spiega Santantonio «anche a Matera, come è già accaduto in altre città, ci sarà l’emergenza rifiuti, per cui il rischio è che i rifiuti contenuti oggi nelle vasche della discarica della Martella vengano bruciati qui. Ecco perché chiediamo alla Regione Basilicata maggiori controlli, proprio per tutelare la salute dei cittadini».
Altra richiesta è che l’impianto rispetti le percentuali di emissione di polvere nell’aria (pari al 10 per cento) come avviene ad esempio nell’impianto di Calusco d’Adda a Bergamo e che per funzionare «bruci solo gas e non per esempio, copertoni. Noi chiediamo semplicemente più rispetto per i cittadini e per l’ambiente».
E aggiunge Santantonio «non è stato mai
eseguito uno screening sugli operai per vedere cosa respirano e per capire cosa respirano i cittadini. Il registro dei tumori in Basilicata non è ancora pronto e sicuramente la percentuale è alta. Speriamo che il messaggio arrivi alla gente e che non si agisca quando è troppo tardi».
A questi problemi si aggiunge anche l’impatto visivo e ambientale della struttura che sorge lungo la statale Appia in area murgiana, che è una zona di interesse comunitario. E su questo punto Acito rincara la dose «in questa battaglia contro gli ecomostri noi siamo da soli. La Scaletta, per esempio, non dice niente, lo stesso circolo che negli anni’70 si è battuto contro la costruzione dello stabilimento. Ma tacciono anche il Wwf e altri».
Ma perché questo silenzio? «È facile da capire - ribatte Santantonio - chi ha ottenuto un qualche beneficio da Italcementi non ha interesse a denunciare. Parlo di molte associazioni culturali che sono state sponsorizzate dalla società e poi c’è la gente che ha paura di perdere il lavoro. Il ricatto occupazionale è troppo forte. Ma mi chiedo, visto che si lavora a pieno regime nelle cave, quanto tempo dureranno ancora questi posti di lavoro».

GDM 12 luglio 2009

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