venerdì 12 giugno 2009

Iniziativa del Presidente del Parco della Murgia Materana



I veleni del torrente Jesce in un’ampolla.

di Emilio Oliva

Non avrà niente della cerimonia che la Lega organizza alle sorgenti del Po l’iniziativa che lunedì vedrà protagonista il presidente dell’Ente Parco della Murgia, Roberto Cifarelli. Dopo aver raccolto nell’ampolla un campione di acqua, prelevato nello Jesce, nei pressi del depuratore altamurano, andrà a consegnarla al sindaco della Leonessa di Puglia, Ma - rio Stacca, in Municipio. La consegna sarà accompagnata da un messaggio: «Noi vi diamo acqua pulita e potabile, voi ci restituite fogna», dice Cifarelli.
Dopo aver lanciato un ultimatum per la soluzione dei problemi di inquinamento del torrente Gravina e dello Jesce, suo affluente, Cifarelli non si accontenta dell’im - pegno assunto dall’assessore regionale all’Ambiente,
Vincenzo Santochir i c o, che ha annunciato un incontro a metà luglio aperto alle Regioni Puglia e Basilicata, ai Comuni di Matera e Altamura e alle rispettive Province, oltre che i gestori del servizio idrico integrato e le agenzie di protezione ambientale. Il presidente dell’Ente Parco
vuole tenere desta l’attenzione sul problema e scongiurare ulteriori fughe di responsabilità. È stato così per i due confronti che una volta l’Ente Parco e l’altra il Comune di Matera hanno promosso invitando allo stesso tavolo la «controparte» pugliese. «Non è stato lo scaribarile. Ma ognuno ha tenuto a ribadire di essere nei limiti di legge e di rispettare le tabelle previste sugli scarichi», ricorda Cifarelli.
La realtà è molto diversa. Lo dimostrano il colore dell’acqua dei torrenti, la formazione di banchi di schiuma e anche le esalazioni insopportabili che si respirano in molti quartieri della città, da Piccianello ad Agna. Ancora più grave è che l’inquinamento del torrente Gravina, ridotto a una fogna a cielo aperto, sia tollerato all’interno di un parco naturale, che è parte di quel patrimonio mondiale dell’umanità costituito dai Sassi e dall’altopiano murgico. Dieci giorni fa Cifarelli ha organizzato una «spedizione» dallo Jesce al torrente Gravina. La ricognizione ha avuto inizio dalla «sorgente dei problemi dello Jesce», come ha ironicamente osservato Cifarelli, vale a dire da contrada Sgarrone, dove si trova il depuratore di Altamura. A monte dello scarico l'acqua è abbastanza limpida, ci vivono rane e pesci. A valle si addensa la schiuma, si sente un odore nauseabondo e l’acqua ha i colori dei liquami. Da qui è la morte dello Jesce. Da quando il torrente è stato incanalato nel cemento anche i processi naturali di fitodepurazione sono venuti meno. Si giunge all’impianto di sollevamento di Jazzo Tre Ponti dove si ha chiaro il quadro del fallimento di un progetto di disinquinamento costato 12 miliardi e mai completato. Più avanti, poco può fare l’impianto di trattamento delle acque in funzione in contrada Pantano, del tutto insufficiente per l’ecce - zionale espansione urbanistica di Altamura e Matera negli ultimi dieci anni. A Madonna delle Croci, sotto il rione Casalnuovo, uno scarico fognario di notevole portata e, in contrada Lamione, gli scarichi di una gravinella, convogliati da una fogna che risale ai tempi di Mussolini e ancora attiva, rivelano quanto debba fare anche Matera per restituire il torrente Gravina alla natura circostante.

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